Salve a tutti,
Sono una donna di 30 anni e convivo da 3 anni col mio compagno, di 28, un ragazzo molto maturo, serio e responsabile. Io sono lombarda, arrivo da una famiglia con un padre con problemi passati di dipendenze da alcol e droghe, superati ma ahimè anche da me vissuti in parte, ma un padre a suo modo presente, di vedute abbastanza ampie, e con una madre invece molto chiusa e conservatrice, che la vita ha reso ancor più diffidente e ansiosa. I miei si sono separati non appena sono andata a vivere da sola a 26 anni. Né prima né ora ho con loro un rapporto confidenziale, anzi avevo un pessimo rapporto con loro nell'adolescenza. A 13 anni ho subìto violenza fisica da un compagno di oratorio e da lì per anni ho vissuto un calvario psicologico, con un padre assente con l'amante e mia mamma che pesava 45 chili dallo stress e che incolpava me ed il mio, secondo lei, istigare i ragazzi alla violenza. Sono seguiti 3 o 4 anni infernali dove non ho mai ricevuto appoggio psicologico ma spesso e volentieri offese al mio aspetto fisico da parte di mia mamma, lamentele sul mio impegno a scuola, che per quanto c'era, non era il massimo delle aspettative, mancanza di consigli sensati quando subivo bullismo o critiche sulle mie amicizie. Il mio rapporto con loro è migliorato solo all'apparenza, perché se dovessi confidarmi con loro come tentavo una volta scatenerei probabilmente reazioni e litigi che non ho voglia di rivivere. Il mio compagno viene da una famiglia napoletana con valori ancora molto conservatori e con un padre "padrone", dalle forti manie di controllo. Lui è infatti visto un po' come il controcorrente della famiglia, più aperto alle idee diverse dalle sue, comprensivo, empatico, non ha pregiudizi. Per questo motivo anche il rapporto che ha lui con la famiglia è tormentato ma all'apparenza quieto.
Io non sono stata granché accettata dalla famiglia di lui, forse in parte, ma a malincuore, perché non sono la classica moglie e madre che loro si aspettavano per lui. O forse con gli anni se ne stanno facendo una ragione più facilmente, anche se sempre con alti e bassi, perché lo hanno spesso stuzzicato, con la conseguenza di farci spesso litigare. Lui però sembra riuscire ad imporsi e gestire la situazione. Lo stesso problema lo ho però io, con i miei, soprattutto con mia madre. Mia madre è molto, ma molto, chiusa di mente, ignorante (brutto da dire ma vero perché talmente chiusa che si comporta da razzista), diffidente al massimo. E quindi già non le va giù la provenienza del mio compagno, che giudica sì un ragazzo serio, responsabile eccetera, ma "la sua famiglia è troppo diversa da me", quindi non c'è modo di andar d'accordo, devo lasciarlo! Rimango male a tutte le battutine che le sfuggono - volutamente o meno -, ha iniziato a criticare me di nuovo per il mio aspetto fisico e modo di vestire ("mi vesto e trucco come una di loro" ma porca miseria, ho 30 anni, glielo dico e ribadisco ma continua, ogni volta che ci vediamo, a dirmi che così come sono faccio schifo.), al mio modo di ragionare che "occhio che diventi come loro" (che poi, assolutamente no xD, altrimenti coi miei suoceri almeno andrei d'accordo..), critica le mie eventuali scelte con lui, discorsi e progetti, e se fosse che in una piccola cosa siamo discordi subito dice che devo lasciarlo. "ah, non vuoi lasciarlo?"...
Per come son fatta di carattere io, o taccio o scoppio facendo un pandemonio, perché così è sempre stato, una via di mezzo non esiste, mia mamma non sente ragioni, non so nemmeno se ci è o ci fa, se si rende conto di come diventa irritante e assurda. A volte penso che ha fatto una vita triste e quindi taccio solo per questo.. Ma è faticoso.. Mio padre è uno molto volubile e c'è poco con la testa, visti tutti i suoi precedenti, non posso contare su di lui per far ridimensionare mia mamma. Anzi, lui come lei ha sempre criticato anche se in modo più infantile che altro, le mie relazioni.
Più che una domanda è diventato uno sfogo il mio, chiedo scusa e ringrazio per la pazienza nel leggere.. Come posso comportarmi? Grazie