La nevrosi è sostanzialmente un disturbo dell’adattamento.
Esistono infatti in concreto due tipi di sofferenza psichica:
- la psicosi e
- la nevrosi.
Mentre nel caso della nevrosi il rapporto con la realtà risulta essere disturbato, difficile da gestire ma c’è ed esiste, nel caso della psicosi la relazione con la realtà è di fatto gravemente compromessa o addirittura inesistente.
La nevrosi è pertanto una modalità di relazione disturbata del soggetto con l’ambiente, per un modo di porsi della persona stessa che complica la sua capacità di relazionarsi agli altri e all’ambiente che lo circonda.
Abbiamo infatti moltissimi tipi di nevrosi: nevrosi fobica, nevrosi isterica, nevrosi d’ansia, nevrosi ossessiva … ma è molto difficile trovare una nevrosi pura. Infatti nel DSM 4 ( manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali ), si trovano molto spesso delle indicazioni diagnostiche che rimandano ad una nevrosi mista o comunque altre indicazioni relative a patologie diverse che possono essere presenti nello stesso soggetto.
I primi studi di Freud e di Breuer sulla eziologia delle nevrosi, li portarono a studiare in particolare la nevrosi isterica ( dal greco hysterikos cioè uterino ), infatti allora si attribuiva a questa nevrosi una prevalenza soprattutto nella popolazione femminile. In particolare Freud stesso sia avvalse all’inizio della sua pratica clinica, con questa nevrosi, dell’ipnosi e dei primi studi di Charcot alla clinica Salpetriere di Parigi. Pur ottenendo almeno inizialmente dei buoni risultati, in seguito abbandonò questo tipo di terapia per mettere a punto il suo famoso setting terapeutico che prevedeva, oltre all’uso del lettino, l’uso delle libere associazioni da parte del paziente. Questi sono di fatto i primi studi teorici che stanno a cavallo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, e riguardano essenzialmente l’approccio psicodinamico che poi verrà conosciuto da tutti come il metodo freudiano e cioè la psicanalisi.
Molta è la sofferenza provata dai pazienti in relazione ai vari tipi di nevrosi di cui soffrono. Pur riconoscendo l’importanza di un metodo adeguato, sia alla psicologia del paziente e non solo al disturbo portato in terapia, nel contempo adeguato anche alla capacità del terapeuta di proporlo, mi sia consentito aggiungere che determinante risulta sempre essere la capacità di stabilire una buona alleanza terapeutica ( o transfert ) fra il paziente e terapeuta. Ci sono infatti a tutt’oggi moltissimi indirizzi terapeutici e fra l’altro moltissimi, praticamente infiniti, modi di applicare gli stessi da parte degli psicoterapeuti.
In seguito a degli studi americani della PNL o programmazione neuro linguistica, si è visto che l’efficacia della terapia è più da riferirsi alla capacità di interagire fra terapeuta e paziente che non al metodo stesso. Le capacità sono diversissime fra loro come ad esempio la creatività, l’uso del linguaggio simbolico, l’uso di parole chiave eccetera… pur tuttavia l’importante è la capacità di saper creare un “ponte” comunicativo fra colui che cura è colui che viene curato.
In breve accennerò ai tipi più comuni di nevrosi :
Nevrosi fobica: chi ne soffre prova intense sensazioni di paura ( dal greco phobos = paura ) quando è sottoposto a situazioni, cose o persone in grado di scatenare in lui un intenso disagio.
Nevrosi isterica: l’isterico/a in genere è una persona che tende ad essere seduttiva, teatrale nelle sue manifestazioni, ego- centrata e che sviluppa una serie di malattie psicosomatiche che talvolta giungono sino alla paralisi motoria di una parte del corpo.
Nevrosi ossessiva: spesso chi ne soffre è particolarmente scrupoloso, si impegna in rituali che dovrebbero placare l’ansia ma che sono ripetitivi e quasi sempre irrazionali, la famosa coazione a ripetere dell’ossessivo non è altro che l’incapacità di fare a meno di alcuni rituali o manie o controlli, altrimenti sperimenta forti sensazioni di angoscia e di disagio.
Nevrosi d’ansia: in altre parole qui abbiamo una persona che soffre in grado assai elevato di ansia in tutte quelle situazioni in cui può aspettarsi di essere visto e giudicato, o in altri casi in cui un oggetto, una persona, un animale o altro fanno scattare in lui risposte ansiogene molto forti. Naturalmente l’elenco è assai più lungo di questo pur tuttavia mi sento di consigliare a chi ne soffrisse un approccio psicodinamico per indagare i conflitti profondi o quantomeno una psicoterapia autogena ( con il Training Autogeno ) in grado di ridurre le componenti ansiose o fobiche.
Molte sono le persone che in seguito a disturbi nevrotici vedono compromesse le proprie capacità sessuali, anzi la psicanalisi in particolare mise l’accento su questi aspetti. Nel caso che comunque il dato di maggior evidenza sia un problema prevalentemente sessuale e non relazionale, mi sento di consigliare un approccio sistemico con la sessuologia di Masters e Jhonson ed epigoni, Kaplan ed altri, perché l’efficacia della terapia di coppia si è dimostrato di gran lunga più efficace che un approccio psicanalitico individuale.
