Il cervello destro: come emozioni e connessione trasformano il nostro benessere

Il cervello destro: più di un emisfero

Il cervello destro non è solo una metà di ciò che contenuto dentro la calotta cranica: è il cuore delle nostre emozioni, delle intuizioni e delle connessioni profonde.

Allan Schore, neuroscienziato, psicologo e psicoanalista, ci ha regalato una nuova prospettiva sull'importanza di questa parte del cervello, dimostrando che proprio lì nascono la nostra capacità di sentirci al sicuro, ma anche di autoregolare le emozioni e costruire relazioni autentiche.

Perché il cervello destro è così importante?

Il cervello destro domina nei primi anni di vita, quando il legame con il caregiver plasma il nostro mondo emotivo.

È attraverso il contatto visivo, il tono di voce e il calore delle interazioni che impariamo a calmarci e a gestire lo stress. Questo processo, chiamato co-regolazione emotiva, non solo ci aiuta a sentirci protetti da piccoli, ma costruisce le fondamenta del nostro futuro emotivo e relazionale. (Schore, 2012).

Se queste esperienze precoci sono sicure e positive, il cervello destro sviluppa circuiti che ci permettono di regolare lo stress in maniera efficace e di essere più allenati alla resilienza, sviluppando a dovere le capacità di coping.

Al contrario, traumi o attaccamenti insicuri possono dar vita a schemi disfunzionali, che ci spingono a reagire con ansia o chiusura di fronte alle difficoltà, ostacolando la nostra capacità di connetterci con gli altri e, spesso, anche con noi stessi.

Uno sguardo da vicino

L'emisfero destro è responsabile principalmente di processi come:

    • L'elaborazione delle emozioni.
    • La creatività e il pensiero olistico.
    • La percezione spaziale.
    • Il riconoscimento di volti e toni emotivi.

Si occupa più delle funzioni intuitive, immaginative e non verbali, in contrapposizione all'emisfero sinistro, che è più analitico e legato al linguaggio.

Il cervello destro è strettamente connesso al sistema limbico, una rete complessa che regola le emozioni, la memoria emozionale e le risposte allo stress. All’interno di questo sistema, strutture chiave come l’amigdala, l’ippocampo e il talamo collaborano con il cervello destro per interpretare e rispondere agli stimoli emotivi. L’amigdala, in particolare, agisce come una “sentinella” emozionale, rilevando possibili minacce e attivando risposte di allerta (Schore, 2012). L’ippocampo, invece, collega queste emozioni a ricordi specifici, permettendoci di apprendere da esperienze passate (Schore, 2014), è li che restano "intrappolate" le emozioni ed i ricordi traumatici, ad esempio nel PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).

Quando ci sentiamo accolti e compresi in una relazione, il cervello destro e il sistema limbico lavorano insieme per attivare i circuiti della calma e della fiducia, come il nervo vago. Questo nervo, parte integrante del sistema nervoso parasimpatico, favorisce il rilassamento e la regolazione delle emozioni attraverso segnali che rallentano il battito cardiaco, riducono la pressione sanguigna e stimolano un senso di sicurezza (Porges, 2011).

Questo processo non si ferma nell’infanzia, ma continua per tutta la vita. Ogni volta che troviamo uno spazio sicuro in cui possiamo essere autentici – sia in una relazione intima che nella relazione terapeutica – il nostro cervello destro si attiva, rimodellando i circuiti neuronali e rinforzando la capacità di autoregolazione emotiva. Questo fenomeno, chiamato neuroplasticità relazionale, sottolinea il potere trasformativo delle esperienze di connessione (Schore, 2012; Cozolino, 2010), dimostrando che il benessere psicologico non è statico, ma può essere costantemente nutrito e migliorato attraverso relazioni significative.

Come il cervello destro influenza le relazioni?

Il cervello destro è un maestro nella lettura delle emozioni. È il cuore pulsante della nostra capacità di percepire, interpretare e rispondere alle emozioni, sia nostre che degli altri.

