Il difficile e sempre più necessario bilanciamento famiglia-lavoro diventa, soprattutto in un irrinunciabile esperimento forzato verso lo smart working, uno dei punti centrali delle difficoltà attualmente presenti.
Per precisione, come molti esperti sottolineano, ciò a cui stiamo assistendo è più identificabile come home working, in quanto lo smart working determina una flessibilità del lavoratore e un’autonomia organizzativa rispetto ad orari, spazi e strumenti.
Quello a cui si è sottoposti è, invece, una richiesta lavorativa che talvolta supera addirittura le usuali ore di produttività, determinando una rivendicazione più o meno esplicita di “connessione continua”.
Ma cosa si intende per conciliazione famiglia-lavoro? Il termine- in inglese work-life balance- è stato utilizzato per la prima volta in America alla fine degli anni settanta e identifica la capacità di bilanciare in modo equilibrato l’attività lavorativa (intesa come carriera e ambizione professionale) e la vita privata (ovvero famiglia, rete sociale, svago, divertimento).
Alla luce di ciò, l’equilibrio tra lavoro e vita privata può sembrare, attualmente, un'impresa impossibile. L’esigenza di competenze sempre più specialistiche e l’uso della tecnologia richiedono ai lavoratori una disponibilità che va ben oltre le abituali ore lavorative.
La ricerca sul tema è andata via via aumentando a causa dei cambiamenti demografici e della crescita dell’occupazione femminile, della dual career, ma anche della sempre maggiore presenza di famiglie con un solo genitore.
I cambiamenti demografici e la longevità, di fatto, portano sempre più, soprattutto in specifiche fasi della vita, al coniugare il lavoro con compiti di cura.
Anche se la maggior parte delle ricerche sul work life balance è orientata sui singoli, quelle sulle coppie dual career hanno sottolineato un vero e proprio “funambolismo” rispetto a tre lavori, quello dei rispettivi partner e quello domestico.
Semplificando, è possibile distinguere ogni coppia dual career in:
dual career family, nella quale tutti e due i partner sono coinvolti in lavori con obiettivi professionali importanti;
dual earner o dual worker family, nella quale entrambi i partner lavorano con principali obiettivi di mantenimento economico;
Two workers, one career family, nella quale un solo partner ha seri obiettivi professionali mentre il lavoro dell’altro diventa fonte di maggiore sostentamento.
Partendo da queste premesse e dal presupposto che l'equilibrio vita-lavoro significa qualcosa di diverso per ogni individuo o coppia, vi può essere un’esperienza simile che caratterizza chi vive tale conciliazione con una quota di stress molto elevata.
In particolare, i dati mostrano che sono le donne e i dipendenti over 45 anni a puntare maggiormente sul bilanciamento dei tempi vita-lavoro. Sono per lo più le madri e i figli di genitori anziani a doversi districare tra impegni di lavoro, figli, cura della casa e interessi personali. Tutto questo può generare ansia legata alla perdita di controllo e momenti di stress e tensione legati alla sensazione negativa che non si ha mai abbastanza tempo per fare tutte le cose che si desiderano.
Sebbene possa esserci uno stretto legame tra la nostra vita lavorativa e la nostra vita al di fuori del lavoro, spesso non si crea corrispondenza tra questi due ambiti, con il rischio che il lavoro si intrometta nella vita privata e viceversa.
Questo perché conciliare lavoro e famiglia richiede un processo attivo influenzato da aspetti individuali (strategie di coping, empowerment e locus of control) relazionali legati alla famiglia, al lavoro e al tempo libero e situazionali collegati all’impegno necessario nella cura e nell’ambiente lavorativo. Volendo descrivere brevemente le variabili individuali, è possibile definire le strategie di coping come le tattiche che vengono utilizzate per il fronteggiamento di una situazione difficile, l’empowerment personale con il senso di autoefficacia e autodeterminazione che consente di attingere consapevolmente al proprio potenziale e, infine, il locus of control, che può essere interno o esterno, con lo stile di attribuzione della causa degli eventi: quando è interno la persona si riconosce il merito o il demerito della situazione, quando è esterno attribuisce la causa a fattori esteriori (come ad esempio la sfortuna o la fortuna).
In altre parole la conciliazione famiglia-lavoro fa riferimento ad un equilibrio soddisfacente tra i diversi ruoli richiesti e le risorse a disposizione.
Ma quale può essere il ruolo delle aziende nel work life balance?
Negli ultimi anni sempre più aziende si interessano al tema dell’equilibrio vita-lavoro mettendo in atto una cultura in suo favore. Le recenti ricerche mostrano, infatti, che le organizzazioni con iniziative pro-conciliazione attraggono risorse ad elevato potenziale.
Ma vediamo quali sono le iniziative che dovrebbero essere realizzate da un’azienda per favorire il work life balance dei propri dipendenti.
Secondo la letteratura, sembra risulti necessario creare una cultura e un clima organizzativo che prestino attenzione alla vita extra-lavorativa dei dipendenti; attivare benefit, pratiche e politiche di sostegno alla conciliazione tra lavoro e famiglia; incoraggiare legami lavorativi rispettosi dei dipendenti e delle loro responsabilità familiari e di cura; intervenire nell’organizzazione lavorativa evitando o modificando gli incarichi che determinano una condizione di malessere dei lavoratori.
Alcuni studi suggeriscono che utilizzare le politiche e le pratiche per favorire la conciliazione famiglia-lavoro (ad esempio i concedi parentali, l’orario flessibile, ecc.) non sempre basta a ridurre il conflitto famiglia-lavoro; non tutti i lavoratori, difatti, sono disposti a servirsi di tali pratiche perché tante aziende valutano i dipendenti sulla base delle ore che trascorrono in ufficio e non della produttività.
È chiaro quanto sia indispensabile un cambiamento della cultura aziendale per evitare l’inefficacia dell’investimento in politiche pro-conciliazione quando i valori aziendali non sono di supporto, ovvero quando non sono work-family.
Per concludere, nell’attuale sistema economico, ancor più a seguito dell’emergenza da Covid-19, l’equilibrio tra lavoro e vita privata è un problema molto sentito non solo dal lavoratore ma anche dalle aziende per la conseguente ricaduta negativa sul benessere del dipendente e sulla sua performance.
In più giungere ad un adeguato work-life balance non è importante solo per migliorare le proprie condizioni di vita ma ha una ricaduta positiva sul benessere sociale ed economico di tutta una comunità.
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