Sono patologie differenti in quanto mentre la rettocolite ulcerosa colpisce solo la mucosa del colon, la malattia di Crohn invece può colpire un qualsiasi punto dell'apparato digerente, dalla bocca all'ano, ed è una malattia molto più complessa e problematica. In Italia ci sono circa 200.000 malati affetti da queste malattie. In Campania i pazienti sono circa 15.000 di cui il 30-40% è colpito dalla malattia di Crohn, il restante dalla rettocolite ulcerosa. Purtroppo non è ancora stata trovata la causa che è di natura multifattoriale. Sicuramente c'è una predisposizione genetica, anche se la ricerca non è riuscita a identificare quali siano i geni che determinano la malattia. Vi sono poi fattori scatenanti legati a problemi infettivi, emotivi, ambientali che possono innescare l'infezione intestinale che risulterà cronica. Va sottolineato che anche chi ha la predisposizione alla malattia non è detto che la sviluppi. La sintomatologia è vasta ed è facile confondere sintomi banali come la diarrea ed i dolori addominali con altre patologie come il colon irritabile. L'andamento della malattia è benigno laddove si arrivi al più presto alla corretta diagnosi giacché si può evitare la stratificazione del danno nel tempo e quindi essa sarà più facilmente dominabile. Le complicanze possono richiedere un trattamento chirurgico ma la maggior parte dei pazienti, attraverso un'adeguata terapia medica e controlli periodici, raggiunge una buona gestione della patologia affrontando al meglio sia i periodi di remissione e che quelli di riacutizzazione. Le malattie croniche come il Morbo di Crohn hanno un importante impatto psicologico sull'individuo.
La necessità di cambiare i propri ritmi di vita per adeguarsi ad una nuova quotidianità indispensabile per la propria salute, obbliga l'individuo a fare i conti con i propri sentimenti di rabbia e tristezza che indubbiamente in prima battuta colpiscono il paziente. Chiaramente l'elaborazione del lutto “della vita libera dalla malattia” è indispensabile ed ovviamente impatta con la struttura della personalità dell'individuo, con la sua capacità di adattamento alla malattia e l'accettazione del nuovo corpo. L'adeguamento alla nuova situazione è un momento delicato che può essere agevolato da un opportuno supporto psicologico rivolto sia all'individuo che al contesto familiare in cui il malato si muove. Supportare il malato cronico è importante in considerazione della costruzione della nuova dimensione dell'identità personale (autostima, autoefficacia, immagine corporea). Il raggiungimento di questo nuovo equilibrio identitario favorirà l'aderenza ai piani di cura necessarie permettendogli di modificare i comportamenti a rischio e ad adottare le modalità più funzionali per gestire al meglio la malattia con la massima compliance con i trattamenti e le terapie indispensabili per il proprio benessere. Il caso di Francesca Francesca è una giovane donna di 26 anni, iscritta alla facoltà di Lettere classiche e moderne. Arriva da me in seguito ad una chiacchierata con una collega di università che le ha dato la spinta per intraprendere un percorso psicologico. Francesca si presenta molto provata dalle conseguenze della sua malattia, costellata da frequenti ospedalizzazioni e situazioni di sofferenza fisica che le hanno procurato un forte stress a livello emotivo. D'altro canto, il forte impegno profuso nello studio, la sua diligenza organizzativa, hanno acuito il suo stato d'ansia, riversandosi inevitabilmente sul suo stato di salute.
Praticamente come un cane che si morde la coda. Anche le ospedalizzazioni sono state vissute con terrore, in quanto, in periodo di covid, la ragazza non poteva essere assistita dalla madre, con la quale aveva stabilito un forte legame, all'interno dell'ospedale, da cui era riuscita anche ad allontanarsi, in preda ad una crisi di panico. Francesca è una ballerina diplomata ed ha perseguito questo suo obiettivo con molto sacrificio. Nonostante la malattia abbia rallentato, se non arrestato, per certi periodi, la disciplina artistica, lei continua ad allenarsi, nonostante le limitazioni dovute alle sue condizioni fisiche. Francesca parla molto della sua malattia, del dolore fisico, della paura di rimanere da sola in ospedale, del rapporto con il cibo, delle relazioni con gli altri, inficiate spesso dal suo sentirsi insicura e non all'altezza delle situazioni che vive. Abbiamo analizzato il rapporto con il proprio corpo che, nel corso della sua vita, è stato oggetto di derisione sia a scuola che a danza a causa di piccole imperfezioni che lei, data la fase adolescenziale, aveva ingigantito condizionandone la percezione e assumendo, pertanto, un atteggiamento severo, a tratti rigido, che le impediva di rilassarsi nei momenti di convivialità e di socializzazione. L'analisi si sta muovendo su due piani, uno di realtà dato dalle libere associazioni e l'altro onirico, attraverso il racconto dei sogni. Francesca ha dovuto fare i conti con le sue difficoltà reali e le sue paure che, a volte, sono totalmente paralizzanti, mentre altre lasciano spazio ad una maggiore fiducia nel portare avanti i suoi obiettivi, man mano che procediamo con la psicoterapia.
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