La chiusura di molte attività, l’isolamento, la quarantena, l’allarmismo presente in tv e sui giornali e la preoccupazione di contrarre il Covid ha sicuramente generato uno stato di tensione prolungato nel tempo e messo sotto stress il nostro organismo.
Chi prima di questa pandemia si trovava in un buon equilibrio psico-fisico non sembra aver accusato il colpo in maniera particolare, anzi può aver tirato un respiro di sollievo dalle pressioni lavorative incombenti. Fanno riferimento a questo gruppo di persone coloro che hanno mantenuto il loro lavoro, ma che ne hanno approfittato per fare una pausa, persone le cui abitudini di vita non sono cambiate molto, persone non hanno vissuto delle perdite.
Chi invece questo equilibrio non lo aveva proprio raggiunto, nel periodo pre-covid, si è trovato a gestire il proprio malessere, o accorgersi di averlo, in aggiunta a tutta una serie di aggravanti che hanno messo a dura prova la propria salute mentale, già così difficile da preservare.
Tra i fattori che hanno contribuito a un deterioramento della salute mentale ci sono:
- La paura costante di contrarre il covid,
- Contrarre effettivamente il covid,
- La paura che i propri familiari possano contrarre il covid,
- La paura di morire (soli) per se stessi e/o per le persone care,
- Vivere la quarantena e l’isolamento.
Tutti questi fattori possono far precipitare l’equilibrio psico-fisico in persone con un disturbo mentale preesistente e incidere nell’insorgenza di un disturbo in chi non ne aveva fatto esperienza in precedenza (Ho et al., 2020).
Nella storia mondiale degli ultimi anni, le principali epidemie infettive sono sempre state associate a gravi conseguenze sulla salute mentale, fino a raggiungere gli esiti più gravi, tra cui il suicidio.
Al di là della paura della malattia, quindi preoccupazioni di natura ipocondriaca, in questo ultimo anno in studio ho osservato una maggiore richiesta di sostegno psicologico riguardante più che altro gli effetti della quarantena e dell’isolamento. La quarantena di massa non produce solamente l’aumento dell’ansia (Rubin e Wessely, 2020) ma anche sentimenti di solitudine, noia e rabbia (Park and Park, 2020) e l’aumento di disturbi post-traumatici e depressivi (Brooks et al., 2020). Inoltre, la quarantena all’interno della stessa famiglia, se da un lato, porta un limitato contatto fisico e una riduzione dell’intimità e un conseguente disagio emotivo e psicologico (Johal, 2009), dall’altro, il costringersi a stare in una situazione familiare difficile, senza possibilità di evasione, può esacerbare una conflittualità latente o far esplodere una conflittualità già presente, rendendola dalle tinte ancora più intense.
La reclusione forzata può produrre un senso di intrappolamento e una percezione soggettiva di perdita di controllo (Rubin e Wessely, 2020) fino a indurre, in alcuni casi, un senso di “isteria collettiva” che può determinare azioni impulsive e disperate che possono mettere a repentaglio la vita propria o degli altri (Barbisch et al., 2015).
Una delle principali conseguenze negative di questa pandemia è quindi l’isolamento sociale. Ci sono studi che hanno evidenziato un’associazione tra isolamento e suicidio. Chi è single o vive da solo o chi percepisce una sensazione soggettiva di solitudine può andare incontro con più probabilità al suicidio (Calati et al., 2019; Matthews et al., 2019; Naher et al., 2019). In particolare, l’isolamento sociale produce il venir meno di un fattore protettivo contro il suicidio che è il sostegno sociale (Calati et al., 2019) e il poter accedere alle risorse della comunità. Tra le variabili secondarie, di non poco conto, c’è la disoccupazione e lo stress economico. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, a seguito della pandemia Covid-19, aveva calcolato un aumento a livello mondiale del tasso di disoccupazione che avrebbe comportato fino a 9.570 casi di suicidio aggiuntivi all’anno (Kawohl e Nordt, 2020).
Infine, la quarantena e l’isolamento sociale potrebbero aumentare il consumo di droga o ricadere nell’abuso di sostanze, anche in chi non ne faceva uso da tempo (Ornell et al., 2020; Wei e Shah, 2020). L’abuso di sostanze, a sua volta, può accentuare ulteriormente il rischio di suicidio (Carrà et al., 2014).
Questo articolo non ha l’intenzione di creare ulteriore allarmismo, ma dare il giusto peso alle cose e dare conforto a quelle persone che si trovano ad essere stressati, ansiosi, giù di corda, demoralizzati, annoiati senza saperne il perché! L’impatto psicologico di tutto questo periodo è ben più forte di quanto si pensi e gli effetti non si esauriranno con la riapertura di tutte le attività e il tornare alla vita precedente. Dobbiamo prenderne atto.
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