Nevrosi → Il concetto di nevrosi

Il concetto di nevrosi è multidimensionale, in quanto per definirlo occorre valutare diversi parametri. Tra questi, ne cito alcuni che mi sembrano più rilevanti.

Il primo è quello storico-culturale. Forme particolari di nevrosi sono caratteristiche di una cultura e di un periodo storico. Ad esempio, l'isteria, che è stata il prototipo delle nevrosi classiche studiate da Freud, si manifestava in donne appartenenti prevalentemente alla società borghese mitteleuropea. Queste forma nevrotica è assai rara nei tempi odierni, mentre inizia a diffondersi ad esempio l'alexitimia, un disturbo legato alla difficoltà di leggere le proprie e altrui emozioni.

Il secondo è il fattore differenziale. La nevrosi si distingue da altri tipi di disagio mentale e da altri tipi di malattie somatiche. Queste ultime sono accompagnate da danni di tipo organico-funzionale, diversamente dalle nevrosi, dove il danno non è di tipo organico, anche se talvolta ne può mimare i sintomi. La linea di demarcazione che discrimina la nevrosi dalla psicosi e dalla patologia borderline è che in essa, a differenza delle altre due, l'esame di realtà è integro e l'identità è piuttosto definita, anziché diffusa.

Un terzo fattore è di tipo quantitativo. In misura più o meno grande, possiamo affermare che siamo tutti nevrotici, ovvero manifestiamo in misura minore o maggiore gli stessi sintomi. Ciò che differenzia il nevrotico dalla persona cosiddetta sana o normale è la quantità del sintomo, la sua pervasività nella vita di una persona nonché il suo carattere invalidante.

Comune a tutte le nevrosi è la fissazione a stadi evolutivi precedenti e un blocco nello sviluppo; in generale, si associano tutte a una limitazione delle proprie potenzialità attuali, e a una conseguente impossibilità di accedere a potenzialità più ampie.

Nella visione nosografico-descrittiva del disagio mentale, riconosciuta dalla comunità scientifica occidentale e sintetizzata nel manuale statistico-diagnostico delle malattie mentali (DSM), la nevrosi è vista come un disturbo dell'adattamento; nulla viene detto perciò su quei disturbi che fanno la loro comparsa in persone che hanno raggiunto l'adattamento nella maggior parte delle aree della loro vita. Tali disturbi, anche se la loro fenomenologia espressiva è simile a quella dei disturbi classificati nel DSM, in realtà hanno una diversa origine, ovvero fanno riferimento a una personalità più evoluta e organizzata; pertanto, vanno visti e trattati in modo diverso dai disturbi individuati dalla clinica classica.

In particolare, la psicologia umanistica ha evidenziato un disagio, che ha denominato “psicopatologia della normalità”, cosiddetta perché è proprio la normalità a generare la patologia, il disagio origina dall'essere incatenati allo stadio di vita dell'adattamento, alla mentalità e ad attività convenzionali, laddove il bisogno sottostante sarebbe invece quello di autorealizzazione, che richiede il coraggio di essere autenticamente sé stessi, autonomi e liberi da condizionamenti convenzionali. Per soddisfare tale bisogno, è necessario avere il coraggio di abbandonare i bisogni di sicurezza. In questo nuovo stadio evolutivo, la persona realizza l'unità di mente e corpo, un'integrità tra fatti e valori, tra corpo e mente e tra desideri e azioni volte a soddisfarli. L'ampia area di disturbi che vanno sotto la denominazione di “psicopatologia della normalità” si manifesta, oltre che con le sintomatologie della nosografia classica, con una grande “ansia del vivere”, depressione, senso di insignificanza e frustrazione.

La psicopatologia della normalità si riferisce anche all'impossibilità di aprirsi ai significati più alti dell'esistenza, quelli spirituali. Di questi disturbi dell'integrazione dell'io parla diffusamente Laura Boggio Gilot nel suo libro “Il cammino dello sviluppo integrale” (Satya-edizioni Aipt – www.aipt.it), dove presenta inoltre una visione panoramica dei disturbi nevrotici nei vari stadi di sviluppo.





