Freud riteneva che il sogno fosse la via regia per l'inconscio, nel sogno, infatti, il sognatore può esprimere contenuti e desideri che la coscienza non permetterebbe di accettare, ne' tanto meno di realizzare. Attraverso la simbologia onirica,il sognatore non cade in conflitto con le sue opinioni e con i suoi valori perché il desiderio assume trasformazioni che ne occultano il significato. Il quadro onirico manifesto deve quindi essere interpretato per svelarne il contenuto celato dietro le deformazioni, operate dalla rimozione.
Nella condensazione il sogno, raggruppa più elementi o significati del mondo reale, in uno solo, Freud parla in questo caso di “agglutinazione” degli avvenimenti.
Connesso con la condensazione è il lavoro di spostamento, nel sogno compaiono falsi riferimenti a luoghi o a persone. Il lavoro di ingrandimento del sogno, consiste invece, nell'amplificare le dimensioni o l'intensità di qualche elemento della realtà. Lo studio della discrepanza tra contenuto latente e contenuto manifesto del sogno, ha occupato gran parte del lavoro di Freud sul sogno, egli distingueva tre gruppi di sogni:
Quelli sensati e comprensibili che si inseriscono perfettamente nella nostra vita psichica; Quelli che pur essendo coerenti in sé stessi, sorprendono perché non riusciamo a collocare questo significato nella nostra vita psichica; Infine ci sono i sogni che ci appaiono incoerenti, confusi e privi di senso, che sono la maggioranza dei prodotti del nostro sognare, questi ultimi sono quelli dove si manifesta maggiormente il fattore dello spostamento.
“Durante il lavoro onirico l'intensità psichica passa dai pensieri e dalle rappresentazioni cui spetta di diritto ad altri pensieri e rappresentazioni che a mio giudizio non possono pretendere a simile risalto. Nessun altro processo contribuisce tanto a celare il significato del sogno e a rendermi irriconoscibile la connessione esistente tra contenuto e pensieri del sogno”(Freud Opere vol.4). Il lavoro onirico comprende la comparazione del contenuto onirico manifesto con i contenuti onirici latenti, nella valutazione del lavoro onirico, secondo Freud è necessario ordinare gli elementi onirici in modo che questi si congiungano tra loro attraverso delle connessioni, così da dare ordine e creare una composizione onirica.
Successivamente, il terapeuta deve porre le domande giuste per definire le connessioni e renderle coscienti al sognatore, il quale può agevolare oppure ostacolare questo processo in proporzione alle sue resistenze. Non è possibile analizzare un sogno al di fuori del lavoro analitico, il sogno ne è parte integrante e il contributo del sognatore è indispensabile, inoltre, analizzare le resistenze, può essere il fattore decisivo dell'interpretazione di un sogno.
Prince introduce l'idea che il sogno esprima i suoi significati sotto forma di simboli, e che questi possono essere decifrati esplorando le precedenti esperienze mentali del sognatore. Egli però mette in discussione la teoria freudiana secondo la quale la fonte del sogno è un desiderio rimosso, ma Jung nel suo “Il meccanismo e l'interpretazione dei sogni” evidenzia i limiti del metodo di Prince, in quanto egli non considerando il controtranfert non riesce a interpretare correttamente i sogni dei suoi pazienti. Il contributo di Jung all'analisi dei sogni amplia e rende universale il lavoro cominciato da Freud.
Egli afferma che non esistono leggi formali univoche né esistono modi di comportamento regolare del sogno, per stabilire il significato di un sogno, egli ha messo a punto un procedimento che definisce “rilevamento del contesto”, ogni volta che emerge dal sogno qualcosa di particolare, si stabilisce attraverso le associazioni del paziente quale sfumatura di significato assume per lui quel particolare. Il risultato di questo metodo, spesso, è solo quello di rimandare ad altre associazioni, che però nel tempo si configurano di significato. Poiché il sogno è l'espressione più frequente della psiche inconscia, secondo Jung, è possibile ipotizzare che l'inconscio abbia una funzione autonoma, che si esprime spesso in contrasto con le intenzioni della coscienza. La più importante funzione del sogno, per Jung, è quella della compensazione, ovvero di bilanciare, equilibrare gli atteggiamenti della coscienza che si presentano abbastanza unilaterali, la funzione terapeutica dell'analisi del sogno, si comprende bene nella nevrosi, i sintomi nevrotici sono infatti derivati dalla mancata coincidenza tra coscienza e inconscio. Jung pensa che “la compensazione inconscia di uno stato nevrotico della coscienza contiene tutti gli elementi capaci di correggere efficacemente e fruttuosamente l'unilateralità della coscienza, quando questi elementi divengano coscienti, vale a dire siano intesi e integrati come realtà nella coscienza”4.
Nel suo saggio ”Psicologia dell'inconscio” (1917-1943) Jung descrive il sogno di una sua paziente evidenziando come solo col metodo sintetico, sia possibile cogliere il significato relativamente al soggetto che sogna, liberandolo dalla realtà oggettiva esterna. Ciò rende possibile riconoscere i contenuti espressi nel sogno come parti del soggetto, per poterli successivamente integrare nel soggetto. Il sogno usa un linguaggio simbolico ricco di condensazioni, crea metafore per spiegare le quali occorrerebbero fiumi di parole, che forse non sarebbero sufficienti. Il suo è un linguaggio analogico, la sintesi gli è affine, l'analisi stravolgerebbe la sua essenza.
Per questo Jung afferma che il sogno raffigura se stesso e ha una funzione compensatrice, perchè sottolinea il lato opposto e inespresso della personalità, al fine di conservare l'equilibrio. La compensazione va distinta dalla complementarietà, che ha solo una funzione di integrazione. Jung distingue “piccoli sogni”, che esauriscono il loro significato nella vita quotidiana, e “grandi sogni”che sono invece ricordati per tutta la vita, essi sono pregni di significato, e vi affiorano spesso immagini simboliche, sono questi i sogni di individuazione. Jung chiama questi sogni “archetipici”, perchè contengono degli elementi, gli archetipi, che appartengono a tutte le culture e a tutti i tempi, e di cui si sono ritrovate le tracce in tutta la storia dell'umanità.
Gli archetipi attingono direttamente all'inconscio collettivo, i sogni di questo tipo, esprimono un problema umano eterno che si ripete all'infinito, e non una perturbazione dell'equilibrio personale.
Si presentano in momenti particolari della vita dell'individuo, come la giovinezza, la pubertà e la mezza età e rappresentano le tappe del processo d'individuazione, inteso come la tensione dell'uomo verso la realizzazione della sua interezza, (il Sé) dove l'Io rappresenta solo una sua parziale manifestazione. Per la teoria della Gestalt, ogni elemento del sogno rappresenta un aspetto di se stessi, il sogno è un messaggio esistenziale, il cui scopo è l'integrazione delle parti proiettate dal sognatore. Dott.ssa Chiara Miranda Psicoterapeuta Gestalt analitica.
Bibliografia: C.G.Jung Psicologia dell'inconscio, in “Opere”, Bollati Boringhieri (1983) Umberto Galimberti “Le Garzantine” Psicologia Garzanti 2005; Whitman e Perera “Il linguaggio dei sogni” