Buongiorno a tutti,
sono una ragazza di 27 anni e vivo ancora con i miei genitori. scrivo in questo forum perché credo di essere arrivata a un punto di non ritorno con me stessa e con i miei genitori. vivo ancora con i miei genitori, sì; ho fatto l'università fino ai 25 anni ma lavoravo in estate imbarcata già da quando ne avevo 22, perciò tornare a casa dagli affetti più vicini dopo la stagione mi faceva sentire "a casa". poi mi sono innamorata di un ragazzo russo con il quale sto insieme; abbiamo già vissuto insieme da lui, il covid ci ha tenuti separati per un anno, e ora è il momento di ricominciare insieme. premessa...: i miei genitori sono sempre stati molto controllori e hanno sempre voluto sapere i miei contatti, controllarmi telefono, email....non hanno mai accettato nessuna mia relazione, nemmeno il fidanzato storico di 6 anni: intendo mai voluto di conoscere di persona, nemmeno presentarsi; 6 anni di mutismo totale in casa, non potevo parlare dei miei sentimenti, di quello che provavo, semplicemente non potevo confidarmi con mamma e papà ma dovevo tenermi tutto dentro. Per me questo è sempre stata una spina molto dolorosa; inutile scrivere la quantità di lacrime versate e gli invani tentativi di costruire un dialogo...NO perenne, perché non era del quartiere, perché non era del mio ambiente (....)
Adesso sento che per me è giunto il momento di tagliare il cordone ombelicale, cioè andare via di casa e trasferirmi in Russia, iniziare a farmi un mio percorso: quello su cui ci scontriamo è che loro vedono questo come un torto a loro e non riescono a vederla diversamente, si sono spinti, mio padre in particolare, fino al punto di dirmi che se me ne vado il suo cuore si spezzerà e si spegnerà, non sa se ce la farà ad andare avanti mettendosi a piangere. Io è la prima volta che vedo mio padre così e mi sono spaventata molto... mia madre mi ha allontanata insultandomi, dicendo che comunque questa relazione non puà continuare, che sto facendo uno sbaglio enorme, che li farò stare male perché non sono eterni e potrebbero stare male e io non ci sarò. Loro hanno fatto tanti sacrifici per me e si sentono falliti per come sono diventata perché non faccio quello che loro si erano sognati per me..
sono conscia del fatto che vogliono esercitare questa pressione per farmi sentire in colpa; io sono una persona buona, educata e diligente, mi hanno educata così e sanno che su di me possono esercitare il potere del controllo perché tanto io obbedisco.
Mi sento sfinita di essere perennemente giudicata, di piangere perché mi sento NON-compresa,NON- ascoltata. Perché mi devo sentire in colpa solo perché vado a vivere con il ragazzo che amo e decido di accettare un proposta lavorativa lontana dal mio paese che piace a ME?
e se finiscono in depressione per colpa mia? perché mi mettono di fronte a un bivio?...