Buongiorno, sono una donna di 38 anni, sposata da 15 con due bambine. Ho un matrimonio relativamente sereno, ho accanto un compagno che mi ama, con i suoi difetti e con i suoi pregi. Ho due bambine sane e, penso, serene. Mi ritengo una donna fortunata, positiva, solare e indipendente. Ma soprattutto amata. Eppure sono anni che tradisco mio marito. Ho avuto due storie, di quasi due anni ciascuna, parallele al mio matrimonio con uomini che io ammiravo e stimavo, conosciuti in ambito lavorativo. Due storie che mi hanno lasciato ricordi di passione e di amore adolescenziale. E che sono finite male, nel senso che forzatamente ho chiuso per il mio matrimonio, per il senso di colpa verso la mia famiglia. Dopo la prima volta mi ero ripromessa che non avrei più dovuto cadere in tentazione, eppure c'è stato il secondo tradimento. Dopo quest'ultima rottura mi sono ripromessa di non cascarci più. Eppure so già che potrebbe riaccadere. Perchè, mi chiedo, tradisco anche se ho un marito che mi ama? Premetto che ho avuto un'infanzia difficile, un padre che soffriva di disturbo bipolare e che maltrattava me, mia mamma e le mie sorelle. Mia madre è stata alcolizzata per un periodo, pertanto, noi figlie, ci siamo arrangiate alla meno peggio. A 17 anni ho trovato il mio attuale compagno e a 22 mi sono sposata. Non ho avuto altri uomini prima di lui, e quando l'ho scelto, l'ho scelto per amore, un amore ribelle e in cui ho riposto tutte le mie aspettative per un futuro felice. Immagino che tutto ciò influisca su questi miei tradimenti, ma io, che ora sono adulta, vorrei poter rimuovere 'quella bambina' che ancora vive dentro di me e che va in cerca di relazioni difficili, impossibili, pericolose, complicate e che per forza, dovranno chiudersi, soffrendo tanto e tanto... e che mi fanno piangere di disperazione. E che mi creano problemi, non solo con la mia famiglia, ma anche con me stessa. Con la visione che ho di me stessa. Ho già pensato di iniziare una terapia con uno psicologo, ma nel frattempo (ho appena chiuso la 2a relazione extra coniugale con un uomo manipolatore che mi rincorre, mi prende, mi rifiuta, mi cerca, mi abbandona nuovamente...), chiedo se c'è un modo per non impazzire di dolore. Grazie infinite, in anticipo.
Cara Elena,
il dolore e la sofferenza che provi arriva attraverso la tua email, e lascia intravedere il passato infelice e il presente sereno ma descritto senza molto trasporto che stai vivendo. Lascia intravedere anche le paure e le domande rispetto al futuro, ma soprattutto, secondo me, dalla tua mail traspare una buona consapevolezza di quella che è stata la tua storia personale, di come ha influito nella tua vita, di alcuni dei meccanismi psciologici che ti hanno portata a fare determinate scelte. Quando parli di "quella bambina" che vive ancora dentro di te, ti avvicini davvero tanto alla mia teoria di riferimento, l'Analisi Transazionale: secondo questa teoria la parte più spontanea di noi, la nostra parte Bambina, prende fin da piccola delle decisioni che in quel momento sono le migliori adatte alla nostra sopravvivenza. Queste decisioni però le porta avanti anche nella vita adulta, quando magari non sono più funzionali e vanno cambiate: bisogna ridecidere quello che va bene adesso per noi adulti, e non per la bambina che eravamo. Questa parte bambina non va rimossa però, (è il suo dolore che ti ha spinto a dire basta e a chiedere aiuto), insieme ad un esperto dovresti prima ascoltarla, nutrirla degli affetti che le sono mancati, accettarla. Dopo vedrai che si ridimensionerà diventando una parte importante e vitale di te.
Infine voglio innanzitutto dirti brava, perchè hai deciso di prenderti cura di te e di affrontare una situazione che ti fa soffrire.
Resto a disposizione in caso tu lo volessi.
Un caro saluto
Cara Elena, inizio dalla fine del Suo scritto, per rispondere immediatamente alla Sua domanda esplicita, per poi tentare di "andare oltre" e rispondere anche alle altre domande tra le righe: purtroppo non c'è un modo (o strategia) immediato per interrompere il dolore; l'unico modo per superare un dolore è affrontarlo ed attraversarlo, cercando di dare ad esso un significato accettabile, che abbia un senso rispetto alla propria storia. Perciò sono d'accordo con Lei nel ritenere che la Sua storia familiare abbia avuto un certo peso ed abbia ancora oggi una certa influenza nel "guidare" alcune Sue azioni o scelte. Quel che scrive ed il modo in cui descrive sè, la situazione ed il suo stato d'animo, le riflessioni che sta facendo, fanno intuire che è già in cammino nella giusta direzione, probabilmente mossa e motivata da questo dolore che non riesce più a tollerare né a gestire nella Sua vita, ma che Le sta offrendo l’occasione per fare un passo in più, un passo in avanti, tutto dipenderà da come sceglierà di attraversarlo, senza farsene sopraffare, come sembra aver fatto fino ad oggi… Dunque sostengo in toto la Sua idea di iniziare un percorso di Psicoterapia, che La possa accompagnare in questo viaggio attraverso il Suo dolore senza giudizi, alla riscoperta di quella bambina e ragazzina che forse non è mai stata, che oggi chiede e urla ancora comprensione e consolazione (e chissà quanti crediti sente di avere aperti) per poi lasciarla andare, pronta per assumersi la libera e piena regìa della propria vita e di se stessa.
Cara Elena,
anzitutto mi permetta di esprimere sincera ammirazione per quanto ha costruito nella vita, a dispetto di quelle condizioni terrificanti in cui è cresciuta. Credo che lei ha fatto il massimo, se non di più. Una certa instabilità affettiva, con relativa voglia di evadere, è un prezzo che lei paga al suo complicato percorso di vita , che, ritengo, più che comprensibile. Ecco , certamente , per completare la sua ricerca della serenità, senza farsi ingannare dal mito della "felicità" , occorrerebbe che lei desse una risposta a questi turbamenti che gia di per sè rivelano un animo maturo, forse non ancora completamente adulto, ma nemmeno bambino, diciamo in tensione tra i due stati. Per colmare questo divario è opportuno arrivare a una decisione, con cui decida di "cadere" nel suo matrimonio fino in fondo, sapendo che l'amore non è un frutto di passione senza limiti come prefigura la nostra parte bambina, ma, appunto, è una "decisione" . E' la decisione che ci permette di realizzare un rapporto costante , che , possiamo e dobbiamo non svilirlo in routine, con un esercizio cognitivo che porti a sacralizzare ogni momento di convivenza. Creare una coppia e poi una famiglia che regge, oggi come oggi, non e' una cosa semplice. Se questa realizzazione la si vede come un fatto straordinario , se, insomma, la si sacralizza , vedendo il positivo nei passati e presenti momenti bui, , esaltandone i momenti felici, rendendo "epico anche l'ordinario", pian piano, credo, lei riuscirebbe a tenere a bada e sublimare le sue pulsioni di fuga, che certamente si ripresenteranno, e creare un rapporto con suo marito più funzionale per la vostra coppia e per i figli che ne hanno estrema necessità , in quanto i figli modulano la loro affettività e costruiscono la loro coppia interna maschile-femminile sul modello della coppia genitoriale.
Cordialità.