La clinica psicoanalitica (Winnicott sottolinea l'importanza della relazione, affermando che “non esiste un bambino, ma una madre col suo bambino”) e le neuroscienze, hanno dimostrato come le esperienze, specificatamente quelle relazionali, strutturino il cervello sin dall’epoca fetale; e come la qualità di questa prima struttura individuale, condizioni l’individualità di ogni ulteriore sviluppo del cervello del bambino, di quel bambino, e quindi, di quella futura persona.
In questo contesto, la qualità della mente dei genitori e dei caregivers condiziona, se non addirittura, determina il tipo di struttura mentale che si sviluppa nel bambino.
Ciò che era stato grossolanamente etichettato come affettività, è in realtà prodotto e regolato da una finissima struttura di reti neurali, costruitasi nel feto/neonato/bimbo, il cui tipo e qualità sono il fondamento di ogni ulteriore sviluppo di capacità, anche cognitive di quella futura persona.
Gli apprendimenti che il cervello (dalla fase fetale) conserva in memoria, sono apprendimenti di funzionalità, non immagini di eventi reali o l’esperienza esterna, bensì capacità progressivamente apprese, funzioni che possono essere svolte dalle progressive nuove reti neurali attraverso le connessioni sinaptiche che si producono nella biologia molecolare dei neuroni, ogni qualvolta sono ricorse particolari condizioni di arousal emozionale, durante un’esperienza che quel cervello riceve dalle afferenze sensoriali e che elabora per quel che può la sua struttura.
L’apprendimento non significa portare dentro ciò che è fuori, ma acquisire ciò che se ne può elaborare. Le funzioni che un cervello memorizza sono ciò che quel cervello, in quel momento è capace di elaborare. Pertanto è molto importante in che modo le prime strutture neuromentali si sono formate, poiché, come in un “effetto domino” c’è una concatenazione con le successive esperienze. Se, infatti, le prime strutture neurali (fetali) sono “buone”, il bimbo potrà elaborare “bene” le successive esperienze, anche se nella realtà dovessero essere avverse o traumatiche.
La psicoanalisi indaga oggi in che cosa consista “il buon contatto affettivo” che fa strutturare il cervello dei bambini. Le neuroscienze indagano a cosa corrisponde biochimicamente tale “buon contatto” nella costruzione delle reti neurali.
Il contatto affettivo avviene, al di là di ogni consapevolezza di chi si occupa del bambino e dipende dalla qualità della sua mente. Tale qualità, di quello che si può definire “mentecervello”, è l’essenza emozionale di una persona, al di là di quello che essa crede di essere.
La qualità delle relazioni emozionali dei e con i caregivers, sono quindi fondamentali per la formazione della prima matrice neuromentale, da ciò discende l’importanza di una cura di tutti i genitori, di un prendersi cura delle loro condizioni psichiche e sociali.
La prevenzione non può essere applicata tanto al bambino, quanto alle coppie di genitori e futuri genitori per sostenere e assicurare le loro capacità genitoriali, sufficienti a strutturare il mentecervello dei loro figli.
Questa attenzione alle cure pre e perinatali delineate in convergenza dalla psicoanalisi e neuroscienze, si occupa dello sviluppo del futuro individuo e di un futuro transgenrazionale che coinvolge i figli e i figli dei figli.
Nei passaggi generazionali possono aggiungersi fattori epigenetici, virtuosi o di peggioramento. Perciò è fondamentale l’opera di prevenzione attraverso l’intervento di operatori equipaggiati di una sensibilità emozionale e una capacità di avvertire le emozioni che inconsciamente scorrono in loro nel contatto con quelle, ancor più inconsce dei pazienti, delle coppie, gestanti, mamme, padri, famiglie… ed è in questo spazio che si inserisce a pieno titolo la psicoterapia espressiva con strumenti che vanno al di là della modalità verbale e che danno forma e immagine alla parte emozionale.
Bibliografia essenziale: Imbasciati A., 2015, Nuove teorie sul funzionamento della mente, Franco Angeli, Milano
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