Dal punto di vista psicologico le emozioni rappresentano uno stato complesso di sentimenti che produce cambiamenti fisici e psicologici e ne influenza sia il pensiero che il comportamento.
D. G. Meyers sostiene che l’emozione umana comporta “… l’eccitazione fisiologica, comportamenti espressivi e l’esperienza cosciente.”
Le emozioni non sono volontarie e non possono essere eliminate, però possono essere gestite. Concentreremo il nostro discorso proprio su questo aspetto, ovvero sulla gestione delle emozioni.
Un buon equilibrio emozionale del resto sta alla base del benessere psicofisico in quanto fonte di salute. L’assenza di questo equilibrio - ovvero quando le emozioni vengono represse o bloccate - influenza negativamente la nostra vita esterna ed interna.
Le emozioni sono una risorsa per l’uomo, anche quando sono negative come la rabbia e l’ansia, perché rappresentano sempre un segnale per la “sopravvivenza”. Creano disagio o un problema quando queste diventano invasive e invalidanti e non ci consentono di evolvere.
Qui entra in gioco la gestione delle emozioni. Imparare a gestirle però presuppone la conoscenza della nostra intelligenza emotiva, ovvero quella capacità di accettare che esse hanno una funzione importante per noi, perché sono una manifestazione indispensabile per la nostra “sopravvivenza”.
P. Salovey e J. D. Mayer (1990), nel loro articolo “Emotional Intelligence” hanno parlato di intelligenza emotiva sostenendo che essa “coinvolge l'abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”.
Sarà poi grazie a Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense, che il tema dell'intelligenza emotiva inizierà ad essere utilizzato e studiato in più ambiti, a partire da quello psicologico.
Per entrare maggiormente nel dettaglio, si parla di alcune abilità che stanno alla base dell’Intelligenza Emotiva ovvero:
- La capacità di identificare le emozioni (consapevolezza emotiva) proprie e altrui sia a livello fisico, di sensazioni e pensieri ovvero la capacità di riconoscere le emozioni in modo adeguato.
Senza questa capacità di capire ciò che proviamo e soprattutto i motivi che hanno scatenato le emozioni correlate non possiamo pensare di poterli gestire. Ciò implica anche l’accettazione e la comprensione.
L’emozione, abbiamo detto, è un’esperienza complessa fatta di tantissime componenti: da quella psicofisiologica a quella cognitiva.
Ogni emozione a seconda delle persone si esprime con un parte del corpo. Le modificazioni fisiologiche hanno un senso e un’importanza fondamentale e quando sono esagerate diventano disfunzionali.
- La capacità di utilizzare le emozioni in modo funzionale, in modo cioè che le emozioni guidino il pensiero al fine di essere una risorsa per la persona soprattutto nella risoluzione dei problemi e rappresentino una spinta ad attuare comportamenti adattivi;
- La capacità di comprendere, come già anticipato, a partire dalle cause che le hanno generate e gli effetti che possono provocare su se stessi e gli altri.
- La capacità di gestire le emozioni in modo che l’emozione non sia da ostacolo nel raggiungere gli obiettivi anche in presenza di stress e ansia. Le loro regolazione deve essere in grado di limitare gli effetti negativi di un’emozione spiacevole e di intensificare i benefici delle emozioni piacevoli.
Il corpo risponde sempre ad un’emozione ma poi sono i pensieri associati ad essa che possono influenzare negativamente o positivamente ciò che proviamo.
Il pensiero è fondamentale perché ogni emozione non è tanto correlata all’evento vissuto quanto alla rappresentazione interna che ciascuno di noi crea nella propria mente in merito all’evento stesso. Abbiamo peraltro tutta una vita per apprendere pensieri, schemi convinzioni che una volta radicati influenzano il tipo di emozione che proviamo.
Questo però ci fa comprendere che cambiando schemi e convinzioni, anche lo stesso evento può essere vissuto in modo diverso soprattutto se in noi ha generato emozioni spiacevoli.
Appare chiaro però che ogni emozione, soprattutto se negativa, deve trovare una strada per essere scaricata sia in modo diretto che indiretto, ovvero in modo consapevole o meno. Un’emozione non scaricata adeguatamente, repressa, bloccata nuoce a lungo andare alla salute della persona.
Ognuno di noi ha il dovere dunque di creare una buona relazione con le proprie emozioni, anche nel modo di esprimerle: la gestione consapevole evita l’espressione incontrollata o la repressioni delle stesse.
Ma appare altrettanto chiaro, non di certo facile, che per trasformare un’emozione spiacevole in piacevole dobbiamo prima riconoscerla e accettarla. Sviluppiamo cosi, ciò che abbiamo già descritto, come intelligenza emotiva, che è quella che ci fa capire ciò di cui abbiamo bisogno veramente e ci consente migliorare la relazione con gli altri ma soprattutto con noi stessi migliorando la qualità della vita.
“L’emozione sorge laddove corpo e mente si incontrano.” Eckhart Tolle
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