La vera psicoanalisi è conoscenza di sé stessi, dove la guarigione è intesa come "sapere di sé", come illuminazione esistenziale, come realizzazione della propria essenza.
La psicoterapia come "psico-conoscenza" di sé diventa cosi relazione: lo psicoterapeuta si siede di fronte al paziente come un essere umano di fronte ad un altro essere umano, diventando "speleologi dell'anima"; e la psicoterapia si trasforma in un viaggio unico e irripetibile alla scoperta di sé.
La terapia, dice lo psicoanalista James Hillman, non è solo qualcosa che gli analisti fanno ai pazienti, ma anche un processo che si svolge in modo intermittente sulla nostra individuale esplorazione dell’anima, negli sforzi per capire le nostra complessità; nella misura in cui siamo impegnati a “fare anima”, siamo tutti, ininterrottamente, in terapia.Le parole di Aldo Carotenuto sul senso del percorso analitico:
“Il percorso analitico conduce attraverso il sentiero più oscuro, ai luoghi segreti della sofferenza, ti costringe a calarti negli abissi più profondi e bui del tuo essere. Cosi il senso dell’analista consiste nell’eliminare le ridondanze e i rumori di fondo che impediscono al paziente di udire la propria voce interiore. Ciò che il paziente chiede è di essere accolto nella propria totalità, di poter dare voce alle proprie emozioni senza remore o timore di essere giudicato.
L’arte terapeutica ha certamente quale punto di importanza focale la capacità di ascoltare l’altro, capacità che non si esaurisce nei contenuti delle parole del paziente, ma contempla anche la possibilità di guardare alle proprie verità nascoste, l’ascolto delle proprie voci interiori e delle risonanze che le parole del paziente suscitano nell’analista. Si crea una sintonia, un discorso sotterraneo tra analista e paziente, che è il discorso dell’inconscio, alle cui comunicazioni i due attingono per creare nuove risposte alla sofferenza.”
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