“Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza. Per i vivi e i morti, salvezza.”
In questo periodo ci sono Serie TV davvero illuminanti, l'ultima che ho avuto il piacere di vedere è: Tutto chiede salvezza, tratta dall'omonimo romanzo di Daniele Mencarelli.
Una storia forte, che racconta un esperienza vera, dove si assiste ad un percorso che parte dagli inferi per salire verso il cielo.
L'inferno è quello dentro al quale ognuno dei protagonisti è rimasto intrappolato, l'inferno è quello vissuto quotidianamente dal personale del reparto di psichiatria. La disperazione che si respira in questo luogo invade il cuore dello spettatore, che viene travolto da un avvicendarsi di emozioni e sentimenti che oscillano dalla tenerezza alla rabbia, dall'ostinazione a cercare un senso alla vita alla resa, dal rifiuto di una condizione percepita come ingiusta, alla saggezza a cui è possibile accedere in uno stato di isolamento forzato, attraverso il contatto con gli altri, attraverso le relazioni senza filtri, attraverso i fantasmi notturni, attraverso gli animali che vivono nel parco dell'ospedale, attraverso la Vita, quella vera.
E l'esperienza condivisa di una vita “da matti e in mezzo ai matti” che trasforma il protagonista, che lo porta a riscoprire un talento dimenticato: la poesia. Sarà la poesia a dare voce e nome ai codici segreti del cuore, attraverso di essa diventa possibile comprendere il significato di quello che da sempre è percepito mancante.
Sarà un compagno di stanza, amico-maestro-padre, a svelare il segreto, conducendo Daniele al mistero della nostalgia, la nostalgia “di come erano le cose prima ...”
Questa parola dà un senso al sentimento ineffabile e sfuggente che accomuna tutti i “matti” ospiti della stanza, tutti hanno perduto qualcosa di terribilmente importante, è andato perduta la visione originaria, la cosa più preziosa è stata strappata, rubata, violata.
Allora la guarigione passa attraverso il ritrovamento, la ricomposizione dell'integrità infranta. I frammenti scomposti debbono essere ricomposti, e improvvisamente arriva la luce, la visione originaria, la bellezza, “la salvezza, per i vivi e per i morti, salvezza”.
Si tratta di un'esperienza corale in cui spariscono le differenze fra Medici pazienti, infermieri. Ognuno di essi è portatore di un dramma, che vive ed esprime in modo diverso, nessuno ha la soluzione, come Mario dice a Daniele: “...i medici cercano di normalizzare, di controllare i sintomi, ma la responsabilità di guarire è tua.”
Messaggio forte, ma molto vero, che mette in discussione e fa crollare ogni illusione di guarigione attribuita ai farmaci, ai medici, a qualcosa che da fuori possa cambiare le cose. Ognuno deve impegnarsi a cercare la propria guarigione, il medico, come lo psicoterapeuta, può aiutare, accompagnare, ma solo la persona può decidere come vivere la propria vita.
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