La personalità può essere definita come un’organizzazione di modi di essere, di conoscere, di agire, di assicurare unità , coerenza, stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo con il mondo esterno. E’ dunque l’insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che nella loro integrazione costituiscono il nucleo irriducibile di ogni individuo e che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in cui si esprime e si trova ad operare. Lo studio della personalità è stato promosso da diverse teorie che hanno tentato di organizzare la conoscenza e la ricerca intorno a quell’insieme di tratti comportamentali che ne caratterizzano la complessità. In particolare, possiamo distinguere approcci che si sono occupati di analizzare sia lo sviluppo della personalità che la sua struttura. Il concetto di personalità acquista valore nella storia della psicologia a partire dagli anni ’30 quando vengono messi in discussione i concetti di “carattere” e “temperamento” utilizzati l’uno come sinonimo di personalità, l’altro per fare riferimento alle caratteristiche della personalità stessa.
Struttura e dinamica sono due poli entro i quali si esplica la disciplina. La prima fa riferimento a quegli elementi tipici dell’individualità, intesi ad agire rispetto al variare delle circostanze; lo studio della dinamica riguarda invece il funzionamento della personalità come sistema auto-regolatore capace di interagire con l’ambiente perseguendo mete nel rispetto di norme fissate autonomamente. Tutti questi processi portano alla costruzione del sé, all’esperienza di un’identità personale e alla messa in atto di strategie che assicurano la possibilità di adattarsi all’ambiente e di modificarlo in conformità della soddisfazione dei propri bisogni. E’ con Allport, Murray e Maslow che la psicologia della personalità attua il passaggio dello studio dei singoli processi e delle singole funzioni, come la percezione e l’apprendimento, a quello della personalità nella sua globalità, valorizzandone quindi aspetti cognitivi del suo sviluppo. La teoria di Allport raccolse, attraverso interviste ai suoi studenti, un enorme numero di termini utilizzabili, ed effettivamente utilizzati, come descrittori della personalità, per poi selezionare 7 tratti, all’interno dei quali sono distinguibili tratti cardinali, tratti centrali e tratti secondari. La teoria di Cattell, sullo studio della personalità, delinea, invece, due categorie: i tratti di superficie e i tratti di sorgente. La teoria di Eysenck, infine, presuppone un’organizzazione gerarchica dei comportamenti e delle attitudini individuali; i tipi che ne derivano emergono da diversi posizionamenti lungo tre dimensioni di “introversione/estroversione”, “evroticismo” e “psicoticismo”.
E’ con l’inizio degli anni ’80, con l’emancipazione delle varie psicologie, che gli interessi di studio vengono rivolti alle differenze individuali, ricerche su casi singoli e sulla storia di vita personale, tenendo conto della relazione tra individuo e ambiente. Persona e ambiente non solo si influenzano reciprocamente determinando una specifica condotta, ma questa stessa viene influenzata dagli esiti che essa comporta. Riguardo agli aspetti emotivi dello sviluppo della personalità, le concezioni di inspirazione psicoanalitica hanno posto al centro dell’attenzione la tematica del conflitto tra conscio ed inconscio, pulsioni, funzioni e strutture adattive, tra affetti, cognizione e comportamento. Nel corso del tempo viene sempre riconosciuta l’importanza delle prime esperienze e relazioni affettive determinanti nel segnare lo sviluppo della personalità. Per Freud, le pulsioni forniscono l’energia psichica di cui dispone la personalità. Il modello dell’apparato psichico che fa da sfondo alla teorizzazione della personalità è quello di un sistema “tensio-riduttivo” nel quale fluisce l’energia che deve essere scaricata per soddisfare bisogni dell’organismo in concorrenza tra di loro, tenendo conto delle limitate risorse offerte dall’ambiente. Le fasi orale, anale, fallica e genitale, corrispondono a diversi momenti dello sviluppo e dell’organizzazione pulsionale. Tali fasi traggono la loro denominazione dalle zone del corpo attraverso le quali è orientata principalmente la ricerca dell’appagamento pulsionale.La personalità si articola in tre strutture: Es, Io e Super-Io. L’Es è il serbatoio originario dell’energia dal quale prende avvio la differenziazione delle altre due istanze. L’Io si sviluppa in funzione della soddisfazione delle pulsioni in accordo alle esigenze della realtà. Il Super-Io si sviluppa in virtù dell’ interiorizzazione delle norme e dei valori tradizionali ereditati dalle figure parentali. Conscio e inconscio sono due proprietà dell’esperienza psichica che riflettono il diverso grado di accessibilità alla coscienza del funzionamento delle tre istanze psichiche. Mentre l’Es e il Super-Io si sottraggono alla coscienza, l’Io opera sia a livello conscio tramite la consapevolezza, che a livello inconscio, attraverso meccanismi di difesa. Dopo Freud, mentre gli psicologi dell’Io perseguono l’approfondimento dell’originario progetto freudiano, quelli delle relazioni oggettuali sottolineano l’importanza delle primissime esperienze infantili e delle caratteristiche relazionali di tali esperienze che fondano le radici del sé, dell’adattamento, della salute, della malattia. Melanine Klein colloca al centro dello sviluppo psichico le vicissitudini delle prime rappresentazioni mentali connesse all’esperienza dei propri bisogni instintuali nei confronti dell’ambiente esterno rappresentato dalle figure genitoriali ed in particolare da quella materna che gratifica il bambino nei suoi bisogni più essenziali. La madre è l’oggetto primario, che prende il posto dell’istinto stesso nella concezione di Freud. Una teoria dell’oggetto, dunque, centrata sulla complessità delle relazioni tra persone.
La personalità si struttura sulla base delle modalità particolari attraverso cui viene mediato il rapporto fra una realtà esterna ed interiore. A differenza di Freud, che da poco rilievo a quanto succede nei primi anni di vita, la Klein attribuisce un’importanza basilare alla relazione madre-bambino e alla figura materna quale termine di confronto per il superamento delle angosce persecutorie. La formazione dell’Io durante lo sviluppo viene spiegata in base all’interazione simultanea di due processi, la proiezione e l’introiezione. La prima espelle le immagini terrificanti sugli oggetti esterni rassicurando il soggetto, la seconda assimila ed incorpora gli oggetti . Il processo si compie non tanto all’insegna del piacere quanto a quella della distruzione. L’Io si costituisce in questo processo di costruzione interiore per cui gli oggetti reali, il padre, la madre e le persone dell’ambiente hanno un ruolo determinante nel permettere alla mente infantile nel miglior modo possibile di liberare gli oggetti immaginari dal loro aspetto terrifico. Occorre dunque una conciliazione fra mondo esterno e mondo interno, fra amore e odio, distruzione e riparazione. Dunque, la teoria delle relazioni integra l’approccio della psicoanalisi freudiana riguardo le teorie sullo sviluppo della personalità, ponendo un’enfasi maggiore sulle esperienze relazionali relative alla prima infanzia. La moderna psicoanalisi vede nella relazione del neonato con la madre, le fondamenta della personalità individuale. A livello professionale formulare un’ipotesi interpretativa sulla personalità del paziente è essenziale per comprendere le problematiche emotive, le risorse e le difficoltà, ma anche la capacità di collaborare ad un eventuale progetto terapeutico clinico.
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