Dopo un periodo di miglioramento purtroppo rivelatosi solo apparente, riecco gli assalti di una paura che fanno vacillare le basi della mia integrità psichica. Tornano quelle domande irrazionali, quei dubbi infondati, che invece mi avevano dato tregua nelle ultime settimane: e se non mi identificassi più nel mio corpo ma lo vedessi come altro da me? Oppure: e se credessi che gli oggetti inanimati mi osservino, o che un edificio di grande altezza racchiuda una minaccia nei miei confronti, o ancora che il disegno delle mattonelle sul pavimento nasconda un senso da intetpretare? Sono pensieri che, al loro sopraggiungere, mi causano angoscia, perche rivelerebbero che sto delirando: a quel punto, mi sento in obbligo di verificare che il mio esame di realtà sia ancora integro, per cui, se mi accerto con la dovuta chiarezza che sono ancora in grado di rendermi conto che tali pensieri non sono reali, allora mi tranquillizzo, mentre se questa verifica non funziona in modo pienamente convincente, l'ansia mi resta, insieme alla paura di non saperla gestire e di esserne travolto, in quanto incapace di accettarne le conseguenze. Forse sbaglio strategia? Invece di esaminare se ancora so distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, devo rassegnarmi all'idea di avere questi pensieri e di non essere più certo della mia ragione? La mia terapeuta, che essendo specializzata sul doc curerebbe come doc qualunque cosa, mi assegna da un paio di mesi degli esercizietti per casa , in cui devo distinguere le varie parti del mio episodio emotivo, oppure formalizzare i passaggi da evento critico a prima valutazione a tentativi di soluzione, o interpretare tramite laddering l'evento critico, o fargli una sorta di scansione separando situazione iniziale da pensiero e da emozione... Ma non mi è chiaro, come forse non lo è nemmeno a lei, che devo fare quando mi prende il timore della psicosi, né come adattare al mio caso specifico i suoi schemi, perché di fondo mi resta la preoccupazione che il mio non sia doc, o non solo quello...