Come e perché e quando funziona la Psicoterapia
Molte persone ancora non sanno come funziona un percorso di psicoterapia o di counseling, non solo per la complessità dell’argomento e per le molte credenze distorte al riguardo, ma anche perché è soltanto da pochi anni che, almeno in Italia, si è diffusa la prassi del consenso informato, di cui si è iniziato a parlare nel 1948 con la Dichiarazione di Ginevra e che è entrato nel lessico legale negli U.S.A. soltanto nel 1957.
Credo perciò che sia importante far conoscere le modalità di funzionamento di un intervento di questo tipo, almeno per quanto possa servire a chi legge per decidere se in questo ambito può trovare l’aiuto adatto a se stesso.
Come funziona la psicoterapia?
Alla base della sua efficacia sta il presupposto che la personalità degli individui si formi da un’interazione fra il bagaglio genetico e l’esperienza che ciascuno fa nel momento in cui ancora la personalità non si è formata e le strutture mentali sono ancora molto plastiche, cioè nel periodo che va dall’infanzia alla fine dell’adolescenza.
In base a questo presupposto si sostiene che, se in seguito ad esperienze disfunzionali o dannose, un individuo non ha potuto svilupparsi liberamente e autenticamente, a contatto con una persona (lo psicoterapeuta), in grado di porsi esclusivamente in funzione della crescita dell’altro senza nessun’altra aspettativa e senza nessun bisogno personale (se non il pagamento della parcella), tale individuo ritroverà la strada per diventare veramente quello che è.
In generale la psicoterapia è l’intervento d’elezione nel caso in cui il disagio (in presenza o assenza di sintomatologia) sia pervasivo, duraturo e scarsamente o per niente flessibile e sia correlato a disfunzionalità intrapsichiche e interpersonali strutturate e complesse
Oltre ad una formazione basata sul “saper essere” in una sana relazione con l’altro, uno psicoterapeuta è anche formato sul piano del “saper fare”, cioè del saper utilizzare le tecniche a volte indispensabili per affrontare una sintomatologia cronicizzata. A questo riguardo si è aperto il dibattito, fra i differenti indirizzi psicoterapeutici, su quale siano le tecniche più efficaci, ma non è questa la sede per affrontare tale argomento. Quello che è importante dire, dal punto di vista di una psicoterapeuta integrata come me, è che dai tentativi di dimostrare il primato di un modello teorico-operativo rispetto agli altri si è passati (a partire dagli anni ‘80 negli USA) a mettere in evidenza ciò che di efficace risiede in ciascuno di essi. Viene così data rilevanza ai fattori comuni, che la ricerca empirica ha evidenziato come determinanti nella riuscita dell’intervento sia di Psicoterapia che di Counseling.
La più importante ricerca del secolo è stata effettuata nel ’95 dal Consumer Reports (Rivista dei consumatori statunitensi) su 4000 persone che “negli ultimi tre anni avessero avuto stress o altri problemi emotivi per cui avevano cercato aiuto da una qualsiasi delle seguenti categorie di persone: amici, parenti o un membro della chiesa; un professionista della salute mentale; il medico di famiglia; un gruppo di supporto”. Tra i risultati è emerso che: nessuna modalità specifica di psicoterapia ha funzionato meglio di un’altra per qualsiasi problema.
Fortunatamente il generale declino della lotta ideologica tra orientamenti differenti ha favorito il confronto tra le diverse teorie e modi di fare terapia e in questo ambito si è sviluppato un dibattito su quali siano i fattori che rendono efficace la psicoterapia. Le ricerche sui fattori comuni hanno preso il via dal riscontro dell’insostenibilità dell’efficacia assoluta di un trattamento rispetto a un altro, per cui l’attenzione si è orientata a quei processi di cambiamento che attraversano in modo trasversale tutti i modelli terapeutici. Il principale fattore comune risiede nella qualità della relazione, determinata dal clima di accoglienza e fiducia, dalla corrispondenza delle aspettative psicoterapeuta-cliente e dall’alleanza collaborativa motivazionale.
Ecco dunque che si fa strada il movimento per l’Integrazione
Come e perché e quando funziona il Counseling
Mentre la Psicoterapia interviene sulla psicopatologia e sui disturbi o le disfunzioni della personalità per curare sintomi e per ristrutturare la personalità e perciò ha una durata medio-lunga (da uno a molti anni), il Counseling interviene sulle crisi e rotture degli equilibri esistenziali che comunemente capitano durante il corso della vita, e per affrontare le quali in quel momento l’individuo sente di non avere risorse a disposizione. Si applica anche nel caso in cui ci sia la necessità sia di risolvere problemi specifici e prendere decisioni complesse (affrontare un cambiamento di lavoro, di residenza, una separazione, un lutto, ecc) ed ha una durata breve (circa dieci incontri). Può anche avere degli obiettivi psico-educativi, nel senso che può essere utilizzato per insegnare modalità che migliorano il modo di relazionarsi agli altri, nel caso in cui sia sufficiente apprendere modalità di comunicazione mai o poco praticate nel corso della vita.
Lo possiamo considerare un grande strumento preventivo perché, sviluppando la conoscenza di sé e delle relazioni e trasmettendo competenze comunicative e relazionali, consente alle persone l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di se stessi e degli altri e una maggior capacità di compiere scelte consapevoli e di avere un atteggiamento propositivo e responsabile rispetto alla propria vita. Il fine è dunque quello di fornire un insieme di abilità per aiutare le persone ad aiutarsi.
Il presupposto è che la persona debba soltanto essere aiutata a ritrovare le risorse che ha già a disposizione ma che momentaneamente ha smarrito di fronte a situazioni od ostacoli nuovi nel suo percorso di vita.
Funziona quando il cliente ha bisogno di ritrovare o sperimentare più consapevolmente ed efficacemente la capacità di aiutare se stesso, attraverso una migliore conoscenza di sé e delle risorse personali e sociali che ha a disposizione.
“il counselor può indicare le opzioni di cui il cliente dispone e aiutarlo a seguire quella che sceglierà. Il counselor può aiutare il cliente a esaminare dettagliatamente le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor […] lo scopo fondamentale è l’autonomia del cliente: che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere”( British Association for Conseling 1990)
Il Counseling è focalizzato sul concetto di salute, non più inteso come assenza di malattia, ma come sviluppo e promozione del benessere della persona; aiuta la persona nella scoperta del proprio potenziale promuovendo la sicurezza di sé e la sensazione di autoefficacia.
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A volte le persone non iniziano nessun tipo di percorso per il timore, talvolta inconsapevole, di scoprire qualcosa che le spaventerebbe o che sarebbe troppo doloroso approfondire. In questo caso, mi piace utilizzare la metafora dell’auto per spiegare che si può essere aiutati quanto e fin dove si decida, come quando andiamo dal meccanico e decidiamo quante riparazioni far fare alla nostra auto: seguire un percorso di psicoterapia significa decidere di fare una revisione completa dell’auto, riparando il motore e la carrozzeria; seguire un percorso di Counseling significa decidere di rimettere a posto soltanto quanto serve in quel momento per ripartire. Certamente, sarà compito del “meccanico” onesto informarvi su quali potranno essere i risultati del lavoro che gli chiedete, ma la libertà di decidere come “viaggiare” sarà sempre la vostra e il bravo “meccanico” la rispetterà.
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