Gentilissimi,
da pochi giorni è ripresa la scuola ma mio figlio, che dovrebbe frequentare la prima media, non se la sente di tornare sui banchi.
Non ha mai avuto paura del contagio da Covid e non ha mai voluto indossare la mascherina, piuttosto non entra nei negozi o nei luoghi chiusi. Ora le sue motivazioni sulla scuola sono comprensibili: mascherina e sanificazione mani ogni qual volta si esce dall'aula, intervallo in classe e se si esce mascherina, permanenza in un'area circoscritta (recinto come lo chiama lui) e distanziamento, etc. Questo è quello che mi dice: "Ma che scuola è? Sembra un carcere. Non posso neppure prestare una matita ai miei compagni. Che senso ha tutto questo quando una volta fuori dalle aule ci troviamo tutti insieme, ci passiamo la stessa palla da basket e mangiamo i pop-corn dallo stesso sacchetto?".
Non vuole neppure continuare il suo sport preferito, il basket, perché nel primo allenamento alla fine l'allenatore ha sanificato la palla, ma poi gliel'ha ridata in mano per riporla nella cesta (sue parole: "Mamma ma l'hanno sanificata e poi me l'hanno ridata in mano per riporla, che senso ha? Le mie mani errano sporche e sudate.")
Gli ho parlato, spiegandogli che, purtroppo, oggi la situazione è questa, che tu la condivida o no. Gli ho spiegato che facendo home schooling perderebbe tutti i momenti di vita con i suoi coetanei e il bello dell'ambiente classe, ma nulla. Continua a sostenere che andrà quando queste restrizioni saranno allentate.
Cosa dovrei fare? Non vorrei arrivare alla costrizione anche perché la trovo controproducente.
Ho pensato all' homeschooling, ma in prima media forse non è adeguata.
Cortesemente vi chiedo un parere.
Cordiali saluti,
Matilda
Gentile Matilde,
mi spiace pe questo momento di difficoltà. Nella nuova classe suo figlio ha dei compagni che conosce? Come era stato l’ingresso alla scuola elementare? Come reagisce di solito alle novità? Riesce a socializzare bene o ha difficoltà ad inserirsi in un gruppo?
Le norme Covid vissute in contesti diversi dalla quotidianità (es. a scuola) possono provocare un po’ di angoscia o preoccupazioni nei bambini e nei ragazzi. Potrebbe essere che la stia vivendo come una minaccia meno percepita prima che stavate in casa e magari usciva comunque a giocare nel cortile con gli amici oppure stava in camera coi video-games quindi la viveva ancora all’interno di un contesto protetto e dove era meno esposto “in prima persona”. Un’altra possibilità da tenere in considerazione è anche la novità e la noia che potrebbe percepire: intervallo dove non ci si alza, magari un compagno che può aver fatto una battuta “poco carina”.
Un consiglio che mi permetto di dare è parlare molto con suo figlio, magari descrivendo anche la sua vita lavorativa e cosa osserva anche lei di difficile o di nuovo, cosa le ha insegnato questa “novità con cui si deve convivere”, cosa si augura che cambi e passi in fretta. Cercare, inoltre, di stargli vicino facendo capire che voi genitori ci siete e che volete solo il suo bene. Magari anche proprio dicendo che se talvolta avete “perso la pazienza” e magari lo avete sgridato o messo in castigo, non è perché non gli volete bene o perché non date importanza alle sue parole ma solo perché non riuscite bene a capire cosa prova lui e come mai sia subentrata questa novità. Chiedere proprio esplicitamente un maggior dialogo e stargli molto vicino o “coccolarlo” nel modo in cui sapete voi. Si potrebbe inoltre cercare di capire cosa succede quando entra a scuola, quali emozioni prova, chiedere dei compagni, delle professoresse, se le materie per come sono state descritte “possono far nascere paura riguardo alla performance” ecc.
L’homeworking potrebbe essere un aiuto successivo ad un colloquio con vostro figlio più approfondito, magari valutando insieme quali possano essere i pro ed i contri dello stare a casa e quindi nel poter socializzare meno coi compagni.
Per qualsiasi ulteriore dubbio o curiosità o confronto mi rendo disponibile.
Cordialmente
Dott.ssa Federica Ciocca
Torino
La Dott.ssa Federica Ciocca offre supporto psicologico anche online
Buonasera, certo che suo figlio facendo le sue intelligenti dichiarazioni, va ascoltato e compreso. "Hai ragione caro, ci sono cose ancora poco chiare", "devi sapere che quello che vivi tu lo viviamo tutti". "Ma questa è la scuola dell'obbligo, tu hai 10 anni, perciò tu ci vai a scuola, che ti piaccia o no". E questo andrebbe detto insieme al padre, i due genitori fanno fronte comune. Se al figlio viene lasciato il potere di decidere di non andare a scuola, è un problema per l'educazione futura. Penserà che se lo vuole può ottenere tutto.
Coraggio e auguri!
Dr. Cameriero Vittorio
Gentile Matilda,
il disagio che prova suo figlio è comprensibile, data l’età e tutto il vissuto degli ultimi mesi . Molti ragazzi non hanno ben compreso e tanto meno accettato il brusco cambiamento indotto dalla pandemia alle proprie abitudini personali e soprattutto sociali. Di tutto questo, la responsabilità principale è del “mondo adulto” che non è stato capace o sufficientemente bravo a comunicare, in modo appropriato, soprattutto con le fasce più deboli, come quelle dei bambini e degli adolescenti. L’età di suo figlio è un’età in cui la crescita individuale passa proprio attraverso l’interazione con gli altri. E’ un periodo in cui emerge il desiderio di operosità e creatività: vuole sentirsi partecipe e impegnato in compiti sempre più difficili e attraenti. Probabilmente, le restrizioni con cui deve misurarsi minano interiormente questo processo e sono vissute come un ostacolo ai suoi naturali desideri, generando ansia e stress che alterano l’equilibrio psico-fisico. Anche il dover affrontare nuovi compagni di classe potrebbe indurlo ad un atteggiamento di chiusura verso la scuola. Detto questo, è bene che non abbandoni il suo ambiente naturale di crescita (scuola, amici, sport etc.) chiudendosi dietro ad un “muro di vetro” (computer) freddo e privo di emozioni. L’idea dell’home schooling non mi sembra brillantissima. Provi a parlare con l’allenatore ed, eventualmente, anche con qualche insegnante, in modo da poter ideare una forma differente di porsi con lui riguardo al problema esposto. Provi anche a impegnarlo con compiti diversi dalla solita routine e lei, possibilmente, cerchi di non perdere il buonumore e l’ironia, sono sempre una potente medicina.
Per altri consigli può sempre confrontarsi (anche on line)con un professionista della salute psicologica.
Cordialmente
Dott. Pasqualino Lupia
Catanzaro
Il Dott. Pasqualino Lupia offre supporto psicologico anche online