È qui che elaboriamo i segnali non verbali, come le espressioni facciali, il tono della voce e il linguaggio del corpo, che costituiscono il substrato delle relazioni umane. Questa abilità rende il cervello destro il protagonista dell’empatia e della connessione emotiva, permettendoci di cogliere ciò che le parole spesso non possono o  non riescono ad esprimere. È altresì profondamente coinvolto nella regolazione delle emozioni e nella memoria emozionale, creando una base essenziale per il benessere relazionale e personale. 

La connessione tra terapeuta e paziente: un dialogo tra cervelli (destri)

Secondo Schore, la psicoterapia è molto più di una semplice conversazione: è un’esperienza profonda che coinvolge i cervelli destri di terapeuta e paziente. Questa connessione si basa su un dialogo implicito fatto di segnali non verbali – un sorriso rassicurante, un tono di voce calmo, uno sguardo che comunica "ti vedo e ti capisco". Questi elementi creano uno spazio sicuro in cui il paziente può esplorare le proprie emozioni senza paura di essere giudicato (Schore, 2014). La relazione terapeutica, quindi, si configura come un processo interpersonale in cui il terapeuta non agisce solo come ascoltatore, ma come regolatore esterno delle emozioni del paziente.

Anche Daniel Siegel (2010) ha enfatizzato l’importanza della sintonizzazione interpersonale nella psicoterapia, sottolineando come la capacità del terapeuta di percepire e rispondere empaticamente agli stati interiori del paziente favorisca la riorganizzazione delle connessioni neurali. Questa riorganizzazione permette al paziente di sviluppare nuove modalità di risposta alle emozioni e alle relazioni. Siegel, ancora, descrive la terapia come una “danza” tra terapeuta e paziente, in cui la presenza consapevole del terapeuta offre al paziente la possibilità di sperimentare una connessione profonda e curativa.

In questo spazio sicuro e regolato, il paziente può iniziare a ristrutturare i propri schemi di attaccamento e a sviluppare nuove capacità di autoregolazione. La connessione tra terapeuta e paziente, radicata nel cervello destro e alimentata da una presenza consapevole, diventa così il fulcro di un percorso trasformativo che va oltre la semplice risoluzione dei sintomi, promuovendo una profonda crescita emotiva e relazionale.

Come possiamo coltivare il cervello destro nella nostra vita quotidiana?

Anche fuori dal contesto terapeutico, possiamo attivare il nostro cervello destro e rafforzare la nostra capacità di connessione.

Ecco alcune strategie pratiche:

Esprimersi attraverso l’arte o la musica: Queste attività stimolano il cervello destro, favorendo la creatività e la regolazione emotiva.
Coltivare relazioni autentiche: Cercare momenti di connessione profonda con gli altri, ascoltando davvero senza pensare a cosa dire dopo, rafforza i circuiti empatici del cervello.
Praticare la mindfulness: Rimanere presenti al momento, senza giudizio, aiuta a sviluppare la consapevolezza delle emozioni e delle reazioni del corpo.

Trovare un “contenitore sicuro” nelle relazioni: Che sia un terapeuta, un amico o un gruppo di supporto, sentirsi accolti e visti aiuta il cervello destro a guarire e a crescere.

Il cervello destro come ponte verso il benessere

Il lavoro di Allan Schore ci ricorda che il benessere non nasce solo dai nostri pensieri razionali, ma dalle nostre emozioni e dalla capacità di connetterci con gli altri e con noi stessi. Il cervello destro, con la sua straordinaria abilità di regolare le emozioni e costruire relazioni, è il protagonista di questo processo.

In terapia, così come nella vita quotidiana, coltivare la connessione con gli altri, ma anche con il nostro mondo interiore è il primo passo per trasformare le difficoltà in opportunità di crescita.

Non si tratta solo di “curare” o “aggiustare”, ma di imparare a vivere in modo più autentico e pieno.

E questo, in fondo, è ciò che rende la nostra esistenza davvero significativa.

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento