La schizofrenia è un disturbo psichiatrico le cui caratteristiche sintomatiche prevalenti sono una persistente alterazione del pensiero, della percezione e attenzione, del comportamento e dell'affettività, per un periodo superiore ai sei mesi, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona.
In termini tecnici i sintomi possono essere distinti in positivi e negativi. Per sintomi positivi si intende un eccesso o una distorsione di funzioni normali: deliri; allucinazioni visive e uditive, modo di parlare disorganizzato; comportamento disorganizzato.
Per sintomi negativi si intende una diminuzione o una perdita di funzioni normali: appiattimento dell'affettività; povertà di linguaggio; incapacità ad iniziare e a continuare attività finalizzate al raggiungimento di una meta.
Nonostante le numerose ricerche fatte sino ad ora per capire la causa di insorgenza di questa patologia, non è stato possibile riscontrarne una preponderante, ma una serie di concause tra fattori genetici, ambientali, familiari e sociali; oltre a ciò, l'assunzione di alcune droghe o farmaci sembra scatenarne o peggiorarne i sintomi. L’età di insorgenza generalmente avviene verso la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta.
L'esordio può essere improvviso, ma nella maggior parte dei casi vi è una fase che lo precede, in cui la persona mostra un certo rifiuto nello stare in mezzo agli altri, una perdita d'interesse nella scuola o nel lavoro, una tendenza a trascurare sia l'igiene che l'ordine, la presenza di scoppi di rabbia improvvisa e comportamenti insoliti. Questi segnali rappresentano i primi campanelli d'allarme per la famiglia, anche se spesso non vengono colti con la giusta attenzione.
La gestione della schizofrenia è molto complessa, perché richiede interventi integrati su diversi fronti:
a) programmi di cura e di riabilitazione psico-sociale;
b) un intervento farmacologico;
c) un intervento psicologico-riabilitativo individuale;
d) una psicoterapia familiare.
L’intervento familiare è fondamentale perché la famiglia rappresenta il contesto in cui una persona ha cominciato a star male, e quello con cui continuerà a restare in contatto, anche dopo aver iniziato e concluso un percorso terapeutico-riabilitativo. Per questa sua importanza il lavoro con la famiglia deve poter essere orientato su diversi fronti, come il mantenimento di abilità di base come la cura personale, lavarsi e vestirsi, l’acquisizione di una sana modalità comunicativa, la gestione di comportamenti problematici quali aggressività, autolesionismo, iperattività, stereotipie e il controllo del trattamento farmacologico del paziente.
Lo scopo principale di quest'intervento è quello di aiutare i familiari a prevenire eventuali ricadute, e di accrescere il livello di benessere all'interno della famiglia stessa. Gli studi fatti recentemente hanno permesso di riscontrare un caratteristica ricorrente, nelle famiglie con persone affette da schizofrenia, una “alta emotività espressa”.
Imparare a gestire questa emotività può aiutare a prevenire regressioni e riacutizzazioni della patologia. Secondo la terapia sistemico relazionale, la famiglia è come un sistema che si autogoverna, i cui componenti interagendo si influenzano reciprocamente.
Il sintomo che manifesta la persona schizofrenica viene inquadrato all’interno dell’ insieme di relazioni in cui si produce e viene riconosciuto ad essi una funzione precisa nel mantenimento dell’organizzazione familiare. Secondo l’ottica circolare, non è possibile individuare una causa e un effetto, che abbia dato origine alla patologia, ma un insieme di relazioni reciprocamente causali.
Attraverso la psicoterapia familiare si cercano di individuare le modalità comunicative e comportamentali disfunzionali sul sistema di regole e miti che determinano la sua organizzazione e funzionamento, così da fare in modo che i membri della famiglia possano creare nuove connessioni tra eventi e significati, e immaginare un nuovo sistema di significati da cui emergano comportamenti alternativi più funzionali.
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