Rapporto di lavoro con sorella

Arianna

Salve a tutti. Vi scrivo perché da tempo non riconosco più mia sorella. Lavoriamo entrambe in un'azienda e lei è il mio capo. Dopo essersi più volte lamentata a più riprese con me a lavoro dell'atteggiamento ostile dei colleghi (che la sparlano, la prendono in giro e le rispondono male, di conseguenza fanno lo stesso con me), fa convocare in ufficio dalla direzione me e tutti i colleghi. La direttrice ha chiesto quale fosse il problema a ognuno e io sono stata l'unica a dire ciò che succede là dentro. Ora non sono una psicologa, ma penso che in questo caso si parli di mobbing. Una dei colleghi mi ha detto che sono pazza, che sono solo cose nella mia testa e in tutto questo da parte di mia sorella, che ha assistito all'episodio che avevo riportato alla riunione, non ha detto niente... Ha continuato dicendo che, come aveva ben detto la collega, bisogna comunicare prima queste cose ( già più volte segnalate alla direzione da tante persone in azienda). Ora, io mi sono sentita tradita, presa in giro ( perché comunque anche la direttrice, cui è stato segnalato tante volte, sapeva) e dopo tanto sopportare in quell'azienda, tanto sovraccarico di lavoro e tante ingiustizie ( assegnazioni di lavori, in cui avrei dovuto ricevere una formazione e invece sono stata "abbandonata" a me stessa), voglio chiudere i rapporti con mia sorella e cominciare a cercare un altro lavoro. La mia domanda è: cosa pensa uno psicologo di una situazione del genere. Grazie per la risposta

4 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Buongiorno Arianna,

La situazione che descrive richiede una analisi a vari livelli. La dinamica relazionale in ambito lavorativo è complessa. Alcune aziende optano per una figura professionale esterna per analizzare elaborare le situazioni critiche per migliorare il clima lavorativo. Nel suo caso lei ha un doppio ruolo è dipendente e ha un legame di parentela con il suo capo. Prima di prendere qualunque decisione si rivolga ad uno psicologo competente per una consulenza. Grazie per aver scritto a Psicologi Italia.

Dr.ssa Evelin Alvarez

Dott.ssa Evelin Alvarez

Dott.ssa Evelin Alvarez

Roma

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Gentilissima Arianna 

la sua è una situazione molto complessa. Queste sono dinamiche sordide che si scontrano contro un muro di indifferenza ed una cultura del silenzio. Per quello la reazione più comune è quella di negare completamente così come ha fatto la sua collega. Sarebbe sicuramente una situazione da segnalare alle risorse umane della sua azienda. Mi dispiace per la reazione di sua sorella ovviamente. Comprendo il suo dispiacere e la sua frustrazione. Comprendo anche il desiderio di fuga da tutta questa dinamica malata, quello che però le consiglio è di richiedere un supporto psicologico prima di lasciare il lavoro. Sarebbe giusto comprendere bene le sue motivazioni ed elaborare le sue emozioni .

Non prenda una decisione di impulso anzi consideri valore la sua reazione e la sua capacità di non "stare zitta" dinanzi ad una ingiustizia. E' una bellissima cosa .

Resto a disposizione anche online 

Dott.ssa Simona Ilardo

Dott.ssa Simona Ilardo

Napoli

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Gentile Arianna,

la situazione che lei si trova a vivere è complicata, ma  la sua consapevolezza è orientata in modo proficuo poiché nella descrizione che ha portato,  accanto alla sofferenza, sono già presenti elementi risolutivi importanti per  il suo benessere.

I rapporti sani sono quelli con partner con i quali 

possiamo scambiare e far fruttare vicendevolmente la realtà. 

Quando invece i nostri compagni di vita e lavoro  non sono partner,  ecco che si mostrano solo  i “ruoli” come  maschere che subentrano per sottolineare l’asimmetria  nei rapporti.

L’organizzazione del lavoro sicuramente prevede attribuzioni di funzioni diverse, ma accanto agli organigrammi sussistono i rapporti umani che per poter funzionare e far funzionare anche il lavoro, devono  continuare ad essere altro rispetto ai ruoli aziendali,  sennò inevitabilmente fanno da ostacolo.

Con l’aiuto di un professionista lei potrà continuare ad esplorare e conoscere meglio le dinamiche che in questo momento agiscono tra lei,  sua sorella e anche le colleghe , e valutare  le direzioni di cambiamento necessarie per ristabilire la sua soddisfazione

Un caro saluto

Dott. Giancarlo Gramaglia

Dott. Giancarlo Gramaglia

Torino

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