Conoscenza e trattamento dei tic nervosi e balbuzie infantili
“Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume.“
Gregory Bateson
Questo breve articolo divulgativo, col desiderio che sia il primo di una serie, serve a porre luce su una categoria di disturbi umani assai fastidiosi e impattanti sull’identità e sull’espressività della persona che non “sembrano affatto soggetti al normale autocontrollo” della stessa, appunto i tic nervosi e la balbuzie. Per autocontrollo qui si intende quella normalissima attività cosciente e non volta a generare e modulare i comportamenti e le verbalizzazioni in relazione a voluti scopi adattivi. Sovente le persone che soffrono di tali disturbi tentano in tutti i modi di “controllare” i propri comportamenti senza rendersi sufficientemente consci del fatto che proprio un eccessivo autocontrollo, recepito anche da fonti specialistiche, determina detrimento delle performance. Comportarsi e parlare sono due fantastiche attività umane che necessitano di un’ampia e implicita libertà espressiva e quando su queste interviene un eccessivo autocontrollo, talvolta maniacale come in questo caso, sia alcuni comportamenti e/o sia le parole incontrano i loro inceppi, frammentandosi o automatizzandosi in modo importante e limitante per la persona.
Il trattamento comportamentale ivi proposto a grandi linee, non preclude la normale ed arricchente considerazione circa le ipotetiche ragioni del manifestarsi di tali disturbi. Tali disfunzioni, prediligo al riguardo considerarli comportamenti mancati e/o censurati, che cercano in termini vitali di manifestarsi ma che, per varie ragioni, oscure anche al soggetto stesso, non riescono a slanciarsi nel campo affettivo e relazionale della vita.
Ecco che dal mio punto di vista, avendo aiutato molti di questi bambini e le loro famiglie, desidero esplorare con voi, in una forma moderatamente pubblica, l’enorme campo di sviluppo che può derivare dal ragionare in termini meramente comportamentali circa la problematica in oggetto. Con ciò non si vuole assolutamente limitare la dignità di modelli psicologici che considero maggiormente interpretativi e/o filosofici ma che, per mia esperienza, non sono in grado di generare e propagare cambiamento al preciso livello logico della manifestazione disfunzionale che chiede di essere compresa e trattata.
Oltre ad occuparmi come psicologo di varie problematiche umane, ho sempre coltivato la mia antica passione nel trattamento di disturbi da tic e balbuzie in ambito prettamente infantile, indicativamente nell’età che va dagli otto ai dodici anni circa.
Il tutto nasce nel 1996, quando fresco di svariate esperienze formative specialistiche, mi trovo catapultato ad operare come psicologo supplente presso un servizio di neuropsichiatria infantile del nord Italia, all’interno del quale iniziai ad incontrare bambini con le loro famiglie alle prese con questa problematica per taluni molto impattante con la loro quotidianità. Ero veramente interessato e incuriosito da tali manifestazioni, che talvolta compromettevano massicciamente la sfera dell’identità e dell’autostima, a causa della forte inibizione e rischio di isolamento sociale che tali comportamenti disfunzionali inducevano nella persona.
Dopo svariate riflessioni, confronti con colleghi più esperti e tentativi terapeutici, sono riuscito a mettere a punto un protocollo che si è dimostrato estremamente valido nell’attenuare, e spesso risolvere, la “problematica espressiva” di tanti giovani pazienti.
Nel mio tentativo di qualificare tale metodica, sono arrivato a chiamarla “protocollo comportamentale terapeutico nelle manifestazioni da tic e balbuzie in ambito infantile”.
Esso si caratterizza per l’approccio estremamente pratico e si compone di varie fasi agite già al primo incontro, che mirano a condurre la persona ad un percorso il cui cambiamento, oltre che desiderato, è sovente vissuto come “inesorabile”.
Il modello teorico di riferimento attinge prevalentemente dalla psicologia sistemica e strategica, nonché dalla programmazione neurolinguistica e dal comportamentismo, branchie della filosofia psicologica che hanno largamente esplorato il mondo della comunicazione e dei comportamenti, sia a livello relazionale, sia personale.
La metodica si concentra principalmente e analiticamente sulla manifestazione prettamente comportamentale, ovvero sul “cosa e come fa a fare quello che fa”. Da li si interviene, necessariamente anche con moderate interpretazioni, finalizzate per dare alla persona quei significati che la motivino a praticare particolari esercizi, desensibilizzanti rispetto al/i tic o alternativo rispetto alla balbuzie, coerenti col problema comportamentale presentato.
In sintesi le seguenti fasi di lavoro:
- Approccio iniziale con il bambino e i suoi genitori. Occorre atteggiarsi con naturalezza, leggerezza e positività con il bambino e il genitore, mostrandosi autenticamente interessati e incuriositi. Il messaggio implicito è che possiamo fare molto “per aiutarti e risolvere la tua difficoltà”;
- Prendere atto del “comportamento disfunzionale”, chiedendo al bambino di riprodurlo con naturalezza. Investigare con attenzione e dettaglio sulle variabili personali e contestuali legate alla manifestazione del o dei tic e/o della balbuzie. Ciò veicola verso il bambino e nella sua famiglia percezioni di scientificità professionale in merito al disturbo presentato;
- Offrire al bimbo e alla madre descrizioni e spiegazioni circa la natura del problema. Ciò serve ad arricchire quella manifestazione di significati anche differenti da quelli solitamente patologizzanti e/o colpevolizzanti da parte dei genitori e bambino;
- Nel caso di tic nervosi, attivare l’esercizio di “prescrizione del sintomo” e sue spiegazioni e portarlo avanti, anche a più riprese, finché il bambino non lo farà suo. Ad esempio “se fai questo comportamento ripetitivo è perché probabilmente ne hai bisogno, non sappiamo come e perché, occorre pertanto che tu possa riprodurlo in modo organizzato, secondo un tempo e step definiti, etc.”.
- Nel caso di balbuzie attivare l’esercizio di “modificazione analogica circa il volume e la velocità verbale” e sue spiegazioni;
- Dire come fare l’esercizio a casa alla presenza serena della madre, accertandosi che venga ben compreso.
- Controllo, ricalibrazione dell’esercizio, nuove spiegazioni a motivazione del percorso;
- Chiusura del percorso e suggerimenti per il futuro.
Buone riflessioni
Giulio Grecchi
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Molto interessante la chiave di lettura usata per affrontare il comportamento problema e la sua risoluzione, con un approccio breve ma ben focalizzato sull'obiettivo. Mi mi piacerebbe approfondire l'argomento.
Morena Rossi il 06/09/2021
il Dott. Giulio Grecchi ha risposto al tuo commento:
A sua disposizione e con piacere, gg
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