Nell’infanzia ed in particolare nella fase “scolare” del bambino, inizia a formarsi il concetto di sé, costruito anche sulla base delle differenze, esistenti tra sé ed i suoi coetanei: dalle differenze etniche a quelle di personalità. I compagni di scuola, in questa fase, rappresentano il gruppo di coetanei privilegiato, con cui il bambino si rapporta quotidianamente.
In generale attraverso il gioco il bambino ci parla, inconsapevolmente, delle sue relazioni. Attraverso il “teatro”, pensato nell'ottica di gioco, come forma di finzione drammatica e narrativa, è possibile proporre al bambino non solo un’attività fonte di piacere e di divertimento, ma anche uno strumento di conoscenza di sé e di comunicazione verso gli altri.
Recitando attraverso i personaggi, è più semplice l’auto-espressione emotiva e l’esplicamento di eventuali conflitti interiori, presenti all’interno del gruppo di coetanei e/o del gruppo classe (che solitamente rappresenta anche il mondo esterno, data la varietà di ruoli presenti). Inoltre il “come se”, permette ai bambini di comprendere meglio la concatenazione logica di fatti/azioni.
Lo svolgersi della trama rimanda al processo evolutivo: spesso il protagonista deve superare ostacoli ed acquisire nuove competenze, prima di arrivare al “lieto fine”, in cui c’è anche maggior consapevolezza delle proprie risorse. L’adulto (nella figura del genitore e/o degli insegnanti) in questo processo svolge un ruolo fondamentale, in quanto valorizza le risorse del bambino (personali e relazionali) e fornisce strumenti nelle situazione di empasse, costituendo così una “base sicura” (Bowlby 1989).
Il bambino in questo modo può sperimentarsi sia dal punto di vista della sua fisicità (ritmo e movimento), sia da quello dell’espressione del proprio sé e delle proprie emozioni (positive e negative).
In questa attività facilmente proponibile anche nel contesto scolastico, possono essere utilizzati costumi ed accessori costruiti anche dai bambini, fotografie (a volte ricavate degli album di famiglia), musica e disegni di gruppo prodotti in classe, di modo da avere degli oggetti che fungono da “mediatori” (una sorta di area transizionale winnicottiana), sia tra scuola e famiglia e sia per affacciarsi alla nuova esperienza.
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