Sono inoltre possibili percorsi di psicoterapia breve analitica per disturbi non molto gravi specie laddove il problema sia circoscritto. Come dicevo più sopra e qualunque sia il disturbo, quando la persona da sola non è in grado di uscire dalla morsa nevrotica, e a dire il vero raramente è possibile uscirne, la strada migliore e rivolgersi verso un aiuto qualificato, perché spesso la nevrosi deforma la nostra capacità di giudizio sino talvolta a stravolgerla.
Il progetto di psicoterapia quando è valido è in realtà un progetto di cambiamento, dove due persone ( paziente – terapeuta ) in un rapporto particolarissimo fra di loro ed empatico cercano di ritrovare il filo di Arianna di un modo di vivere più adeguato per le esigenze del paziente e non per le esigenze o il modo di pensare del terapeuta. In ogni caso la persona-paziente deve sentirsi accolto in una relazione profonda, capito e non giudicato e si deve stabilire una buona relazione affettiva con chi ha il compito di aiutarlo. Se mancano questi pre-requisiti, anche se ovviamente non scattano sempre subito,qualsiasi progetto di terapia di qualsiasi indirizzo è destinato prima o poi a franare miseramente. Tuttavia la competenza unita alla capacità di donarsi in una relazione a due, spesso opera dei cambiamenti che porteranno la persona che soffre a ritrovare serenità ed un nuova capacità di vivere appieno la propria vita con tutte le sue potenzialità.
Dott. Stefano Pischiutta >Il concetto di nevrosi nella PdG
Secondo la PdG, non esiste un’unica causa del comportamento nevrotico, né tantomeno essa può essere ricercata unicamente nella sfera dello sviluppo psicosessuale, come era stato postulato dalla Psicoanalisi.
Sicuramente, una delle definizioni più soddisfacenti di nevrosi per un gestaltista è che la nevrosi consiste, in una prima approssimazione, in una forma cronica di autointerruzione del contatto:
“il nevrotico, per definizione universale, è una persona le cui difficoltà rendono infruttuosa la sua vita presente. Secondo la nostra definizione, è anche una persona che: si impegna cronicamente nell’autointerruzione” (Perls, 1995, 65).
Questa definizione di nevrosi è forse la più generale che si possa dare; da essa poi derivano altre modalità di lettura del comportamento nevrotico, che sono assolutamente peculiari della PdG.
In contrapposizione con l’atteggiamento psicoanalitico, Perls dà la seguente definizione di nevrosi: “la nevrosi è caratterizzata da molte forme di evitamento, soprattutto l’evitamento del contatto. .... continua
Dott.ssa Simona Martini >Cenni sulla nevrosi
Risulta fondamentale fare una distinzione tra nevrosi e psicosi, secondo una delimitazione clinica di stampo psichiatrico, che trova ampio consenso anche nel pensiero analitico.
La differenza è stabilita in base a:
a) l’eziologia: la nevrosi ha origine psicogena e ha scarsi riferimenti somatici
b) la gravità anche se talvolta si assiste a manifestazioni nevrotiche di maggior rilievo clinico rispetto ad alcune forme psicotiche
c) la funzione del reale compromessa in modo più o meno accentuato nelle psicosi e conservata nelle nevrosi
d) la consapevolezza critica che permette al nevrotico, rispetto a chi soffre di psicosi, di rendersi conto dell’insensatezza di alcune manifestazioni del proprio disagio
e) l’adattamento sociale che risulta spesso difficile e problematico per i pazienti psicotici. .... continua
Dott.ssa Laura Ravaioli >Appunti sul caso della “signorina Anna O.”
Studi sull’Isteria- Breuer e Freud 1892-1895
Il caso è stato seguito dal luglio 1880 al giugno 1882 da Breuer;
Anna O., ovvero Berta Pappenheim, aveva allora circa 22 anni; esso può essere considerato il primo caso di isteria trattata psicoanaliticamente tanto da far affermare a Freud, nel riassumerlo nella prima delle Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi tenute alla Clarke University:
“Se è un merito l’aver dato vita alla psicoanalisi, il merito non è mio”,
affermazione che possiamo però accettare solo come un omaggio al dr Breuer verso cui provava riconoscenza e stima.
La storia di questo caso ed i suoi risvolti, che rappresentano “il non detto della preistoria della psicoanalisi” (S.V. Finzi) sono stati trattati da diversi autori: oltre a Freud, che ne ha parlato a più riprese nei suoi scritti (oltre al già citato lavoro alle “conferenze”), ho trovato interessanti il libro “Psicoanalisi al femminile” a cura di S.Vegetti Finzi e la recensione di Sergio Bordi sul libro “La storia di Anna O” di Lucy Freeman (apparso sulla Rivista di Psicoanalisi, 1979-3); questi testi fanno riferimento inoltre a E. Jones “Vita e Opere di Freud” (1962). .... continua
Dott. Stefano Pischiutta >Evoluzione del concetto di nevrosi
Il concetto di nevrosi è multidimensionale, in quanto per definirlo occorre valutare diversi parametri. Tra questi, ne cito alcuni che mi sembrano più rilevanti.
