L'ipnosi si può definire come "un processo di apprendimento capace di sviluppare molte capacità utili sia ai fini sperimentali che terapeutici". L'evoluzione dello studio dell'ipnosi ha subito tre momenti specifici: la "fase prescientifica", la "fase magica" e la "fase scientifica vera e propria".
La prima fase affonda le sue radici nella preistoria; non esistono testimonianze scritte, ma da alcuni reperti archeologici è possibile rilevare che già allora, si conoscevano fenomeni di ipnosi o manifestazioni affini che si usavano ai fini divinatori o addirittura terapeutici. Mediante musiche e danze veniva indotto un "sonno magico" durante il quale arrivavano visioni che permettevano di mitigare il dolore, e gli effetti spiacevoli si trasferivano nell'oblio. Documenti di questo periodo si riferiscono ad alcuni profeti di baal presenti nel Vecchio Testamento, ai sacerdoti Druidi, a quelli celtici nell'antica Britannia ed a quelli greci dei templi di Esculapio.Il legame tra ipnosi e magia ostacolò seriamente lo studio scientifico di tali fenomeni e, ancora oggi, si ritrovano tracce visibili.
Durante la "fase magica", emerse la paura per un processo che, alla fine, coinvolse l'intera persona ed il soggetto diventava succube di colui che induceva questo stato, stabilendo rapporti con entità soprannaturali. Lo sforzo di superare questa fase, ambigua e limitativa, si compì nella seconda metà del Settecento, grazie al medico viennese Franz Antonio Mesmer che si orientò verso l'integrazione fisico-naturalistica. Egli espresse il suo pensiero parlando dell'esistenza di "un fluido vitale, presente in tutto l'universo" e stabilì che, alla base di una malattia, esisteva un'alterazione di equilibrio. Per eliminare questa alterazione era necessario modificare il magnetismo naturale, fino ad arrivare ad una omogenea distribuzione della corrente nervosa. Tale effetto si poteva ottenere sia mediante l'uso di una calamite (magnetismo minerale), sia posando la mano sul corpo del paziente (magnetismo animale). L'effetto dipendeva dalla carica del magnetizzatore e la trasmissione poteva avvenire, sia mediante il contatto con le mani, sia utilizzando l'acqua o altro mezzo.
Verso la metà del 18° secolo, il re di Francia Luigi XVI, decise di nominare due commissioni per indagare sulla possibile esistenza ed utilità del magnetismo animale. Vari gli studiosi coinvolti tra cui Franklin, Bailly, Lavoisier, che dimostrarono con diversi esperimenti l'inesistenza del fluido e, proposero una spiegazione alternativa basata sulla "suggestione".
Tuttavia, da questa dottrina emerse direttamente ed inconsapevolmente l'importanza della comunicazione non verbale. Il primo autore a descrivere un "sonno medianico" dai caratteri tipicamente ipnotici, non fu Mesmer, ma un suo allievo, Jacques De Chastenet. Egli mentre cercava di provocare la crisi benefica in un giovane contadino, rilevò che costui era ormai, in uno stato di sonno in cui iniziò a parlare a lui come ad un suo amico e, al risveglio non ricordava nulla di quanto fosse accaduto.
De Chastenet, definì questo stato "sonnambulismo artificiale" ed il soggetto anche se in apparenza addormentato, seguiva fedelmente i suggerimenti dell'ipnologo.
Questa tecnica si differenziava da quella di Mesmer in quanto era essenzialmente rivolta a produrre nel paziente uno stato di quiete, di calma e di tranquillità mentale. La scomparsa delle crisi, indusse poi altri scienziati a credere che i fenomeni ipnotici dipendevano dal procedimento adottato e dalle capacità di induzione dell'ipnotizzatore.
In America il pensiero di Mesmer, fu difeso da Grimes e definito "elettrobiologia". In Portogallo fu difeso da l'abate Faria che attribuì il magnetismo ad un processo di pura concentrazione e, lo stesso sonnambulismo altro non era che un "sonno lucido" che si poteva determinare senza limitazione della volontà e senza restrizione della libertà interiore.
Anche in Inghilterra il fenomeno fu accolto da Esdaile che ricavò risultati in chirurgia dopo aver appreso la tecnica importata dall'India.
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