In questo stadio l’io cresce “integrando parte delle potenzialità corporeo-mentali, e in particolare le componenti strutturali degli istinti di aggressività e sessualità, del pensiero autoriflessivo e della morale convenzionale”1 , il suo obiettivo essendo quello di rendere preponderante nella personalità l’istanza psicodinamica definita come “io” dalla psicoanalisi, ossia il fattore organizzativo della personalità. L’io a questo stadio è guidato dal principio di realtà e si radica nella struttura tripartita (Io, Es, Super-io), ovvero, con una dicitura più moderna, nelle subpersonalità di: genitore, bambino, adulto (o mediatore). In un io adattato sano, ci si può attendere di trovare: un genitore che protegge ed educa, dando le regole senza sacrificare i bisogni naturali del bambino; un bambino libero nell’espressione dei suoi bisogni e fiducioso nell’operato del genitore; un adulto che media tra le richieste del genitore e l’edonismo del bambino, tenendo conto della realtà esterna e agendo in nome dell’autoaffermazione nel mondo, attraverso i ruoli. L’io adattato utilizza prevalentemente meccanismi difensivi secondari, la cui funzione è mantenere un livello adeguato di autostima, indice di tenuta della personalità, che verrebbe alterata nel caso di comportamenti generatori di colpa e vergogna.
Vediamo di seguito le caratteristiche psicologiche che contraddistinguono questo io allo stadio dell’adattamento.
Il senso dell’identità è costituito da un’autorappresentazione mentale, molto spesso inconscia, derivata da conoscenze di sé basate sui racconti e sui feedback degli altri, significativi e non. Le agenzie educative rivestono un ruolo molto importante, complementare alla famiglia, nel contribuire alla costruzione di questa identità. Si tratta di un’identità dipendente dai modelli educativi e culturali di riferimento.
I bisogni più evidenti sono, oltre all’autoaffermazione, la sicurezza, l’affetto e la stima; questi, in quanto dettati da carenza, possono essere soddisfatti solamente dall’esterno.
La morale è prevalentemente convenzionale, “non si fa perché non si deve fare”, altrimenti l’autorità potrebbe intervenire sanzionando il comportamento. Questo tipo di morale è eteronoma, anche se viene spesso interiorizzata come una scelta di adesione volontaria.
Le relazioni interpersonali sono dipendenti, spesso strumentali e basate sull’approvazione da parte dell’altro.
A questo stadio dello sviluppo è molto importante non farsi sopraffare dalle pulsioni istintuali e dalle emozioni negative, che con la loro distruttività potrebbero impedire l’autoaffermazione (perlomeno, questo è ciò che crede comunemente la persona). Non avendo spesso strumenti per arginarle, normalmente la persona a questo stadio preferisce reprimerle, molto spesso dimenticandole e, con il passar del tempo, negando perfino a sé stessa in tutta franchezza di averle mai provate. Tale oblio, alimentato dall’ignoranza e dall’ipertrofia di un io difensivo, provoca molta sofferenza non riconosciuta e contribuisce anche ad un invecchiamento precoce. La persona che nell’arco del suo sviluppo si fonda prevalentemente sulla mente razionale analitica, rendendola ipersviluppata, e che altresì non è consapevole delle proprie difese interne, va costruendo nel tempo un filtro percettivo che altera la realtà, limitando perciò le sue prospettive di crescita e condannandosi molto spesso a una notevole sofferenza psichica, che rimane per lo più a lei sconosciuta. Molte delle cosiddette depressioni scaturiscono da una simile dinamica interna, ma anche un generale senso di inutilità e un vuoto di senso della propria vita. È di primaria importanza, dunque, che chiunque lavori su di sé, con tutti i mezzi possibili, per superare i limiti della struttura dell’io adattato, cui rischia di attestarsi non appena ha concluso (o pensa di averlo fatto) l’affermazione dei suoi ruoli nel mondo. A tale riguardo, sono preziosi gli studi che la psicologia integrale, punta avanzata della psicologia transpersonale, sta svolgendo per aiutare la persona a proseguire la sua evoluzione ben oltre i limiti della mente ordinaria e dell’io adattato.
1Boggio Gilot L., Il cammino dello sviluppo integrale, Satya-Edizioni Aipt, Roma 2005.
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