Questa è una domanda che ci poniamo spesso: di fronte a molte situazioni, scelte, condizioni della nostra vita chiediamo se sia il caso decidere “di testa” o “di pancia”. In realtà la razionalità attenta andrebbe lasciata agli scienziati, alle questioni di studio e ricerca, mentre della nostra vita dovremmo fare un capolavoro di creatività e sentimento. Il sentimento è infatti il lato evoluto dell’emozionalità: l’emozionalità fa parte di un lato più involuto di noi, a un lato che sta sotto il livello della consapevolezza, e che quindi, proprio per questo suo stare sotto tale livello, influenza negativamente la nostra esistenza. Il segreto non è quindi ragionare, perché sui vissuti non si deve “ragionare”, bensì “meditare consapevolmente”, che è un livello superiore di intervento su di sé.
Purtroppo come esseri umani “sociali” siamo fondamentalmente inquinati nel nostro essere: siamo invasi da copioni, cliché, schemi, le nostre convinzioni, la concezione che abbiamo della vita, il modo di rapportarci a noi stessi, i ruoli che interpretiamo, ma anche l'educazione, le credenze religiose, il sentire comune, la morale, che a loro volta derivano da timori, vissuti irrisolti, perché spesso è più importante preoccuparsi di quel che pensano gli altri, di far quadrare i conti, di non turbare i propri equilibri esistenziali, piuttosto che vivere davvero. Infatti tutti questi schemi cognitivi servono solo a incasellare rigidamente la realtà come se essa potesse essere ridotta a un mero dato scientifico da scomporre e analizzare e ciò la snatura della sua essenza, la spoglia della sua natura di intrinseca complessità, non permettendoci di coglierne le sfumature.
Peggio ancora quando pretendiamo di incasellare nella ratio i vissuti interiori, che per loro natura fluiscono come un fiume che scorre, e imbavagliarli nei ragionamenti significherebbe costruire dighe e canali artificiali che non ci permetteranno mai di capire davvero il senso di quello che stiamo vivendo. Ciò implica quindi che ci riduciamo a vivere una vita fasulla e distorta, e non una vita che penetra davvero nella nostra interiorità al fine di smascherarne gli inganni e le intrinseche paure.
Dentro di noi esistono invece delle energie antiche, che fanno parte della nostra stessa natura di esseri viventi: solo l'istinto sa veramente cosa ci serve per superare i disagi e vivere felici. L' istinto è come le fondamenta della casa, le radici della pianta, la sorgente del fiume: la base su cui poggia l'esistenza degli uomini. L' istinto è la voce della Natura in noi, dotata di un potere immenso sul nostro benessere. Negli animali l' istinto fa compiere imprese incredibili: le api "sentono" i fiori a chilometri di distanza e un cane può ritrovare il padrone anche dopo anni. Invece accade spesso che gli uomini ne siano spaventati e lo temano, cercando di controllarlo. Se blocchiamo le acque di questa nostra natura che scorre e che saprebbe darci le vere soluzioni adatte alla nostra vita, rischiamo di arenarci in limiti angusti che ci costruiamo da soli: sarebbe come entrare dentro un bastione da cui non esiste via d’uscita se non facendo un balzo di coraggio.
Tale situazione non ci fa vivere una vita autentica, ci fa perdere occasioni, non ci fa vivere qualcosa, che sia un’esperienza formativa, una relazione, una situazione.
Se riteniamo che l' istinto non debba disturbare la nostra vita e vada domato quando non represso, innescheremo un conflitto interiore cronico che finirà per farci prendere decisioni che non ci appartengono e ci spingono a vivere una vita fasulla. Le frasi come “no non mi butto anche se una parte di me vorrebbe, le conseguenze sarebbero pesanti” o come “ sarebbe una bella occasione, ma chissà cosa penseranno le persone care” sono esempi di frasi usate da chi vive arenato nella razionalità, ed implicano sempre vivere col freno a mano tirato. Invece frasi come “Ho sentito che era l'uomo della mia vita, non chiedermi perché” o come “Non sono andata, non mi ispirava. Solo dopo ho capito che era la decisione giusta” sono esempi di frasi detti da persone che sanno decidere “di pancia”.
Con questo non si vuole dire che la vita va presa in modo totalmente istintivo, totalmente di pancia: si vuole dire che, per essere autentica, la vita deve comunque rispettare i desideri che abbiamo. Se ci piace una certa strada, una persona, se vogliamo tentare un nuovo lavoro, una relazione, non possiamo farci fermare dalla rete dei ragionamenti infiniti che non ci permetterebbero di vivere quella cosa che vorremmo. Non contano quindi i ragionamenti farraginosi, quelle che nel gergo comune vengono definite le “seghe mentali”, che portano solo dentro contorti labirinti senza uscita: contano invece le riflessioni meditate, che entrando davvero dentro noi stessi possono distruggere quegli schemi che ci imbrigliano e lasciar fluire quell'istinto naturale che solo può capire se una certa situazione è per noi giusta o sbagliata.
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Solo dopo ho capito che era la decisine giusta..... , la pancia io la percepisco negli istinti primordiali tipo l'attrazzione ma li poi entra in gioco la paura altro istinto 2 istinti primordiali =blocco.
Lustroparsec il 19/07/2020
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