Salve, ho 29 anni ed un bimbo di 3 anni e mezzo, ha iniziato il nido a 18 mesi e lo ha frequentato per 2 anni ( durante la metà del primo anno per problemi abbastanza gravi di salute lo abbiamo lasciato alla nonna che non vedeva spesso e dopo una settimana mi diceva che il bimbo era triste e si nascondeva spesso dietro la tenda, il papà lo vedeva una volta al giorno perché mi faceva le notti purtroppo avevo bisogno di aiuto ) al mio ritorno sembrava tutto apposto ma poi piano piano ho iniziato a notare un attaccamento morboso nei miei confronti, inizia il secondo anno tutto ok ma a metà del secondo inizia a non voler andare lo lascio in lacrime alla maestra che dopo qualche mese mi chiama dicendo non sanno come intrattenerlo perché mi aspetta davanti la porta già dalle 9 di mattina senza che sanno calmarlo, lo vado a prendere e non lo porto più perché dentro di me sento che sia successa qualcosa, da premettere che in questo nido già all inzio mi dicevano di fare visita perché non collaborava neii lavoretti, non si girava quando chiamato per nome, e voleva fare ciò che diceva lui, fatte due le visite la prima privata dove mi viene detto che al di sotto dei 3 anni l iperattiva e’ normale che svanirà nel tempo e così fu, mi consiglio’ di fare Psicomotricità nel frattempo che crescesse, devo dire ho visto miglioramenti l’unico neo rimasto e ‘ l opposita’ quando non vuole fare una cosa ma io so prenderlo quindi con me non lo è, e a scuola (nuova) mi dicono bimbo super tranquillo gioca colora ma momento di merenda tutti sono seduti e lui gironzola tra i tavoli prende i creckers dei compagni anche se lui li ha già nella sua tovaglietta come se non accettasse imposizioni e regole ma mi hanno detto di star tranquilla e magari con il tempo si abitua e inizia a prendere le giuste abitudini, tra una settimana abbiamo relazione asp che mi hanno rimandato perche vorrebbero rivederlo e nel frattempo abbiamo iniziato neuropsicomotricita consigliata da loro a posto della psicomotricità, in tutto cio a parte l ansia che mi divora da due anni che ne pensate voi ? Grazie anticipatamente 🙏🙏
Salve, da quello che lei mi scrive mi sembra di capire che il bimbo abbia vissuto in modo traumatico il distacco durante la sua malattia. Il rientro a scuola che rappresenta la prima vera separazione tra la mamma e il bimbo inevitabilmente richiama in suo figlio l’esperienza traumatica già vissuta, provocando ansia, paura e timori. Ciò detto , i capricci , alcuni comportamenti regressivi e il pianto sono dei modi per esprimere le proprie emozioni, che a volte vanno interpretate. Spesso generano sofferenza, a volte talmente grande da bloccare e generare comportamenti disturbanti. Per rassicurare il bambino nel momento del distacco a scuola potrebbe usare un "oggetto-ponte" tra casa e la scuola, come un peluche, un oggetto a lei caro, che appartiene a lei, come un fazzoletto con il suo profumo, un giochino, un elastico dei capelli ecc. Importante è farlo diventare un rituale. lo si può ricaricare di bacini la sera e il bambino di giorno può appoggiarci la guancia quanto ne sente il bisogno, o la mancanza, per ricaricarsi. Quello che posso consigliarle è un percorso genitoriale che vi faccia acquisire degli strumenti per aiutare il bimbo a superare queste fasi.
Dott.ssa Alexandra Benincasa
Roma
La Dott.ssa Alexandra Benincasa offre supporto psicologico anche online
Buongiorno Jessica,
la situazione che lei racconta mi sembra abbia più punti che varrebbe la pena approfondire, tra cui sicuramente il tema della separazione-distacco dalla mamma, che è diverso per ogni bambino e dipende molto dall'attaccamento madre-bambino.
La malattia è un evento paranormativo che sicuramente crea un'interruzione nella quotidianità, dunque il distacco da lei è avvenuto con questa difficoltà in più.
Tutti i bambini nascono con un temperamento diverso. Da ciò che dice, suo figlio parrebbe essere molto dinamico, probabilmente scarica i suoi vissuti negativi nello spazio, oltrepassando il confine dell'Altro e non rispettando le regole che gli vengono imposte.
Ottimo aver intrapreso vari percorsi con più professionisti; tuttavia, mi raccomando di dirle che questi percorsi devono essere implementati non solo tra di loro ma anche con una genitorialità solida. Che non siano in sostanza una delega o una speranza di "guarigione", ma anzi percorsi attivi in cui entrambi i genitori hanno la possibilità di sperimentarsi.
Suo figlio è ancora piccolo e ha tutte le possibilità per poter avere dei miglioramenti al meglio della sua personalità.
Un ultimo aspetto riguarda l'ansia che lei come madre riporta. Le auguro di aver trovato dei professionisti e delle maestre a cui riesce ad affidarsi e con cui collaborare. I bambini sentono l'ansia dei propri genitori, capiscono che qualcosa non va. La genitorialità è anche questo, ossia cercare di contenere l'ansia e le preoccupazione entro i confini della coppia genitoriale.
Le auguro di riuscire a trovare sollievo e una risposta ai suoi dubbi e alle sue preoccupazione quanto prima. Un saluto a tutta la sua famiglia.
dott.ssa Alessia Serio
Torino
La Dott.ssa Alessia Serio offre supporto psicologico anche online