La Danza come interagisce con il Corpo e la Mente?

In una società come quella attuale, in cui si parla essenzialmente di un modo di vivere legato ad una liquidità della società e quindi ad un tempo e ad uno spazio, che sono più dentro al virtuale che dentro la realtà, il corpo assume dei contorni liquidi, anch'esso perde i suoi confini e perde soprattutto la propria capacità di sentire le emozioni, le sensazioni, quindi fondamentalmente il corpo diventa un "non luogo", diventa semplicemente un'idea; un'idea immaginaria, utile a reinventarsi ed orientarsi in una maniera assolutamente labile e confusa, in tutto quello che il reale propone.


La realtà virtuale che compone delle relazioni liquide, degli amori liquidi, così come definirebbe Zygmunt Bauman, ovviamente va a costituire oggi una condizione, che se da un lato annulla la distanza e quindi costituisce l'illusione di avvicinare gli individui, dall'altra parte diviene anche un sinonimo di grande sofferenza e disagio, proprio perché la perdita dei confini di questa liquidità, che impone un continuo movimento e un continuo adeguamento di sé, ovviamente non va a costituire la possibilità di sentire nulla.

Di conseguenza in questo momento, la psicologia clinica si occupa soprattutto dell'importanza di costituire una rete delle aree di integrazione e di collegamento tra quello che è il corpo immaginario e quello che è il corpo reale. All'interno di questo assetto, attività come la danza, diventano utili per migliorare la qualità di vita dell'individuo, per assecondarne e per favorirne lo sviluppo individuale e soprattutto per prevenire vissuti depressivi ed angoscianti, quali ad esempio l'ipocondria.

In particolare proprio l'ipocondria è uno dei fenomeni ansiogeni più frequenti in questa fase della storia dell'umanità, proprio perché come dicevamo, la perdita dei confini del corpo, non consente più di sentire nulla, quindi l'unica cosa che si sente è il dolore e fondamentalmente l'individuo deve collocare all'interno del proprio corpo delle aree reali, che attorno al dolore ruotano e che possibilmente possano essere tradotte proprio in aree di malattia, aree che non possono essere controllate, che sfuggono all'onnipotenza dell'uomo. Quindi fondamentalmente la malattia ed il corpo diventano limite, proprio perché impongono all'individuo un confine, per quanto l'individuo possa sfuggire o resistere a questa idea del confine. Per cui, la danza, proprio alla luce di questo aspetto, diventa un veicolo fondamentale per l'individuo, per ritrovare ed entrare in contatto con il corpo non come elemento limitante, rigido e monolitico, ma come un'area all'interno della quale abbiamo un movimento che pur limitandoci, fondamentalmente ci rassicura perché ci dà un'identità. In questo senso, l'attività della danza stessa, che ci pone dinanzi al nostro corpo, alla nostra immagine del corpo reale, ci consente di riconoscerci e di sentirci vivi in virtù del movimento e di quello che è la possibilità di sintonizzarsi su un'armonia di forme che ci ricordano e ci dicono che, essenzialmente, questo tipo di movimento può metterci in connessione anche con l'altro. La danza diventa un elemento di fondamentale dinamismo anche rispetto alla prima fase di sviluppo evolutivo; i bambini che si accostano alla danza, infatti secondo numerosi studi, crescono con livelli di autostima più alti e hanno anche la possibilità di vivere il rapporto con il proprio corpo in maniera più equilibrata e serena, riuscendo ad instaurare delle relazioni sociali più sicure e stabili nel tempo.

Fondamentalmente una bambina che si accosta alla danza durante la prima fase della vita, intorno ai quattro anni, avrà l'opportunità di guardare il corpo e quindi il movimento del proprio corpo in un assetto anche di disciplina, per cui potrà confrontarsi con la frustrazione del limite, dato dal non riuscire ad ottenere un risultato nell'immediato, potendo tollerare il fatto che i propri limiti si possano oltrepassare investendo su di sé e potendo sentire un tempo in cui le cose crescono e si trasformano, anziché un tempo che viene annullato dall'onnipotenza del virtuale.

La danza sarà importante, quindi, non soltanto durante la prima fase evolutiva, ma anche in adolescenza, epoca in cui il corpo, proprio perché non viene più riconosciuto in quanto ancora in transizione tra l'infanzia e l'età adulta, diventerà un oggetto non tossico, da dover tagliare o in qualche modo mutilare, per far sì che si possano sentire determinati aspetti, o ci si possa appropriare della propria identità e del proprio spazio, ma al contrario attraverso la danza il corpo potrà diventare un luogo generativo, all'interno del quale poter effettivamente sviluppare la propria identità e quindi potersi riconoscere ed entrare in contatto con l'altro, in maniera realmente autentica e non soltanto virtuale.

I legami, infatti, passano dal contatto, dal corpo che è reale e che sostanzialmente può veicolare delle sensazioni che restano e che possiamo evocare con la mente, al contrario di quelli che sono i mondi immaginari che possiamo soltanto pensare e non sentire.

Durante la fase dell'età adulta, la danza diventa invece un ulteriore elemento utile ed importante, perché consente intanto di mantenere un contatto con un dinamismo e soprattutto una leggerezza, che consente all'individuo di sentire il tempo come una risorsa, continuare a riconoscersi nello specchio, guardando il fatto che nonostante il cambiamento del corpo, siamo sempre noi e all'interno di questo riconoscimento, è possibile ritrovare delle aree relazionali. Lo stare insieme al proprio partner va quindi a costituire un'area nella quale sciogliere i conflitti relazionali di coppia e promuovere la relazione come elemento che continua a crescere nonostante il tempo, nonostante gli anni passati insieme, nonostante la routine.

La danza quindi diventa oggi, alla luce delle principali teorie che si estendono alla psicologia contemporanea, un'attività assolutamente fondamentale per migliorare la qualità della vita, in tutte le fasi dell'individuo e soprattutto per prevenire determinati disagi psichici che oggi vanno chiaramente ad appesantire l'uomo, costringendolo ad un'angoscia costante, all'interno della quale nulla cambia, perché nulla è dentro un tempo, nulla è dentro ad uno spazio.

 

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