Sono epilettico e da quasi 40 anni soffro per un sorriso involontario

Tito

Buongiorno ho 57 anni e soffro di epilessia dell'età di 18, prendo farmaci antiepilettici, ho una moglie che amo e tre splendidi figli ed un lavoro tranquillo ma purtroppo soffro per un problema che mi fa sentire inadeguato, parlando con alcune persone, anche familiari, non con tutte ma proprio solo con alcune mi viene da sorridere, come se stessi prendendo in giro la persona con cui parlo o stessi mentendo. Naturalmente si parlo di argomenti in cui non c'è nulla da ridere, non riesco a risolvere il problema neanche distogliendo lo sguardo dal viso dell'interlocutore come mi è stato suggerito. Il problema mi angoscia poiché una delle persone è proprio mia moglie che spesso la prende male, grazie per l'aiuto che vorrete darmi.
A presto.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Tito,

Quando capita questo "tic"? Ci sono persone o situazioni dove è maggiormente presente?

Potrebbe essere legato anche a fattori personali come: situazione stressante, eccitazione, sentirsi alla prova, ecc.

Ha mai provato di valutare una psicoterapia dove osservare cosa accade a livello di pensieri e di emozioni quando insorge questo sorriso?

Ha già richiesto degli esami medici o neurologici per essere certo che non ci siano implicazioni?

Le allego anche un articolo che parla di come vivere meglio il proprio presente e come far "volar via" delle proprie emozioni o pensieri invalidanti: https://www.psicoterapiacioccatorino.it/imparare-a-comprendere-i-propri-pensieri/

Resto a disposizione per eventuali richieste, informazioni aggiuntive, se volesse rispondere in privato alle domande poste o per eventuale consulenza online o in presenza.

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Ricevo a Torino, provincia (Collegno) e online

Dott.ssa Federica Ciocca

Dott.ssa Federica Ciocca

Torino

La Dott.ssa Federica Ciocca offre supporto psicologico anche online

Buongiorno,

capisco le difficoltà nelle quali si trova ma ciononostante è stato capace di crearsi una rete importante di affetti (moglie e figli), cosa non da poco.

I suoi familiari sanno della sua difficoltà? Ha provato a spiegare loro di cosa si tratta? Scrive che sua moglie "non la prende bene"

Credo che potrebbe aiutarla molto una terapia psicologica di tipo Cognitivo Comportamentale, cerchi sull'Ordine Professionale degli psicologi della sua regione nella sua città , troverà sicuramente qualcuno a cui affidarsi. 

Le faccio i miei migliori auguri e se crede mi dia notizie

Dott.ssa Rosalba Anfosso Boscolo

 

Buongiorno sig Tito,

le consiglierei un lavoro di psicoterapia psicoanalitica, in cui col terapeuta rielabora la sua storia.

Non è certo sul sintomo che serve lavorare.

Potremo fare alcune sedute per valutare se possiamo impostare il lavoro.

Per intanto mi chiami pure e visiti i miei siti.

Cordialmente 

Giancarlo dr. Gramaglia

 

Dott. Giancarlo Gramaglia

Dott. Giancarlo Gramaglia

Torino

Il Dott. Giancarlo Gramaglia offre supporto psicologico anche online

Gentile

dice che le viene da sorridere difronte ad alcune persone, anche familiari, quando non c'è nulla da sorridere, come se si burlasse di loro. Come ci viene da sorridere, a volte, quando qualcuno ci parla di una tragedia o ci annuncia la morte di qualcuno. Il fenomeno è abbastanza complesso ma in poche parole è come se noi volessimo demistificare o ribellarci al giudizio, al valore, all'importanza... che gli altri vogliono dare a certe situazioni che noi inconsciamente non vogliamo accettare. E' quasi una specie di rivincita del nostro bambino interno difronte alle esigenze di un genitore rigido. Cosa fare? In quelle situazioni riuscire a chiedersi, quando le sopraggiunge il sorriso non voluto, cosa mi può succedere ora? qual'è la cosa più terribile che mi può capitare? Se io non sorridessi cosa succede a me? Quale conseguenza se io resto serio? Fare contatto con quello che percepisce all'interno di sè e scoprire qual'è il vero significato del sorridere per lei in quelle situazioni. Probabilmente il tutto funziona come un meccanismo difensivo difronte a "minacce" inconsciamente percepite da lei.