A cosa serve la Psicoterapia della Gestalt psicosociale?

Gli elementi psicopatologici, che emergono in seduta, sono elementi diagnostici che servono per costruire una “forma”, per dare un significato a ciò che sta avvenendo nel qui ed ora, ma non possono essere confusi con la realtà totale del paziente, quasi come se questi potesse essere identificato con un disturbo psicopatologico a se stante, avulso da qualsiasi campo relazionale.


La Gestalt Psicosociale, la metodologia elaborata da Maria Menditto che trova le sue radici nel modello della Psicoterapia della Gestalt di Erving e Miriam Polster, amplia anche questa prospettiva, sostenendo nella relazione terapeutica la connessione dell’esperienza attuale con la storia del paziente.


Il “qui ed ora” è il momento presente che si colloca tra un “prima” e un “dopo”. L’intera storia del paziente e della terapia è lo sfondo, dal quale emerge l’esperienza presente.
Accanto al rilievo dato all’esperienza e al qui ed ora, la Gestalt Psicosociale include la lettura del contesto: individuo ed ambiente formano una totalità indivisibile dal contesto storico, relazionale, sociale e culturale.
La sicurezza interiore e un sano senso di sé si costruiscono nella relazione. Acquisire una buona autostima significa apprendere a gestire l’autonomia nella relazione imparando, attraverso la conoscenza consapevole delle proprie modalità di contatto, i nostri stili di attaccamento (Menditto, 2004).


Il gradino che si riesce a salire, con la concezione della Gestalt Psicosociale, è quello di poter considerare rilevanti tutti i livelli dell’esperienza che l’individuo attua nel processo di contatto con l’ambiente. Questi sono il corporeo, il sensoriale, l’emotivo, l’immaginativo e il cognitivo verbale. L’obiettivo nel lavoro con gli individui è quello di facilitare la connessione e la flessibilità tra i vari livelli, per collocare l’esperienza nella sua identità globale e darle significato.
Attraverso un lavoro di focalizzazione e di amplificazione del livello in figura e di connessione con gli altri livelli, è possibile gestire consapevolmente la propria esistenza verso un’integrazione di un self che si dimostra sempre più multipolare.
Tra i padri della Psicoterapia della Gestalt, Joseph Zinker sviluppa il Ciclo dei Bisogni, che delinea le fasi attraverso le quali la persona, nel suo continuo contatto con l’ambiente, raggiunge il soddisfacimento dei propri bisogni. Le fasi sono: sensazione, consapevolezza, mobilizzazione dell’energia, azione, contatto, ritiro(Zinker, 1977).
Dopo il “sentire” indifferenziato, la persona riattiva la consapevolezza ed in modo deliberato si mobilizza verso il raggiungimento del proprio bisogno. La consapevolezza è alla base della buona qualità del contatto.
Alla capacità di incidere sull’ambiente e di soddisfare i propri bisogni la Gestalt Psicosociale ha premesso la capacità di stare nella relazione e di consolidare un chiaro senso di sé (Menditto,2004). In tale direzione ha introdotto il Ciclo di Relazione (Menditto e Rametta,2002) e il Ciclo di Esplorazione (Menditto, 2006).
Grazie alle ultime innovazioni di Erving Polster, la Gestalt Psicosociale ha introdotto nel proprio apparato teorico e metodologico il concetto di Connessione relativa a: 1)  momento dopo momento, 2) da evento a evento, 3) da persona a persona, 4) da self a self  (Polster, 2007).


La Gestalt Psicosociale ha sviluppato nuove riflessioni e nuovi modi di applicazione della consapevolezza.
Avere consapevolezza significa essere concentrati e presenti circa le proprie sensazioni, azioni, sentimenti, valori e giudizi, evidenziando la chiara differenza tra il funzionamento deliberato e quello spontaneo.
Per la Psicoterapia della Gestalt Psicosociale la consapevolezza è una funzione da utilizzare nella vita quotidiana per sviluppare comportamenti contestuali, propositivi e mirati.
L’attenzione alla consapevolezza attenua le ruminazioni sul passato e riduce l’ansia per il futuro.
La consapevolezza nell’ottica della Gestalt Psicosociale è una funzione quotidiana di orientamento del Sé all’interno della relazione, che ha come contesto il campo relazionale.
L’attenzione del terapeuta si focalizza dalla consapevolezza di per sé al continuum di consapevolezza, che nel suo fluire sotterraneo all’esperienza, ci guida in modo sensato e mirato. Il continuum di consapevolezza è la connessione del momento dopo momento (Polster, 2007), essa direziona i nostri sensi, le nostre emozioni, il nostro corpo, genera coinvolgimento, interesse e concentrazione in quello che stiamo facendo.
La connessione si interrompe quando la persona affievolisce la fiducia in se stesso, nell’altro o nell’ambiente. L’interruzione produce confusione, impasse, malessere. Questi ostacoli sono dovuti alla perdita dell’autostima e alla sfiducia circa le capacità personali di fronteggiare una difficoltà, un imprevisto o un trauma.

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