Dott. Stefano Pischiutta >Il concetto di nevrosi nella PdG

Secondo la PdG, non esiste un’unica causa del comportamento nevrotico, né tantomeno essa può essere ricercata unicamente nella sfera dello sviluppo psicosessuale, come era stato postulato dalla Psicoanalisi. Sicuramente, una delle definizioni più soddisfacenti di nevrosi per un gestaltista è che la nevrosi consiste, in una prima approssimazione, in una forma cronica di autointerruzione del contatto: “il nevrotico, per definizione universale, è una persona le cui difficoltà rendono infruttuosa la sua vita presente. Secondo la nostra definizione, è anche una persona che: si impegna cronicamente nell’autointerruzione” (Perls, 1995, 65). Questa definizione di nevrosi è forse la più generale che si possa dare; da essa poi derivano altre modalità di lettura del comportamento nevrotico, che sono assolutamente peculiari della PdG. In contrapposizione con l’atteggiamento psicoanalitico, Perls dà la seguente definizione di nevrosi: “la nevrosi è caratterizzata da molte forme di evitamento, soprattutto l’evitamento del contatto. .... continua




Dott.ssa Simona Martini >Cenni sulla nevrosi

Risulta fondamentale fare una distinzione tra nevrosi e psicosi, secondo una delimitazione clinica di stampo psichiatrico, che trova ampio consenso anche nel pensiero analitico. La differenza è stabilita in base a: a) l’eziologia: la nevrosi ha origine psicogena e ha scarsi riferimenti somatici b) la gravità anche se talvolta si assiste a manifestazioni nevrotiche di maggior rilievo clinico rispetto ad alcune forme psicotiche c) la funzione del reale compromessa in modo più o meno accentuato nelle psicosi e conservata nelle nevrosi d) la consapevolezza critica che permette al nevrotico, rispetto a chi soffre di psicosi, di rendersi conto dell’insensatezza di alcune manifestazioni del proprio disagio e) l’adattamento sociale che risulta spesso difficile e problematico per i pazienti psicotici. .... continua




Dott.ssa Laura Ravaioli >Appunti sul caso della “signorina Anna O.”

Studi sull’Isteria- Breuer e Freud 1892-1895 Il caso è stato seguito dal luglio 1880 al giugno 1882 da Breuer; Anna O., ovvero Berta Pappenheim, aveva allora circa 22 anni; esso può essere considerato il primo caso di isteria trattata psicoanaliticamente tanto da far affermare a Freud, nel riassumerlo nella prima delle Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi tenute alla Clarke University: “Se è un merito l’aver dato vita alla psicoanalisi, il merito non è mio”, affermazione che possiamo però accettare solo come un omaggio al dr Breuer verso cui provava riconoscenza e stima. La storia di questo caso ed i suoi risvolti, che rappresentano “il non detto della preistoria della psicoanalisi” (S.V. Finzi) sono stati trattati da diversi autori: oltre a Freud, che ne ha parlato a più riprese nei suoi scritti (oltre al già citato lavoro alle “conferenze”), ho trovato interessanti il libro “Psicoanalisi al femminile” a cura di S.Vegetti Finzi e la recensione di Sergio Bordi sul libro “La storia di Anna O” di Lucy Freeman (apparso sulla Rivista di Psicoanalisi, 1979-3); questi testi fanno riferimento inoltre a E. Jones “Vita e Opere di Freud” (1962). .... continua




Dott. Vinicio Berti >La nevrosi cenni storici e terapie

La nevrosi è sostanzialmente un disturbo dell’adattamento. Esistono infatti in concreto due tipi di sofferenza psichica: la psicosi e la nevrosi. Mentre nel caso della nevrosi il rapporto con la realtà risulta essere disturbato, difficile da gestire ma c’è ed esiste, nel caso della psicosi la relazione con la realtà è di fatto gravemente compromessa o addirittura inesistente. La nevrosi è pertanto una modalità di relazione disturbata del soggetto con l’ambiente, per un modo di porsi della persona stessa che complica la sua capacità di relazionarsi agli altri e all’ambiente che lo circonda. Abbiamo infatti moltissimi tipi di nevrosi : nevrosi fobica, nevrosi isterica, nevrosi d’ansia, nevrosi ossessiva … ma è molto difficile trovare una nevrosi pura. Infatti nel DSM 4 ( manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali ), si trovano molto spesso delle indicazioni diagnostiche che rimandano ad una nevrosi mista o comunque altre indicazioni relative a patologie diverse che possono essere presenti nello stesso soggetto. .... continua




