Nella nostra società esistono molte situazioni fragili che appartengono a giovani con situazioni lavorative precarie, disoccupati, bambini, immigrati, soggetti invalidi, persone senza fissa dimora e ciascuna di queste categorie rappresenta uno stato di debolezza, di sopraffazione in un contesto prettamente individualista che tende a scaricare sul singolo la responsabilità della sua vita, della sua insoddisfazione e dei suoi fallimenti.
Il soggetto vulnerabile é esposto al rischio di malattie fisiche e psichiche, e al primo posto si colloca proprio la malattia "sociale" dell'emarginazione. Se si dovessero concedere a tutti i mezzi per essere liberi e attivi, sarebbe doveroso prendere in considerazione le condizioni di esistenza reali di ogni persona.
Una realtà di questo tipo deve prendere "consapevolezza" e solo attraverso di essa si potrà, forse, arrivare ad un miglioramento della qualità della vita per i più deboli. Questa "presa di coscienza" resta un problema politico e poi si trasferisce nel sociale fino ad arrivare al singolo. In una prospettiva neoliberista si tende a pensare allo smantellamento dello "stato sociale" in modo da responsabilizzare i soggetti più vulnerabili in nome della libertà personale, ma questa visione é troppo riduttiva per chi non ha realmente la capacità di cambiare la sua situazione perché la società glielo impedisce attraverso una emarginazione ed un isolamento sempre maggiori.
É opportuno, tuttavia, stare molto attenti a non inserire "persone particolari" nella categoria della vulnerabilità, in quanto come ha affermato Joan Tronto nel 2009:"Se é vero che non abbiamo bisogno dell'aiuto altrui in tutte le circostanze, sta di fatto però che la nostra autonomia la acquistiamo dopo un lungo periodo di dipendenza e, a ben guardare, restiamo dipendenti dall'altro per tutta la vita. Ciò fa parte della condizione umana".
La vulnerabilità - come problema sociale - per essere attenuata deve entrare in stretta relazione con la solidarietà che rappresenta un elemento fondamentale in una società "sana". Purtroppo, l'egocentrismo e l'egoismo di coloro che "stanno bene" non volge lo sguardo verso l'esterno e, soprattutto, non si vuole approfondire la conoscenza di ciò che esiste intorno, e laddove il "clochard" o l"invalido" si incontrano, perché sono nelle strade, si fa finta di non vedere e si procede coltivando sempre più l'indifferenza che rende "poveri" nell'anima.
Spesso, anche le persone benestanti si sentono vulnerabili e, in questi casi, la problematica é da ricercare a livello psicologico, più propriamente nella famiglia d'origine che non ha funzionato come "base sicura" e ben strutturata.
Tuttavia, se questa problematica può apparire prevalentemente "sociale" , di fatto é anche molto individuale in quanto il singolo attecchito dalla debolezza, alla fine, finisce per star male e si incrementa sempre di più lo sviluppo di una società altamente "tecnologica", ma profondamente "malata".
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