Per famiglia multigenerazionale si intendono almeno tre generazioni della famiglia d’origine: genitori, nonni, bisnonni.
Quando si effettua la raccolta iniziale dei dati rispetto alla propria famiglia d’origine emergono emozioni e sentimenti che come dice Baldascini, “sono ponti relazionali tra noi e la nostra famiglia d’origine”. L’importanza di questi legami intergerazionali è dovuta al fatto che essi rappresentano la base dei rapporti attuali. I vissuti di una persona o nei rapporti di coppia o con i propri figli o con i propri amici o nei rapporti di lavoro o con se stessa, sono spesso tentativi di elaborare, rivedere, di dominare o cancellare antichi vissuti con la propria famiglia d’origine.
Quando si sente il bisogno di iniziare una psicoterapia avviene perché ci sono conflitti intrapsichici emersi dalle relazioni con le proprie famiglie d’origine che turbano l’animo. Capita molto spesso di confrontare le figure del presente con quelle del passato e di scoprire che alcuni tipi di comportamenti assunti da un nostro familiare, da noi spesso criticato, sono presenti anche nella persona con cui abbiamo scelto di condividere un futuro, ad esempio un nostro genitore aveva un atteggiamento squalificante con l’altro e nella nostra nuova famiglia avviene lo stesso.
Questo provoca una senso di impotenza perché rappresenta la consapevolezza di un circolo vizioso da cui è difficile uscire, nonostante i ripetuti tentativi di evitarlo. La resistenza al cambiamento è dovuta a una rigidità dei legami che bloccano l’individuo e la sua famiglia in una struttura predeterminata.
Il motivo per cui ciò accade è dovuto al fatto che tra un membro e la sua famiglia d’origine si è creato un legame di dipendenza da cui è difficile uscire perché ciò mantiene la stabilità del sistema familiare. Pensare ai legami di dipendenza come a dei poti relazionali può aiutare il paziente a capire come il loro rinforzo o la loro demolizione possa permettergli di modificare, sanare, demolire antiche configurazioni familiari e ripristinarne di altre più idonee alla sua crescita.
Lo psicoterapeuta ha la funzione di facilitare la costruzione di questi ponti e di aiutare il paziente quando questa costruzione non avviene correttamente. Portare avanti questo processo non è semplice, perché implica un turbamento di tutti gli equilibri e una forte resistenza del sistema a cambiare se non è coinvolto attivamente nel processo terapeutico; questo è il motivo per cui la durata della terapia familiare è più breve rispetto a quella individuale, perché è più semplice lavorare sinergicamente con tutta la famiglia, piuttosto che solo col paziente che a sua volta si confronta con i diversi membri della sua famiglia.
I risultati sono buoni in entrambi i casi se il paziente e la sua famiglia riescono assieme al terapeuta ad avviare un processo di cambiamento dove possono creare e percorrere nuove strade, utilizzando quelle che già funzionano correttamente e realizzando dei ponti quando quelle non buone bloccano il percorso.
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