La psicologia è una scienza che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali. La conoscenza della psicologia non è però sufficiente a garantirci un equilibrio psicologico.
La poesia è un ‘arte in cui il messaggio verbale è solo una delle caratteristiche. Vi è nella poesia una comunicazione fortemente emotiva che viene espressa attraverso l’uso di figure retoriche o stili puramente soggettivi.
Ciò che accomuna questi prodotti del genere umano è un fondamentale bisogno di relazione. La psicologia la si fa in rapporto a un altro e la poesia è un’espressione di sé che trova eco nell’altro. Fare lo psicologo significa tradurre la poesia dell’altro nell’attività clinica, la poesia intesa come quell’insieme di stili espressivi talvolta messi da parte per paura del giudizio o talvolta esasperati per un bisogno di riconoscimento.
Molte volte mi chiedo cosa sarebbe la malattia se fossimo educati alla poesia: a quel codice linguistico in cui sole e luna possono convivere ed il mare può essere asciutto, la pioggia secca e così via per antitesi e ossimori. E’ di atti poetici che ci nutriamo ogni giorno e quella razionalità che molte culture impongono spesso è solo un modo di scambiare la poesia per debolezza o sensibilità. Sensibilità che invece di essere intesa come risorsa (vd I fiumi di Jane) diventa un aspetto di sé su cui lavorare o che va rinforzato.
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