Il problema del bullismo: cosa fare e come intervenire
I comportamenti di prevaricazione, di scherno e di vessazione sono oggi molto frequenti soprattutto nell’ambiente scolastico. Le motivazioni che spingono il “bullo” ad attaccare nascono sempre da un disagio interiore che, spesso deriva da situazioni familiari stressanti che il ragazzo vive. Esistono gli strumenti per arginarlo, se però non si effettua un intervento da parte della scuola o un intervento diretto sui genitori, è opportuno intervenire sulla vittima, nello specifico, insegnarle a reagire, a difendersi perché un atteggiamento di “difesa dal mondo esterno” potrebbe nella vita ripresentarsi anche successivamente. La scelta da parte del “bullo” cade, in genere, su una vittima piu’ debole, o piu’ giovane o ancora su un soggetto piu’ isolato. Tra le vittime del “bullo” ne esistono alcune che provocano consapevolmente o inconsapevolmente – magari perché troppo brave nel profitto scolastico – e, altre che non riescono a difendersi dall’aggressione. Volendo sottolineare l’aspetto “vulnerabilità”non ci si può non riferire a ciò che Freud definì “ripetizione”, vale a dire che senza una reale consapevolezza si finisce per adottare comportamenti vissuti in famiglia, o subiti. Infatti, il tipo di relazione vissuto con una sorella o un fratello tende, di frequente, ad essere trasferito nel rapporto con i coetanei o con i compagni di scuola.
La mancata reazione di alcune vittime può scaturire sia da atteggiamenti iperprotettivi da parte della famiglia, sia dalla convinzione che per essere accettati e amati bisogna essere accomodanti, deboli, quasi dipendenti dagli altri. Quando la persecuzione continua e non si interviene, il bambino o l’adolescente può accrescere un’immagine di sé negativa abbassando la sua autostima e presentare, poi, disagi psichici sentendosi incapace, impotente ed infelice. Una strategia che potrebbe apparire banale è quella del “rinforzo” attraverso l’elogio, il riconoscimento, abbinata, ogni tanto, alla ripetizione di “frasi auto-elogiative” del tipo : sono piu’ intelligente di loro, sono un tipo capace, so fare molte cose ecc. Dette parole vengono interiorizzate e in tal modo, l’inconscio si rafforza, nel tempo, modificando i propri comportamenti, i propri atteggiamenti ed i propri pensieri. Inoltre, indurre il ragazzo ad immaginazioni di situazioni in cui egli si afferma ed ottiene buoni risultati struttura una capacità reattiva, dandogli maggior vigore ed energia. Il “bullo” non va incontro ad un soggetto che sente sicuro, ma cerca di attaccare sempre chi si lascia sottomettere, proprio per tale motivo è compito degli adulti insegnare ai bambini, sin dai primi anni di vita, a difendersi.
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