Il diabete fa parte del gruppo di malattie organiche gravi e croniche: grave perché se non curata può dar luogo a complicanze, cronica in quanto sarà presente per tutta la vita della persona.
Per questi motivi e per le diverse caratteristiche psicologiche di ciascuno, il diabete è una malattia che - talvolta - può far emergere difficoltà nella sua accettazione e - quindi - creare sofferenza emotiva. Sin dall’inizio infatti, e cioè dalla diagnosi, dal punto di vista psicologico spesso accade che la malattia irrompa all’improvviso nella vita di un individuo e questo evento inaspettato può essere vissuto come molto stressante: esso “spezza” la vita della persona - esisterà un “prima” - dove tutto sommato c’era un benessere o una norma-lità, ed un “dopo” - vissuto come “perdita” - che cambia completamente le sensazioni psi-cologiche del malato. Inoltre cronicità e complessità della malattia diabetica esigono una buona adesione alle regole igienico-alimentari-mediche ed un miglioramento dello stile di vita, cosa che rende ancora più difficile il superamento dell’impatto psicologico della malat-tia stessa.
È possibile, quindi, che dopo la diagnosi possano comparire nel paziente emozioni come rabbia, paura, senso di impotenza, ansia e/o depressione, che sono del tutto normali essendo espressioni necessarie per liberarsi dalla tensione emotiva interiore; quando però queste raggiungono un’intensità troppo elevata ed interferiscono eccessivamente con la quotidianità, sarebbe opportuno valutare la possibilità di avvalersi dell’aiuto dello psicolo-go. Questi, affiancando e sostenendo la persona, tenderà ad agevolare l’espressione degli stati emotivi per capire come gestirli in maniera più proficua; per individuare, esplorare ed utilizzare meglio le proprie risorse in modo da affrontare in maniera più adeguata le pro-blematiche connesse alla malattia stessa.
In che cosa consiste, nella pratica, il supporto psicologico per gli ammalati di diabe-te?
Si tratta di colloqui, individuali o di gruppo, che hanno lo scopo di alleviare la soffe-renza emotiva del paziente nelle fasi più faticose della malattia. La scelta tra incontri sin-goli o di gruppo, avviene attraverso una prima conoscenza e valutazione della caratteristi-che specifiche della persona. I due approcci sono molto diversi: nel primo caso si privilegia il rapporto uno-uno lavorando esclusivamente su sé stessi, potendo così approfondire le proprie dinamiche; nel secondo caso si utilizza la condivisione dei vissuti, delle esperienze e delle strategie, lavorando col gruppo.
In ambedue i casi, gli obiettivi da raggiungere saranno vari e conseguibili per gradi, si lavorerà cioè per:
- l’acquisizione di un maggior grado di auto-consapevolezza per meglio affrontare le ansie nella gestione della malattia;
- favorire l’accettazione delle caratteristiche personali, non più vissute come
“limiti” ma come “stimoli” per attivarsi;
- acquisire il ruolo di soggetto attivo e propositivo nei confronti della malattia;
- mettere in atto specifiche strategie comportamentali rivolte alla creazione di nuove abitudini personali;
- integrare le nuove acquisizione per favorire l’accettazione della malattia.
Seguire un percorso di sostengo psicologico significa, dunque, concedersi uno spa-zio da poter dedicare a sé stessi, che possa fornire l’opportunità per esternare, discutere e confrontarsi su argomenti e decisioni importanti; per cercare di risolvere dubbi e porre domande con lo scopo comune di “normalizzare” il proprio status emotivo. Sarà l’occasione per meglio metabolizzare l’evento-malattia e farlo entrare a far parte della propria vita, della propria quotidianità, attraverso l’attenuazione del malessere psicologico ed il conse-guimento di un rafforzamento personale.
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