Gentili dottori, in seguito ad un evento luttuoso ( uno zio schizofrenico), ho cominciato a star male. All'inizio non capivo, ma i miei familiari ( parlo di 15 anni fa, avevo quindi vent'anni) mi hanno fatto temèpestivamente visitare da uno psichiatra. Dopo anni di cure e tentativi di riabilitazione, in cui, tra l'altro ho cambiato molti medici e altrettanto numerose terapie farmacologiche, ho trovato un medico che sembra sia arrivato, parlo di qulache anno fa ormai, ad una diagnosi certa: psicosi paranoidea. Inoltre s'è amplificata nel tempo una generica fobia sociale, e, a complicare ulteriormente le cose, si sono manifestati episodi di mania in cui ho trascorso anche periodi di sei-sette mesi d'insonnia totale. Sono stato in clinica una sola volta, e mi ci sono recato spontaneamnete. Attualmente sono seguito anche dal cim di riferimento della mia città e sto seguendo un programma di riabilitazione di tipo lavorativo ( borsa lavoro). Ora, il problema non sta a questo punto capire cosa mi accade, cioè cosa provo e cosa penso, quando ho delle crisi, perchè ho raggiunto un grado di consapevolezza della malattia direi buono. Il probelma è che sto sempre lì fermo a “ scovare“ le strategie, o presunte tali, che i medici userebbero nei miei confronti, che sono razionalmente certo siano in buona fede, ma che mi fanno spesso piombare in uno stato di frustrazione e sofferenza profonde. In particolare, illustro ad es i contenuti di un delirio ricorrente, credo che il medico privato che mi segue utilizzi la tv per mandarmi dei messaggi “ terapeutici“, che io vivo però come una specie di attacco che mi genera molta paura e angoscia ( al punto che in casa se c'è la tv accesa in salotto devo necessarimente rifugiarmi in un'altra stanza). Ultimamnete mi è capitato poi di interpretare tutta la realtà circostante come una sorta, come posso esprimermi?, una sorta di grande famiglia con una volontà precisa: curarmi a volte, castigarmi altre. C'è da dire che non vivo in una città, ma in un paese piuttosto raccolto, dove, suppongo, la gente immagini il perchè tutte le mattine mi rechi a lavoro al municipio. Ma credo francamente che la gente, almeno per come ho imparato a conoscerla secondo la mia esperienza, non stia tutta lì a fare opere di bene nei miei confronti, così come non sta sempre lì con l'indice puntato a condannare. O se lo fa, il più delle volte lo dimentica all'istante. Nella quasi totalità dei casi, invece, è persa nei fatti propri. Non so, ma a volte ho il sospetto che ci sia un complotto verso di me, che all'inizio aveva contenuti solo maligni, anche a sfondo mistico-religioso, ora invece si è rivestito di varie sfumature, spesso anche salvifiche. Il sospetto che mi accompagna da anni è che ci sia una sorta di operazione occulta nei miei confronti, che forse i medici sono riusciti perlomeno a farmi a volte percepire come accogliente, premurtosa. Sono una perona che cerca di leggere, informarsi e accrecsere la propria preparazione in modo da avere gli strumenti adeguati per combattere la malattia. Non so, ho l'impressione di aver scritto troppo o troppo poco, ma sulla base di questi pochi elementi, potreste valutare se il percorso che sto seguendo mi sta giovando? Capisco benissimo che non potreste, per correttezza, entrare nel merito del lavoro degli altri dottori. Quel che vorrei cercare di capire è solo questo: ho la possibilità di sperare in una guarigione dopo 15 anni di cure, cioè è possibile una remissione della malattia alla mia età? O devo accettare e imparare a convivere solo in maniera più “tranquilla“ i sintomi della psicosi? Grazie.