Buongiorno gentile Giusy,
per quanto riguarda la difficoltà nel grafismo bisognerebbe poter osservare un suo disegno, l’impugnatura, i primi tratti grafici (linee, cerchi, letterine, ecc.) per poterle proporre la strada migliore e/o un eventuale trattamento di potenziamento futuro. Seppure lei sia già stata molto precisa nel delineare l’anamnesi degli sviluppi (come il linguaggio, il cammino, la memorizzazione, ecc.) di suo figlio.
Ad oggi esistono anche i test per delineare le difficoltà già durante l’acquisizione dei pre requisiti per la scrittura futura. Qualora dovesse osservarsi una difficoltà sarebbe non generica ma mirata alla scrittura, da come lei sta descrivendo la problematica.
Potrebbe essere però anche solo una semplice difficoltà (passeggera) o un vero e proprio disturbo (per esempio rientrare nella sigla Disturbo Specifico dell’Apprendimento-disgrafia). Quando si parla di DSA la difficoltà nel suo caso riguarderebbe, da ciò che ha scritto lei, solamente la scrittura, inoltre, servirebbe valutare anche altre abilità e altri aspetti come: il quoziente intellettivo che deve essere nella norma e non devono neppure esserci problemi neurologici. Un bambino DSA ha comunque tutte le possibilità per decidere il suo futuro in base ai sogni o alla propensione personale verso lo studio.
Le consiglio di valutare una possibile osservazione clinica di questa difficoltà. Prima si inizia e si conosce prima si può intervenire e potenziare l’abilità carente. Come le dicevo potrebbe anche solo essere una difficoltà passeggera o magari il dover imparare ad impugnare in modo corretto la matita.
A tutti noi, durante gli anni scolastici, prima o dopo è capitato di avere qualche difficoltà in una materia o anche solamente verso un argomento specifico.
Vorrei, infine, porre l’attenzione anche verso il suo “allontanamento” obbligato causa malattia medica. Come è stato spiegato a suo figlio il suo allontanamento forzato? Chi è stato vicino al bambino? Lo ha potuto sentire al telefono o fargli videochiamate? Il ritorno a casa come si è svolto? Ha provato indagare e allo stesso tempo stare sul “non hai colpe te, figlio mio”? Si ricorda cosa era successo i giorni precedenti al suo ricovero tra lei, il bimbo ed il papà?
Vi auguro di ritrovare presto una dimensione serena in famiglia.
Le consiglio di leggere un mio articolo che in parte descrive alcune difficoltà citate da lei: https://www.psicologi-italia.it/psicologo/federica-ciocca/web/articolo-3219.html
Resto disponibile per qualsiasi ulteriore necessità via email o tramite consulto familiare o indoviduale in video chiamata.
Dott.ssa Federica Ciocca
Psicologia - Psicoterapeuta