Curare è una questione di amore. La domanda che il terapeuta deve imparare a porsi quando sta per iniziare un rapporto di cura è: sono disposto ad amare questo paziente? Una regola ferrea ma preziosa è questa: si devono prendere in cura pazienti che si sente di poter amare.
Allora, questa domanda poniamocela senza imbarazzo alcuno. Non si può curare bene l'altro se non si è disposti ad amarlo. Questo, cosa significa? E' compito di ciascuno trovare il modo di chiederselo.
Per alcuni significa desiderare di fare un pezzo di strada insieme, tendere al futuro, pensare che il paziente debba poter fare a meno di noi, e noi di lui, a condizione che, entrambi, riusciamo a camminare ciascuno con le proprie gambe. Significa non solo tornare a casa e pensare a quel paziente ma accettare che i pensieri rivolti a quel paziente ci sorprendano nei vari momenti della giornata, in tempi inaspettati.
La formazione personale del terapeuta mira a fornire gli strumenti per poter governare l'amore che il terapeuta sente di poter provare per quel paziente, così come sente di non poter provare per un altro paziente - senza che peraltro l'amore che sentiamo di non provare ci obblighi a provare ad amarlo, per poter curare... Che la relazione sia una questione, nella cura, di amore lo si coglie molto bene leggendo la formalizzazione che Bion fa del legame di transfert: L, H, K (positivi/negativi). Amore, Odio, Conoscenza.Lacan vi dedica un intero seminario, l'Ottavo, analizzando i Dialoghi di Paltone, e in particolare la relaizone omosessuale tra Socrate e Alcibiade.
Tornando a noi, è difficile chiedersi se siamo disposti ad amare quel paziente, e prenderlo in cura solo la risposta alla domanda sia positiva? Quanto del nostro retaggio affettivo siamo disposti a ritrovare nella relazione con il paziente? Metterci dell'amore significa giocarci l'esperienza dolorosa di una possibile perdita, dell'interruzione non controllata della relazione, quindi, l'abbandono - esperienza più frequente dal lato del terapueta, che da quella del paziente...
Credo che il terapeuta in formazione sbaglia perchè conosce poco come è fatto, lui, nelle questioni che riguardano l'amore, come è fatto lui personalmente. Da una parte, non lo sa. Dall'altra parte, come il paziente, non è facilmente disposto ad impararlo - anche se, indubbiamente, fa questo mestiere proprio perchè è interessato a saperlo.
Tuttavia, essendo oggetto di una conoscenza così preziosa, e ciò che è prezioso è ovviamente costellato di protezione, difese, fossati e trincee, più ci si avvicina alla cosa preziosa, più si rallenta - o meglio, ci si autorallenta... Proprio come, del resto, è quel che fa il paziente.
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