Dott. Valerio Rubino >La Nevrosi di Transfert

L’atto di nascita della nevrosi di transfert risale al 1914, scritto da S. Freud all’interno di quella pietra miliare che è “Ricordare, ripetere e rielaborare”: «Se il paziente è tanto compiacente da rispettare le condizioni indispensabili per la continuazione stessa del trattamento, ci riesce in genere di dare a tutti i sintomi della malattia un nuovo significato in base alla traslazione, facendo in modo che la normale nevrosi sia sostituita da una “nevrosi di traslazione” dalla quale il paziente può essere guarito mediante il lavoro terapeutico.» (Freud, 1914, 360). Il suo sviluppo durante l’analisi costituisce un modello ideale del corso della cura: la nevrosi clinica viene trasformata in una nevrosi di transfert, l’interpretazione della quale conduce alla guarigione. Tornando ad illustrare il concetto in una “Lezione introduttiva” scritta tre anni dopo, Freud sottolinea la profonda trasformazione a cui va incontro la malattia del paziente, i sintomi perdono il loro significato originario e «assumono un nuovo senso, che consiste in un rapporto con la traslazione». (Freud, 1917, 593). .... continua




Dott. Giancarlo Gramaglia >Nevrosi

Sì, proprio quelle da cui Freud è partito per scoprire la psicoanalisi, poi quelle che nel corso dell’anno 1991/92 per la prima volta Giacomo Contri ha distinto e classificato tra le psicopatologie cliniche aprendo la più importante strada in lingua italiana verso la cura. In ogni persona si ritrovano dei tratti nevrotici, e sono gli unici che possono essere curati. La nevrosi è un errore che come tale si può correggere riconoscendolo. Occorre scendere dalla giostra e trovare un aiuto fidato: da soli si resta afferrati all'offesa ed all'inganno. Il nevrotico non sa giudicare: non sa trovare un giusto equilibrio tra l’Io di sé (un chi non riuscito) e le relazioni con gli altri del proprio universo. Si ritrova sempre in un tempo che non è il suo. .... continua



Domande/Risposte


CLAUSTROFOBIA

Salve sono una ragazza di 23 anni. Da 2 o tre anni soffro si claustrofobia almeno credo. Quando entro in un' ambiente chiuso senza alcun spiraglio di luce senza finestra non ci posso stare . In quel momento mi sento soffocare, sto per svenire, sudore freddo, palpitazioni a due mila ecc.. cosa posso fare per levarmi da questo incubo che ho ? E' claustrofobia o altro? poi ultimamente faccio incubi mentre dormo e mi vedo insetti che non esistono nella realtà giganti che volano nella mia stanza tipo ragni, zanzare, scarafaggi ecc... che cosa è questo? ho paura di tutto questo! Sto veramente male Silvia....


ERITROFOBIA

Salve...vi scrivo perchè credo, anzi sono certa, di avere un "grave" problema. Non so come mai ma da qualche tempo, più di un anno, soffro di un particolare tipo di paura: quella diEvoluzione del concetto di nevrositastata timida, anzi sono conosciuta come la ragazza che dice sempre tutto ciò che pensa senza problemi, ma da qualche tempo arrossisco per ogni minima cosa che mi si rivolge; se qualcuno viene a trovarmi mi sento in imbarazzo....


EURETOFOBIA


Da quando ho cambiato sede di lavoro soffro di ansia ed euretofobia,cosa che mi provoca notevole imbarazzo,l'ambiente in cui lavoro mi fa stare molto male, nn mi trovo coi colleghi,c'è qualche speranza?ho molta paura del loro giudizio....


FETICISMO

Salve a tutti, vi scrivo a causa di due problemi personali dei quali mi vergogno molto e, benchè possa trovare ascolto in amici fidati, preferisco chiedere a persone esterne che non conoscendomi possano aiutarmi con più oggettività. Arrivo al dunque: CREDO di essere feticista o, al limite, di stare per diventarlo. Anche se non sono attratto solo dalla parte del corpo (che è il feticcio) del piede, molte volte mi capita di avere delle ossessioni verso i piedi di persone che conosco....


SADOMASOCHISMO

Buongiorno. Mi rivolgo a voi perchè tormentata da un dubbio. Io e il mio attuale ragazzo siamo sempre stati attratti dal sadomasochismo, ma non lo abbiamo mai praticato in quanto i rispettivi precedenti partner non condividevano i nostri gusti. Abbiamo iniziato a scoprire insieme a poco a poco questo mondo quando ci siamo conosciuti, circa un anno fa....

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