Il contesto socio-economico attuale rende molto probabile il vissuto di insicurezza lavorativa da parte sia di lavoratori dipendenti di aziende (oggetto di riorganizzazione, di tagli al personale o in situazione di crisi economica con conseguente calo di produzione) sia di lavoratori autonomi o libero professionisti che, anche in seguito alla recente emergenza pandemica, hanno visto calare il numero di clienti/utenti/pazienti.
La percezione di insicurezza lavorativa è considerata uno dei più importanti rischi psicosociali emergenti, con possibili conseguenze negative sullo stato psichico e fisico dei lavoratori.
Diversi studi dimostrano che il senso di minaccia per il proprio lavoro ha effetti altrettanto negativi quanto quelli della perdita effettiva del lavoro: l’anticipazione dell’evento stressante risulterebbe essere ansiogeno per l’individuo allo stesso modo, o in modo superiore, all’evento vero e proprio. Sono state ampliamente studiate le ricadute sulla salute individuale, anche se è bene evidenziare la multifattorialità dei sintomi e delle patologie di seguito riportate. L’insicurezza lavorativa è risultata associata a: sintomi somatici, ansia, sintomi depressivi, distress psicologico, rimuginio, calo dell’autostima. A livello fisico ad aumento del cortisolo mattutino, obesità, ipertensione, aumento dei livelli di colesterolo, diabete e disturbi cardiovascolari.
L’insicurezza lavorativa risulta problematica in particolare a causa di due variabili: l' imprevedibilità e l’ incontrollabilità. Riducendole, le conseguenze negative dovrebbero attenuarsi, ma non sempre questo è possibile ed attuabile.
In letteratura, è stato dimostrato come alcune variabili “moderatrici” riescano ad indebolire l’effetto dell’insicurezza lavorativa sul benessere. Queste variabili sono: 1) il supporto sociale (da parte ad es. della famiglia, dei colleghi, degli amici); 2) l’incremento delle abilità di fronteggiamento dello stress; 3) lo sviluppo di nuove abilità professionali e interpersonali.
Va inoltre ricordato (soprattutto alla nostra mente) che non tutto è sotto il nostro controllo: possiamo controllare le nostre SCELTE e le nostre AZIONI, ma NON possiamo controllare le EMOZIONI, i PENSIERI, gli ALTRI, il PASSATO o il FUTURO.
Partendo da questo presupposto, per gestire in modo efficace l’insicurezza lavorativa è importante passare dall’essere rigidi all’essere flessibili.
RIGIDITA’ significa:
- essere attaccati al passato (pensare continuamente a come si stava meglio prima, magari nel precedente lavoro, rimpiangere le scelte fatte, chiedersi perché è successo, vivere solo di ricordi di tempi passati…)
- fare previsioni infauste sul futuro (catastrofizzare o avere sempre il pensiero rivolto ad immagini negative del proprio futuro)
- mettere in atto azioni inefficaci (attendere immobili che la situazioni cambi, estraniarsi, fare finta di niente, autocommiserarsi, discutere continuamente su ciò che si poteva fare e non fare, lamentarsi sulle scelte dei dirigenti o del governo …)
- dare ascolto solo ai pensieri e alle preoccupazioni senza agire
FLESSIBILITA’ significa:
- adattarsi mettendo in atto la strategia ottimale per ogni circostanza
- agire, muoversi, tentare e fare errori senza aspettare che ci sia il momento ottimale
- riconoscere ciò che è importante e utile, avere sempre chiaro quali sono i nostri obiettivi e come poterli raggiungere
- essere vigili, fare attenzione a ciò che cambia, e a come cambia il mondo intorno a noi e dentro di noi
- mettersi in gioco
Agire significa ad esempio restare “attivi” sul mercato del lavoro (iscriversi o aggiornare un profilo sul web, farsi conoscere anche online o nella propria città), tenersi aggiornati sul mercato del lavoro, sulle possibilità/iniziative pubbliche/politiche attive, sugli aiuti economici previsti, potenziare la rete di contatti, arricchire il curriculum (ad. es frequentando corsi specifici, seguire webinar, imparare una nuova lingua,...), iscriversi ad un’associazione di categoria o ad un gruppo con caratteristiche simili che ci tenga aggiornati e in contatto.
In un periodo di insicurezza lavorativa possono essere presenti diversi momenti di sconforto, di calo dell’umore, di preoccupazione anche economica per il proprio futuro, di rabbia, momenti in cui ci si può vergognare o biasimare. Non è possibile sbarazzarsi volontariamente della propria sofferenza psicologica, però si può evitare di incrementarla artificialmente.
“cosa succederà se non mi rinnovano il contratto?” “se la mia attività non riparte in tempo perderò tutti i miei clienti” “come farò a vivere e mantenere la mia famiglia se non potrò lavorare?” "che immensa sfortuna, e' successo proprio ora che ho aperto la mia nuova attivita'" “e dovrò anche saltare la vacanze”
Questi pensieri ci influenzano nel focalizzarci su ciò che non è sotto il nostro controllo e riducono l’attenzione verso quei comportamenti utili che sono sotto il nostro controllo.
Impariamo allora ad accettare quello che è fuori dal nostro personale controllo e impegniamoci a intraprendere azioni che arricchiscano la nostra vita.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento