Il procrastinare è un atteggiamento che tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo adottato per svariati motivi, sentendoci a volte in colpa per non avere agito all'istante.
Un vecchio adagio recita "non fare domani quello che puoi fare oggi”, tuttavia rimane la questione che molto spesso nel momento della decisione la nostra mossa l'azione rimane paralizzata, sospesa nel tempo.
Rimandare il compimento di determinati progetti può diventare in alcuni casi una modalità abituale di comportamento che si cristallizza nella procrastinazione, nell'atteggiamento cioè abituale di non agire nel momento istantaneo.
La tendenza a procrastinare sembra essersi ormai consolidata come modalità standard per affrontare le situazioni nella società odierna; rimandare la decisione ad un secondo momento non ben precisato, procura infatti nell'individuo una gioia ed una sensazione di rilassamento che sono tuttavia estemporanee. A lungo andare la procrastinazione cronica porta al consolidarsi di situazioni disadattive quali stress, ansia, sensi di colpa, deviazione dell'umore e tensione che si riflettono con conseguenze psicofisiche. In sostanza mantenere un atteggiamento delegante, a lungo andare, logora la propria vita.
Sebbene questa condizione si rilevi nel lungo termine estremamente negativa, alcune persone non possono proprio far a meno di rimandare il momento dell'azione.
A livello psicologico questa strategia disadattiva si basa quasi esclusivamente sulla paura del fallimento, sull’incapacità di far fronte a situazioni percepite come frustranti e minacciose ma anche sulla ricerca quasi ossessiva della perfezione.
La paura del fallimento, in alcuni individui, diviene così forte da essere invalidante per le risorse personali che possono essere messe in atto per risolvere situazioni problematiche. Vengono pertanto a consolidarsi vere e proprie condotte di evitamento che tendono solitamente a diventare un pattern comportamentale cronico.
Molti temporeggiatori nutrono, inoltre, scarsa fiducia in se stessi e nelle proprie capacità; nonostante possano essere creativi, non riescono a gestire il tempo e le proprie risorse finendo con esiti poco efficaci.
L’ossessiva ricerca della perfezione e la conseguente tendenza a sforzarsi di eseguire ogni compito in maniere impeccabile, comporta un innalzamento degli standard a livelli idealizzati e pertanto irraggiungibili.
La procrastinazione tuttavia è un comportamento appreso sul quale si può intervenire
COSA FARE PER SMETTERE DI RIMANDARE?
- Riconoscere di temporeggiare e disporsi mentalmente al cambiamento preparando un piano d’azione, iniziando col fare una lista di obiettivi da realizzare nella propria giornata. Tali obiettivi devono essere raggiungibili e non vaghi, non basta pensare “non voglio più rimandare”, perché non sapendo da dove cominciare, né cosa fare, non sarà possibile iniziare. Quindi bisogna essere chiari, specifici e realistici.
- Frazionare gli obiettivi in modo che siano più realizzabili e, al raggiungimento di ognuno di questi premiarsi così da incentivarvi a continuare verso la meta finale.
- Fare attenzione ai possibili modi con cui ci si può auto-ingannare così da evitare di rimandare di nuovo quanto proposto. Quando si presentano momenti in cui si pensa di rimandare ad un secondo momento o al giorno dopo, bisogna analizzare, o ancor meglio visualizzare, a quali conseguenze andrete incontro con tale comportamento.
- Imparare a gestire al meglio il tempo, infatti i procrastinatori sono sempre in lotta con l’orologio in quanto la loro visione del tempo è un po’ distorta e sperano sempre di averne a disposizione di più di quello reale. Dunque prima di iniziare qualsiasi attività è importante fare una stima accurata del tempo utile per svolgerla, e successivamente iniziare a suddividerlo in parti (puntare una sveglia!).
- Contemplare gli ostacoli perché anche questi sono fonte di crescita e ci aiutano a superare al meglio le ansie connesse alla paura di fallire.
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