Il cervello è diviso in due parti, detti emisferi, destro e sinistro che presentano significative differenze funzionali: così come il linguaggio è l’aspetto caratterizzante della parte sinistra del cervello, la capacità di percepire in modo globale un quadro, una mappa, o un insieme di immagini, cogliere i rapporti presenti tra gli elementi che lo compongono è una tipica caratteristica dell’emisfero destro.
A livello generale si può affermare che l’emisfero sinistro del cervello è come un ingegnere che oltre ad essere specializzato nei processi linguistici, è maggiormente competente in quelli sequenziali e nella percezione e gestione degli eventi che si susseguono nel tempo, come ad esempio la concatenazione logica del pensiero; in altri termini la parte sinistra del cervello è maggiormente qualificato nella percezione della realtà analitica.
L’emisfero destro invece, è specializzato nell’elaborazione visiva e nella percezione delle immagini, nella loro organizzazione spaziale nell’interpretazione emotiva ed è definibile come analogico, circolare e intuitivo. Il “cervello poeta” ha la prerogativa della percezione globale e complessa degli stimoli esterni.
I due emisferi elaborano le informazioni in maniera indipendente e, tuttavia, funzionano in modo complementare. Sono specializzati, ma condividono e interpretano le informazioni, comunicando attraverso un grande fascio di fibre nervose: il corpo calloso.
Nel processo creativo, l’emisfero sinistro si sintonizza sui fatti, raccoglie le informazioni, le analizza. L’emisfero destro tende a fluire attorno alle idee, fa incubare le informazioni, a partire le libere associazioni, sviluppa le intuizioni.
Dobbiamo sottolineare che il mondo logico e razionale di pensare, proprio dell’Occidente è limitativo e impedisce di connetterci ad una fonte di conoscenza della realtà maggiore di quella a cui possiamo attingere con il semplice ragionamento. Da millenni in modo di pensare in Oriente è invece basato sul cosiddetto pensiero intuitivo, simbolico, circolare ed è in grado di intuire le interconnessioni esistenti nel nostro universo.
Quindi la differenza tra la modalità logica e analogica di pensare risiede nella considerazione che la prima è mediata, ha cioè bisogno di elementi per indurre una qualsiasi conoscenza, mentre la seconda è immediata ed intuitiva, e si basa sulle leggi di risonanza universale. È ciò che Jung definisce inconscio collettivo, un insieme immenso di conoscenze dove confluiscono tutte le esperienze della collettività della specie umana.
Paul Watzlawick, teorico della scuola di Palo Alto, in California, fu il primo ad aver dimostrato che il linguaggio psicoterapeutico è una prerogativa dell’emisfero destro in quanto si sviluppa attraverso il ricordo, l’immagine, l’emotività.
Nel setting terapeutico e in particolare quello psicoanalitico il paziente è indotto dal terapeuta ad una rievocazione del passato a cui si intreccia il linguaggio onirico che, attraverso la produzione di immagini, porta alla manifestazione dei contenuti inconsci. Inoltre, il codice paralinguistico e cinesico vanno a sostenere o a smentire quanto il paziente racconta, rappresentando ulteriori canali di comunicazione.
Entrambi gli emisferi sono quindi chiamati in causa nel lavoro psicoanalitico, ma esso fluirà nel migliore dei modi se il paziente rinuncerà, qualche volta, alla sua parte razionale che si manifesta nel controllo e nella difesa, per lasciare il posto alle emozioni che si sono legate agli avvenimenti della vita e che lentamente e pazientemente, trovano una loro soluzione proprio grazie all’uso della parola (a cui è deputato l’emisfero sinistro), ma anche attraverso quel particolare legame empatico (transfert) che si instaura tra paziente e terapeuta.
L’emisfero destro potrebbe essere il protagonista principale del lavoro psicoanalitico, perché intuitivo ed emotivo, mentre quello sinistro, più analitico, ci aiuta a precisare, a cogliere nelle sue sfaccettature ciò che l’immagine nella sua globalità ci ha fornito.
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