Il primo è quello storico-culturale.
Forme particolari di nevrosi sono caratteristiche di una cultura e di un periodo storico. Ad esempio, l'isteria, che è stata il prototipo delle nevrosi classiche studiate da Freud, si manifestava in donne appartenenti prevalentemente alla società borghese mitteleuropea. Queste forma nevrotica è assai rara nei tempi odierni, mentre inizia a diffondersi ad esempio l'alexitimia, un disturbo legato alla difficoltà di leggere le proprie e altrui emozioni.
Il secondo è il fattore differenziale.
La nevrosi si distingue da altri tipi di disagio mentale e da altri tipi di malattie somatiche. Queste ultime sono accompagnate da danni di tipo organico-funzionale, diversamente dalle nevrosi, dove il danno non è di tipo organico, anche se talvolta ne può mimare i sintomi.
La linea di demarcazione che discrimina la nevrosi dalla psicosi e dalla patologia borderline è che in essa, a differenza delle altre due, l'esame di realtà è integro e l'identità è piuttosto definita, anziché diffusa. . .... continua
Dott. Valerio Rubino >La Nevrosi di Transfert
L’atto di nascita della nevrosi di transfert risale al 1914, scritto da S. Freud all’interno di quella pietra miliare che è “Ricordare, ripetere e rielaborare”:
«Se il paziente è tanto compiacente da rispettare le condizioni indispensabili per la continuazione stessa del trattamento, ci riesce in genere di dare a tutti i sintomi della malattia un nuovo significato in base alla traslazione, facendo in modo che la normale nevrosi sia sostituita da una “nevrosi di traslazione” dalla quale il paziente può essere guarito mediante il lavoro terapeutico.» (Freud, 1914, 360).
Il suo sviluppo durante l’analisi costituisce un modello ideale del corso della cura: la nevrosi clinica viene trasformata in una nevrosi di transfert, l’interpretazione della quale conduce alla guarigione. Tornando ad illustrare il concetto in una “Lezione introduttiva” scritta tre anni dopo, Freud sottolinea la profonda trasformazione a cui va incontro la malattia del paziente, i sintomi perdono il loro significato originario e «assumono un nuovo senso, che consiste in un rapporto con la traslazione». (Freud, 1917, 593). .... continua
Dott. Giancarlo Gramaglia >Nevrosi
Sì, proprio quelle da cui Freud è partito per scoprire la psicoanalisi, poi quelle che nel corso dell’anno 1991/92 per la prima volta Giacomo Contri ha distinto e classificato tra le psicopatologie cliniche aprendo la più importante strada in lingua italiana verso la cura.
In ogni persona si ritrovano dei tratti nevrotici, e sono gli unici che possono essere curati. La nevrosi è un errore che come tale si può correggere riconoscendolo. Occorre scendere dalla giostra e trovare un aiuto fidato: da soli si resta afferrati all'offesa ed all'inganno.
Il nevrotico non sa giudicare: non sa trovare un giusto equilibrio tra l’Io di sé (un chi non riuscito) e le relazioni con gli altri del proprio universo. Si ritrova sempre in un tempo che non è il suo. .... continua
Domande/Risposte
CLAUSTROFOBIA
Salve sono una ragazza di 23 anni. Da 2 o tre anni soffro si claustrofobia almeno credo. Quando entro in un' ambiente chiuso senza alcun spiraglio di luce senza finestra non ci posso stare . In quel momento mi sento soffocare, sto per svenire, sudore freddo, palpitazioni a due mila ecc.. cosa posso fare per levarmi da questo incubo che ho ? E' claustrofobia o altro? poi ultimamente faccio incubi mentre dormo e mi vedo insetti che non esistono nella realtà giganti che volano nella mia stanza tipo ragni, zanzare, scarafaggi ecc... che cosa è questo? ho paura di tutto questo! Sto veramente male Silvia....
ERITROFOBIA
Salve...vi scrivo perchè credo, anzi sono certa, di avere un "grave" problema. Non so come mai ma da qualche tempo, più di un anno, soffro di un particolare tipo di paura: quella diEvoluzione del concetto di nevrositastata timida, anzi sono conosciuta come la ragazza che dice sempre tutto ciò che pensa senza problemi, ma da qualche tempo arrossisco per ogni minima cosa che mi si rivolge; se qualcuno viene a trovarmi mi sento in imbarazzo....
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Da quando ho cambiato sede di lavoro soffro di ansia ed euretofobia,cosa che mi provoca notevole imbarazzo,l'ambiente in cui lavoro mi fa stare molto male, nn mi trovo coi colleghi,c'è qualche speranza?ho molta paura del loro giudizio....
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