Psicoterapia di gruppo: quando e come funziona?
Riprendendo la metafora del viaggio, la psicoterapia di gruppo richiede l’attiva partecipazione dei pazienti affinchè con il terapeuta di gruppo si raggiungano esiti trasformativi equiparabili a quelli prodotti dalla collaborazione dei marinai, senza la quale nessun comandante riuscirebbe a muovere la sua imbarcazione.
A differenza del comandante, il terapeuta di gruppo interviene in modo non direttivo ma riflessivo e partecipativo, per attivare l’autonomia e stimolare le capacità del gruppo.
Essere dentro ad un gruppo permette di “smascherare“ i sintomi, di comprenderli anche grazie alla drammatizzazione del rapporto con l’altro.
Persone estroverse ed assertive, oppure ciniche e veementi, quelle noiose e ripetitive, persone ostinate nella loro chiusura e nel loro mutismo, quelle dedite alla rinuncia ed al sacrificio, nel microcosmo del gruppo imparano, non solo a conoscere le loro modalità relazionali e quali sia l’effetto che queste producono negli altri, ma quasi sempre, per la prima volta, ne comprendono le profonde ragioni del perché “ tocca essere o tocca reagire “ proprio in quel modo.
Psicoterapia psicoanalitica individuale: quando e come funziona?
La psicoterapia psicoanalitica individuale funziona ogni volta che terapeuta e paziente riescono a stabilire un’alleanza terapeutica sufficientemente buona.
Per questo è importante verificare, già dai primi colloqui, se esista la possibilità in tal senso e se la disponibilità di entrambi sia sufficiente garanzia di impegno e stabilità per il progetto di cura individuato.
La psicoterapia psicoanalitica, in genere, già dopo pochi mesi, riesce a diminuire l’effetto disturbante dei sintomi con cui il paziente giunge a chiedere aiuto.
Mi capita, durante i primi colloqui di riportare alle persone che a me si rivolgono, un famoso proverbio che recita: - in molti partono, in pochi arrivano… - per sottolineare come la remissione sintomatologica non indichi quasi mai il raggiungimento di un stabile obiettivo di cura.
Spesso, però, induce una parte delle persone che iniziano una psicoterapia ad abbandonare il percorso, mancando in loro una sufficiente motivazione (che si manifesta non poche volte attraverso la difficoltà economica…) all’esplorazione delle forze e dei significati con cui è stato costruito “ il proprio mondo di riferimento “.
“Arrivare in porto“, dunque, significa affrontare un viaggio alla ricerca di quei copioni disfunzionali appresi in genere nell’infanzia, che si ripetono nelle relazioni odierne, per poter procedere, alla luce della loro accettazione e comprensione, alla scelta responsabile di modelli di funzionamento più adatti alla nostra attuale esistenza.
Una domanda che spesso si rivolge ad un terapeuta con formazione psicoanalitica è quanto tempo duri una psicoterapia.
Difficilmente si può rispondere con precisione quantitativa, tuttavia in termini generali può essere utile un riferimento qualitativo su tre fasi costitutive delle psicoterapie di color che “ arrivano in porto “ :
- Una prima fase di costruzione dell’alleanza terapeutica tra i due attori della psicoterapia, che in genere produce una sostanziale diminuzione della sofferenza acuta con cui si arriva a chiedere aiuto.
- Una seconda fase di esplorazione dei copioni ripetitivi nelle nostre vicende relazionali ( affettive, lavorative, amicali, e non ultima anche quella tra il terapeuta ed il paziente…) e la ricerca di nuove ed adattive modalità con cui fronteggiare i problemi della vita quotidiana.
- Una terza fase di consolidamento delle personali capacità di comprensione e di problem solving, strutturata come acquisita ed aumentata capacità di avere la responsabilità di sè stessi.
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