L'amore è dare quello che non si ha. Ciò che manca alluno, infatti, non è ciò che si trova nell'altro. In questo senso parlare dell'amore vuol dire parlare del "buco" dell'altro, della sua mancanza. Se l'altro è il luogo del sapere e quindi ha una consistenza piena, parlare del "buco" dell'altro vuol dire prendere di mira una zona dell'altro sgomberata di parole, di significanti, di unità simboliche.
Nel Simposio di Platone, Socrate, pieno di sapere, tace quando si tratta di parlare dell'amore. Cede la parola a Diotima ma quest'ultimo non ne parla con le arti del "logos" ma con le arti del "mitos".
Questa zona che potremmo chiamare franca, sgombera di significanti nell'altro è sempre esistita ma si è tentato di imbrigliarla dentro la consistenza dell'altro. Come? Attraverso la scienza moderna, ad esempio la logica e la matematica.
La logica e la matematica però, servono poco quando si tratta di amore. Quando ci addentriamo nella questione dell'amore noi ci imbattiamo in un abisso, e l'amore è quanto vi è di più prossimo a questo "buco" del cuore umano. Come testimoniano ad esempio gli amori patologici.
Il "buco" dell'altro infatti, vuole significare la follia dell'altro, la contraddizione, l'inafferrabilità dell'altro. Il logos è discorso, articolazione, e quando saltiamo oltre, siamo nel punto folle dell'altro dove il logos cade.
Non vi è solo l'amore ma anche il desiderio. La logica del desiderio è trainante rispetto a quella dell'amore. Se non c'è l'amore, infatti, il rapporto di desiderio tra l'uomo e la donna finisce immediatamente. Non solo. Il rapporto con l'altro in termini di amore è il rapporto insopportabile. È nell'ordine di questa insopportabilità che rientra la formula celebre di Jacques Lacan: "amare è dare ciò che non si ha all'altro che non lo chiede". Di cosa si tratta? Di dare la propria mancanza, di guardare l'altro mancante, ovvero per quello che è, quando tutte le idealizzazioni sono cadute. Quanto di più insopportabile ci sia.
Nessun partner, neanche il più amoroso possibile può colmare quella mancanza soggettiva, che fa la struttura essenziale di ciascuno: la coppia raddoppia la mancanza. L'autentico fondamento della coppia non è altro che l'incontro di un sintomo. L'amore è pur tuttavia una spada di Damocle per ognuno, quello che tiene e regge è paradossalmente il sintomo, ciascuno ha il suo partner sintomo. "[...] il sesso non riusciva a render partner gli esseri umani, i parlesseri. Mostrerò che solo il sintomo riesce a rendere partner i parlesseri. Il vero fondamento della coppia è il sintomo". (J.A. Miller, La teoria del partner, cit., p. 63).
L'esperienza della coppia individua che il sintomo dell'uno entra in consonanza con il sintomo dell'altro. Sovente la donna, che chiede l'amore esclusivo è confrontata al fantasma maschile che le vuole tutte, l'incontro vive così una precarietà strutturale. L'uomo invece per la naturale intermittenza del suo organo è spinto a raddoppiare la partner tra la donna partner dell'amore e la donna partner del desiderio. Ma aldilà dell'intermittenza dell'organo, per la posizione maschile è l'universale della castrazione che lo spinge a volerle tutte, perché spesso è proprio nella donna che incontra qualcosa che buca il sogno di potenza, di virilità. Mentre ogni donna, sul fondo di una sorta di erotomania, aspira ad essere l'unica per l'uomo e a porre termine a questa serie di donne.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento