Il tema del narcisismo è forse uno dei più dibattuti nell’ambito delle scienze psicologiche e sociali. Molto è stato scritto e molto ancora se ne scrive, vista l’attualità di questo concetto. Il panorama socio-culturale che osserviamo ora, infatti, sembra riflettere appieno quei valori di potere, bellezza e successo che vedono nel culto dell’immagine (lo specchio di Narciso) la loro massima espressione.
A livello culturale il narcisismo può essere inteso come una “perdita di valori umani”, viene a mancare l’interesse per l’ambiente, per la qualità della vita, per i propri simili (Lowen, 1983). In una società "narcisisitca" estetica, distanza emotiva, perfezione e pseudo felicità ci ingabbiano in un modo di vivere artefatto. Sembra che nessuno sia immune dal disturbo di personalità narcisistico ed ognuno di noi ha la propria dose di narcisismo alla quale si aggrappa con orgogliosa ostinazione. E’ difficile, quindi, riuscire a distinguere nettamente in un individuo un narcisismo ben integrato da una disturbo di personalità narcisistico. Secondo Lowen (1983) il narcisismo dell’individuo corrisponde a quello della cultura. “Noi modelliamo la cultura secondo la nostra immagine e a nostra volta siamo modellati dalla cultura.” L’individuo narcisista quindi soffre di una mancanza di umanità che si riflette a sua volta in un società che sacrifica l’ambiente naturale al profitto e al potere, il successo alla dignità dell’uomo.
L' analisi bioenergetica ci indica come il corpo con le sue sensazioni, emozioni e ricordi possa essere la strada per ricondurre l'individuo a sè e a quella “umanità” perduta.
Possiamo immaginare questo percorso come un “ritorno a casa “, laddove la casa è luogo dell’anima o del vero sé, ovvero il corpo. Una casa in cui sentirci accolti, rispettati ed amati. Una casa dove forse non abbiamo mai avuto il modo di vivere, ma che ora con la maturità dell’adulto possiamo “ricostruire” dentro di noi. Partendo proprio dalle fondamenta, così come la bioenergetica ci ricorda. Si tratta indubbiamente di una strada impervia, dolorosa in cui bisogna fare i conti con le proprie radicate illusioni e le più ostinate resistenze, ma che ci offre la possibilità di riscattarci dai vincoli del passato e recuperare un reale, sentito e vitale senso di sé.
Quando agiamo secondo il nostro sentire ci sentiamo vivi. Magari proviamo rabbia, dolore, tristezza, ma comunque possiamo fidarci delle nostre sensazioni, il flusso di emozioni che c’è in noi può fluire con naturalezza, spontaneità e padronanza. Non c’è nulla che occorre fare, se siamo in contatto con la nostra realtà corporea (Vero Sé) tutto ciò avviene senza sforzi, con piacere e gioia. Ci sentiamo reali, integri, vitali e sani. Sembra quasi un’ illusione questa? Ma allora che cosa accade nel corso dello sviluppo alla nostra parte più autentica? In che modo genitori, istituzioni o figure che rappresentano l’autorità interferiscono con uno sviluppo naturale ed armonico del sè? In che modo si è costituita una società come questa che vede un narcisismo sempre più dilagante?
Tutti noi siamo sensibili quando ci viene fatto un torto, quando veniamo umiliati o feriti. Ma non tutti noi reagiamo negando i nostri sentimenti e simulando un atteggiamento di invulnerabilità e superiorità, come è tipico dell’ individuo con tratti narcisistici. Nel passato di tali individui, molto probabilmente, lo sviluppo di un reale – e non perfetto!- concetto di sé è stato abortito per difendersi dall’offesa della ferita narcisistica (Johnson, 1984), un attacco alla stima di sé che lascia il segno e ne modella la personalità per sempre.
La ferita subita dal bambino, infatti, in età anche molto precoce implica l’umiliazione e il vissuto di impotenza di fronte al potere esercitato dai genitori. Infatti l’umiliazione del bambino attraverso il potere dei genitori, la manipolazione e la seduzione sembrano essere i principali fattori eziologici nell’insorgere del disturbo narcisistico.
A tal proposito Lowen (1983) sostiene che lo sviluppo del carattere narcisista non sia tanto da rintracciare nella carenza o mancanza di adeguate cure materne, ma piuttosto nelle modalità in cui il bambino è stato cresciuto. In alcune famiglie si osserva una vera e propria lotta per affermare il proprio potere sul figlio o tra uno dei due coniugi . In famiglie come queste di certo non c’è spazio per l’amore, la fiducia e il sostengo di cui ogni bambino ha bisogno per crescere in un ambiente sicuro e protetto . Il conflitto solitamente nasce dal desiderio di formare il figlio secondo una certa immagine e/o aspettativa del genitore.
Vi è qui un totale ribaltamento dei ruoli, in cui il bambino diviene genitore del suo stesso genitore. Queste dinamiche divengono deleterie per il bambino ed in futuro per l’adulto, che se ne andrà nel mondo con il perenne insoddisfatto bisogno di essere sostenuto, nutrito ed amato. Ciò che questi individui mostreranno agli altri sarà una maschera di onnipotenza, indipendenza e sicurezza. Ma dietro a tanta ostentazione si nasconde un bambino a cui è stato derubato il diritto più inviolabile: quello di essere sé stesso. Nient’altro che un bambino.
Il narcisista si sente scippato nell’anima perché la perdita del Sé è la perdita più profonda che si possa mai sperimentare… Se non ci è possibile cambiare la nostra la storia, né cancellare i danni che ci furono inflitti da bambini, possiamo però cambiare noi stessi osservando più da vicino le conoscenze che riguardano gli eventi passati e che sono memorizzate nel nostro corpo, per accostarle alla nostra coscienza. (Miller,1975)
Recuperare queste verità per liberarci dalle maschere che troppo spesso presentiamo al mondo è una strada impervia, ma è solo attraverso questo dolore che possiamo riconciliarci con il nostro passato e recuperare un’autentica vitalità. Solo così il vero sé può risvegliarsi alla vita con una rinnovata capacità di sentire.
E come afferma la Miller “è soltanto l’esperienza dolorosa della nostra verità e la sua accettazione che possono anche liberarci dalla speranza ( e dall’illusione) di trovare ancora dei genitori empatici che ci capiscano e di potercene assicurare la disponibilità.”
Se vuole ritrovare se stesso il narcisista dovrà ripercorrere quella strada che conduce nelle profondità del suo essere e del bambino ferito. E la strada maestra ce la mostra ancora una volta il corpo, con le sue memorie e con le emozioni che lo abitano. Egli infatti messo a contatto con la propria interiorità lamenterà inizialmente un senso di vuoto e di solitudine devastante. Le emozioni di tristezza, rabbia furiosa e impotenza emergeranno un po’ alla volta, così come l’enorme paura della dipendenza e la vergogna di avere bisogno dell’altro. L’ analisi bioenergetica si propone proprio di aiutare questi pazienti ad entrare in contatto con il proprio corpo e recuperare i sentimenti soppressi per riacquistare la loro umanità perduta.
Il primo passo, e forse anche il più difficile, è la rinuncia alle proprie illusioni. La loro perdita può equivalere per il narcisista ad una perdita di sé e perciò incontra sempre enormi resistenze. La paura di frammentazione e di “non ritrovarsi più” è spesso troppo grande. Ecco perché la strada verso il Vero Sé è lunga e faticosa. Legittimare un poco per volta le sensazioni che emergono nel lavoro con il corpo e nella quotidianità, anche quelle meno piacevoli, è un passaggio essenziale affinché il narcisista possa iniziare ad esistere in maniera autentica e incarnata nel proprio corpo.
La chiave della terapia sta nella comprensione, senza di essa nessun approccio o tecnica terapeutica ha senso o è efficace a livello profondo (Lowen, 1983). Tutti i pazienti hanno un disperato bisogno di qualcuno che li capisca, in quanto da bambini non furono capiti, considerati e rispettati dai loro genitori. (Ibidem).
Raggiungere il Vero Sé significa raggiungere il cuore. Significa recuperare la capacità di amare ed essere amati, perché è la nostra entità più profonda, biologica, relazionale. Il paziente narcisista in terapia avrà dunque il modo di scoprire nella relazione terapeutica che un legame umano autentico dona sicurezza, fiducia, stima reciproca e amore. Dovrà aprirsi ai propri bisogni, forse anche quelli del bambino che mai è stato visto, sentito, compreso. Queste esperienze di contatto autentico insieme alla riscoperta della propria realtà corporea potranno ricondurlo a sé stesso. Perché immagine e sensazione si estendono e interagiscono. L’immagine - l’apparenza - non va persa e nemmeno demonizzata. Guarire dal narcisismo quindi significa ricollegarsi alla propria matrice vitale e comprendere che la coscienza di sé è coscienza corporea. E’ risentire che la coscienza di sé poggia sulla vita di un corpo pulsante e vibrante. E’ risentire il battito del suo cuore, la pulsazione e la ritmicità della sua respirazione.
BIBLIOGRAFIA:
Lowen A., Il narcisismo, l'identità rinnegata, Feltrinelli, Bologna,1983
Miller A.,Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, Bollati Boringhieri, , Torino ,1975
Stephen M. Johnson , La trasformazione del carattere, Astrolabio Ed. , Roma,1986