Ogni società presenta delle regole, delle norme, dei modelli di comportamento, la cui violazione provoca, in generale, delle sanzioni negative. Un simile fenomeno é statisticamente normale, è presente in tutte le società umane, finora conosciute, in qualsiasi fase della loro evoluzione in quanto esso appare connesso con le strutture sociali in cui si verifica. Si parla di comportamento deviante per indicare tutti i casi in cui un comportamento individuale o di gruppo trasgredisce le norme istituzionalmente riconosciute, ma esso deve considerarsi anche in rapporto a quel complesso di convincimenti morali, idealità, costumi e valori che prendono il nome di "cultura". Secondo Pitch la devianza é "l'anormalità statistica", poiché si presuppone che il comportamento umano si distribuisca in modo graficamente continuo e che gli estremi a sinistra ed a destra in questo grafico rappresentino l'eccezione, cioè la "la devianza". Questa definizione però, trascura alcuni aspetti del fenomeno essendo poco descrittiva, pertanto, deve essere integrata al riferimento oggettivo che é la norma, ed all'elemento soggettivo che é la valutazione. É lapalissiano che il concetto di "norma" ha poco significato se non si precisa il contesto in cui essa é stabilita, riveste un certo valore, ed é chiara espressione di quel determinato tipo di sistema sociale. La moderna concezione della Devianza, che nacque con Durkeim, non ha visto le cause nell'insieme dei processi sociali e nei modi con cui ciascun individuo ha vissuto la propria esperienza partendo da una precisa posizione sociale, ma si é soffermata sul significato delle norme vincolate intese come regole che permettono il funzionamento del sistema sociale.
In questa ottica é più corretto parlare di "comportamento deviante" e non di "devianza", termine che si riferisce a qualche cosa di sostanziale proprio di chi trasgredisce, si tratta di una specie di malattia o disturbo che porti, comunque, a violare le norme, a prescindere dal significato di esse.
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