Spesso le persone ansiose non sono in grado di tollerare l’incertezza – che viene assimilata ad irresponsabilità e ad esiti negativi – e, per gestirla, si servono del rimuginio o della ruminazione. Dugas, Ladouceur e colleghi, hanno proposto un trattamento per l’ansia generalizzata che si basa, appunto, sull’aumento della tolleranza dell’incertezza, dato che l’intolleranza della stessa, determina una valutazione controproducente dei pensieri negativi intrusivi ed innesca il processo di rimuginio.
Anche provare emozioni “miste”- o ambivalenti – attiva stati di incertezza. Tutte le persone sperimentano emozioni conflittuali in merito a sè, agli altri o agli eventi; dato però che alcuni pazienti esigono di sapere ” cosa provano veramente”, l’ambivalenza determina, in loro, ansia e confusione.
In realtà, è abbastanza raro che le emozioni si presentino in forma “pura” (“Quella persona mi piace davvero”, oppure ” Non la sopporto!”), perchè gli esseri umani e gli eventi sono complessi e mutevoli: immaginare che esista sempre una sorta di “coerenza” è ben distante dalla realtà. Tollerare l’ambivalenza, l’ambiguità e l’incertezza, potrebbe determinare alcuni vantaggi. Accettando la propria ambivalenza, il paziente diviene capace di discriminare le emozioni, considerandole dialetticamente (bilanciate ed in conflitto). Egli comprende come esse siano complesse, perchè rispecchiano la natura umana, la quale è bel lungi dall’essere unitaria.
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