Buonasera, non so se mi trovo nel posto giusto o nella sezione giusta, ma avevo bisogno di scrivere qualcosa sull'argomento. Ho trentaquattro anni, soffro di disturbo bipolare ciclotimico, prendo regolarmente i farmaci e faccio psicoterapia. Negli anni passati sono stato anche brevemente ricoverato, e al netto di tutto ciò non è cambiato molto: i miei problemi rimango grossomodo gli stessi, anzi talvolta trovo siano peggiorati, e ciò inevitabilmente mi porta sempre più spesso a pensare di farla finita, cosa alla quale ormai penso pressoché ogni giorno. Non posso incolpare certo i professionisti che mi seguono e mi hanno seguito, persone ottime non solo nello svolgimento del loro mestiere ma anche dal punto di vista umano. La colpa, se la si deve trovare, sta magari dentro di me: sono arrivato alla conclusione che, soprattutto nella società odierna, ci siano persone inadatte alla vita, o che comunque avrebbero bisogno di una dimensione diversa da quella propinataci oggi da un mondo che ci vuole sempre efficienti e pronti a rispondere. Non mi stupisce che i reparti psichiatrici siano pieni e che la depressione stia diventando pian piano la prima causa di invalidità al mondo. Se avessi più coraggio, l'avrei di certo già fatta finita. Invece mi vedo costretto a sopravvivere, a stare male ogni giorno, a vivere giornate vuote dove vorrei fare decine di cose senza trovare la forza di farne neanche mezza. Eppure mi sono laureato, ho preso un dottorato in letteratura; già non stavo granché bene, ma credevo di realizzare qualcosa. Poi col covid è tutto cambiato: sono stato lasciato dall'unica ragazza che avessi mai avuto e a questo punto so che non ritroverò più nessuno; sono rimasto ingabbiato nel lavoro a scuola, dove le frustrazioni sono molte, mentre poche sono le soddisfazioni professionali e le prospettive di carriera. Ancora coltivo il sogno di diventare uno scrittore, e tuttavia non riesco più a scrivere, è come se il mio cervello fosse ingessato. La musica è una delle mie più grandi passioni, ma non tocco la chitarra da tempo, non ascolto neanche più un disco se non in macchina. Leggo ancora molto, è la sola cosa che mi è rimasta, e spero di non perdere pure questa. Per il resto, non sono neanche l'ombra di quel che ero, e nemmeno lontanamente avrei mai creduto di ritrovarmi così a terra, privo di reali appigli alla vita. Non so perché ho scritto tutto questo. È tutto molto confuso e disordinato. Spero sia comprensibile. So già che nessuno potrà dirmi di più di quanto mi è già stato detto altrove: ciononostante, benché paia un controsenso, quando si arriva a tali livelli, ci si attacca a qualsiasi piccolezza. Grazie in anticipo.