Il disturbo identifica le persone che hanno un bisogno intenso di accumulare grandi quantità di oggetti, al di là di ogni razionale necessità per loro, ciò comporta che lo spazio disponibile nelle loro case e nei loro posti di lavoro viene gravemente compromesso. Chi soffre di questo disagio ha molta difficoltà sia a buttare le cose che a mettere ordine ed è costantemente costretto a giustificarsi per il caos con i parenti, amici o il partner. Vivere in questo modo compromette le regolari funzioni vitali e quella che sin dall’inizio poteva essere una semplice mania, diventa una ossessione che intrappola chi ne viene colpito e chi gli sta accanto.
Chi soffre di disposofobia ha la tendenza ad accumulare in eccesso abiti che non si usa più, ad ammucchiarli su armadi, sedie e persino sul letto, accumula carte e giornali dappertutto, oggetti utili e inutili e che finiscono per essere inutilizzati da tempo, può persino accumulare cibo sino a farlo scadere, senza riuscire a disfarsene. Queste persone inizialmente riempiono di oggetti i cassetti dei diversi mobili presenti in casa, sino ad arrivare ad occupare completamente alcune stanze, come anche il garage e l’ufficio, laddove è possibile.
La sensazione che prova chi soffre di disposofobia è che gli oggetti li aiutino a mantenere una sicurezza e un equilibrio senza il quale starebbero male, pertanto diventano schiavi delle cose senza rendersi conto del danno che questo li provoca. Chi accumula in modo compulsivo è eccessivamente coinvolto nei confronti delle cose, che percepisce come parte della propria vita e della propria storia, attribuendo agli oggetti una forte valenza emotiva, il solo pensiero di disfarsene provoca malessere, mentre pensare di tenerli, fa star bene, e favorisce l’accumulo. Sono stare riscontrate delle caratteristiche comuni tra le persone che soffrono di disposofobia: la difficoltà a lasciare andare il passato, l’essere insicuri, la presenza di tratti ossessivi, depressivi e ansiogeni.
Chi ha difficoltà a lasciare andare il passato, conserva continuamente gli oggetti che ricordano eventi e persone che non ci sono più, questo non fa che accrescere la difficoltà a separarsi e ad andare avanti. I ricordi restano parzialmente nella memoria perchè questa muta col tempo, e l’oggetto diventa un mezzo per non dimenticare. Solo se ci si da la possibilità di cambiare, possono entrare nuove cose nella vita di ciascuno che portano al rinnovamento, ma la paura più grossa del cambiamento è l’ignoto, che è identificato con l’incertezza, per questo è preferibile trattenere i vecchi ricordi piuttosto che affrontare la paura del cambiamento.
Chi si circonda di cose inutili, si illude di trovare un senso di identità e di appartenenza, attraverso gli oggetti, come se senza le cose si sentisse smarrito, è estremamente coinvolto nei confronti degli oggetti che possiede al punto di percepirli come parte della propria persona e della propria storia, per questo gli attribuisce un valore sentimentale o un’utilità futura che non gli permette di liberarsene.
Tutte queste giustificazioni favoriscono la tendenza all’accumulo e non colmano realmente la propria insicurezza interiore. Uscire da questo circuito, non è per niente semplice, sia perché spesso le persone che soffrono di questo disagio, non lo riconoscono come tale, sia perché è spesso associato ad altre forme di malessere, che ne riducono l’importanza. Solo assumendo la consapevolmente il proprio malessere, si può riuscire a chiedere aiuto per cercare una via d’uscita.
Una volta che si è assunta la consapevolezza di soffrire di disposofobia, la richiesta d’aiuto si articola su due livelli che occorre trattare parallelamente: da un lato si apprendono gradualmente delle tecniche, sotto forma di vari esercizi, che insegnano ad organizzarsi meglio, a prendere decisioni e liberarsi pian piano degli oggetti inutili, e a riconsiderare il proprio rapporto con gli oggetti vecchi, rotti o privi di valore; dall’altro lato occorre lavorare internamente sul cambiamento rispetto al passato, sul significato dato agli oggetti sino ad allora, sulla nuova idea di sé senza i vecchio oggetti, e sulla possibilità di lasciarli andare per poter dare spazio al nuovo.
E’ importante che i processi procedano parallelamente, chi non è pronto a cambiare internamente, potrà apparentemente disfarsi degli oggetti inutili, ma riprenderà ad accumularne altri se il meccanismo con cui ciò avviene, non è stato modificato.
Perché ciò avvenga, è necessario il sostegno di uno psicoterapeuta, che nelle fasi iniziali, può affiancare la persona anche nella fase di liberazione dagli oggetto, accompagnandolo in casa e aiutandolo a selezionare pian piano le cose da eliminare, quello che inizialmente sarà un atto difficile da compiere, si rivelerà liberatorio e da occasione per l’inizio di una nuova vita migliore.
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