Malattia di Parkinson → Sintomi e psicoterapia della Gelstat

La malattia di Parkinson è una malattia neuro-psichiatrica cronica e degenerativa; l'approccio di sostegno al malato e alla sua famiglia evidenza la necessità di integrare diverse discipline come la neurologia, la psichiatria e la psicologia per poter offrire ai soggetti affetti da tale malattia ed ai suoi cari l'opportunità di appropriarsi di nuove soluzioni e risorse per affrontare i sintomi ed il dolore provocati da essa.

La vita è cambiamento, evoluzione, complessità, cerchiamo stabilità ma essa è costantemente un equilibrio che si perde e si ritrova donando novità e spessore alla nostra esistenza.
E' attraverso l'esperienza che ci possiamo permettere di accogliere ed assimilare la novità.
L'essere partecipi ed attivi nella propria vita, l'essere presenti a sé stessi accogliendo i cambiamenti può permetterci di sentire che che possiamo ancora scegliere, che possiamo ancora sentirci liberi nel rispetto dei nuovi confini che la malattia impone.

Il malato di Parkinson si trova a dover affrontare numerosi cambiamenti nel proprio modo di stare al mondo ed in relazione agli altri: i sintomi sono così evidenti che spesso tolgono spontaneità all'interazione, il malato si sente scrutato, osservato dagli altri, può provare un senso di vergogna o di inadeguatezza e pertanto tende ad isolarsi socialmente. Questo sovente contribuisce all'insorgere di una depressione secondaria alla malattia: il 47% dei soggetti affetti da Parkinson soffrono di depressione (Dooneief et al., 1992 ).
Si possono inoltre riscontrare vari disturbi cognitivi: difficoltà nella risoluzione di problemi e di formazione dei concetti, la capacità di giudizio è talvolta inficiata così come la fluidità verbale, la capacità di ragionamento non verbale e in certi casi anche alcuni aspetti della percezione del linguaggio.

La malattia di Parkinson non riguarda solo il soggetto colpito ma è l'intera famiglia a doversi riorganizzare: il coniuge, i figli ed altre persone care, si trovano a dover far fronte a cambiamenti importanti e profondi. La relazione tra i membri si modifica, le abitudini, la quotidianità vengono meno, i sintomi ed i farmaci divengono le nuove lancette che scandiscono il tempo e regolano i ritmi.
Oltre al malato quindi, anche i familiari si trovano a dover affrontare profondi cambiamenti nell'interazione con il loro caro: comprendere quelle che sono le sue nuove risorse e quelle che invece non gli appartengono più può permettere al famigliare di non frustrare i tentativi del malato di emergere con nuove modalità e può favorire un clima di aiuto e sostegno anziché il sostituirsi totalmente a lui. Il malato di Parkinson può ancora fare delle cose, certo non può più farle come un tempo, ma è importante che trovi modalità e strumenti nuovi per creare una diversa autonomia.
Allo stesso tempo il familiare stesso si troverà a confrontarsi con una persona totalmente diversa rispetto ad un tempo e questo modificherà profondamente anche la sua vita.

Il sostegno psicologico rivolto sia al malato che ai suoi familiari diviene così un'importante occasione per favorire:

 

  • lo sviluppo di risorse emotive, corporee e cognitive più attuali e funzionali,
  • l'elaborazione dei cambiamenti che stanno avvenendo senza sentirsi sopraffatti da essi,
  • la scoperta di nuove modalità di stare al mondo ed in relazione agli altri,
  • l'elaborazione di un nuovo universo di senso nella propria vita,
  • l'elaborazione di vissuti emotivamente difficili e profondi attraverso la parola,
  • l'insight attraverso esperienze ed esperimenti interattivi in gruppo opportunamente costruiti,
  • la riflessione sulla propria modalità di prendersi cura di se e dell'altro e sull'esperienza di essere accuditi,
  • una rinnovata modalità di interazione con i propri familiari,
  • la motivazione e la capacità di interagire e comunicare nuovamente con gli altri,
  • la condivisione della propria esperienza in un ambiente protetto e semi-strutturato come un gruppo condotto da un esperto,
  • un senso di comunione e condivisione dei vissuti emotivi delle proprie esperienze per non sentirsi soli e diversi.

Questo processo può avvenire in un clima di condivisione rispettoso e non giudicante.


Alla luce di questo il contesto di gruppo è particolarmente adatto in quanto permette ai partecipanti di uscire dalla propria solitudine: sovente la malattia spinge all'isolamento non solo la persona affetta da Parkinson ma anche l'intera famiglia.
L’esistenza umana non è solo un essere nel mondo ma anche, e soprattutto, un essere con gli altri.
Persino l'isolamento ha un'intenzionalità di contatto con l'altro: spesso cela in se un forte desiderio di relazione frustrato dal timore di essere ferito, rifiutato, non accettato. In solitudine il dolore ed il disagio si amplificano; la possibilità di condividere la propria esperienza personale, di raccontarsi, di ascoltare l'altro scoprendo un senso di comunione, offre la possibilità di appropriarsi di un nuovo universo di senso della propria vita.

La modalità relazionale che prende forma nel sostegno psicologico di gruppo ad approccio Gestaltico lascia spazio sia all'espressione verbale che a quella corporea dando fiducia all'organismo nella sua spontanea intenzionalità di contatto e nella sua naturale attitudine a trovare direzione nel mondo per incontrare la novità.
Fare questo in un gruppo permette di arricchire ulteriormente l'esperienza in quanto, l'incontro tra i diversi partecipanti permette all'individuo di confrontarsi con il diverso: è proprio l'incontro tra il me ed il non me che mi costringe ad inventare creativamente nuove risposte all'ambiente e muovermi verso il cambiamento (J. Zinker, 2002).
Il gruppo non è la semplice somma di individui ma in sistema unico, un'entità, una Gestalt la cui natura è superiore alla somma delle sue singole parti: questa Gestalt è data proprio dal contatto di ogni singolo elemento in quel momento, in quel luogo, con quelle energie che si attivano proprio grazie a quell'incontro.

Nei gruppi Gestaltici si opera secondo quattro principi base:

 

  • Viene data priorità all'esperienza attuale del gruppo
  • L'attenzione è posta al processo di sviluppo della consapevolezza nel gruppo
  • Viene sostenuto e sviluppato il contatto attivo tra i partecipanti
  • La modalità esperienziale egli esperimenti interattivi sono strumenti ampiamente utilizzati.

Nella modalità di conduzione del gruppo di tipo Gestaltica: i partecipanti vengono accompagnati in un processo di crescita, conoscenza e consapevolezza personale nel totale rispetto della propria individualità ed unicità.

Ogni essere umano può scoprire o ricontattare la propria attitudine spontanea ad un benessere psicofisico pur nella malattia.
In presenza di una malattia come il Parkinson il soggetto può essere accompagnato alla scoperta delle proprie nuove modalità di stare al mondo valorizzando le risorse emotive, corporee e cognitive a cui non ha ancora attinto.

“Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada” (Gibran).

Ogni goccia, ogni nostra risorsa ci permette di vivere in pieno la nostra esistenza. Non piangiamo in eterno per quelle perse, permettiamoci di vedere quante altre risorse ancora inutilizzate possono contribuire a rendere viva la nostra esistenza.


Bibliografia:


Dooneif G., Mirabello E, Bell K. et al. (1992). “An estimate of the incidence of depression in idiopathic Parkinson’s disease”, Archives of Neurology, 49, 493---498.

Cavaleri P., Lombardo G., “La comunicazione come competenza strategica”, Salvatore Sascia Editore, Roma, 2001.

Pezzoli G., Tesei S. (a cura di), “Guida alla malattia di Parkinson”, J. Medical Books Edizioni, Viareggio, 2000.

Polster E., Polster M., “Teoria della Gestalt integrata. Profili di teoria e pratica.”, Giuffrè editore, Milano, 1986.

Romano R.G. (a cura di), “Ciclo di vita e dinamiche educative nella società postmoderna”, Franco Angeli, Milano, 2004.

Zinker J., “Processi creativi in psicoterapia della Gestalt” a cura dell'Istituto di Gestalt H.C.C., Franco Angeli, Milano, 2002.

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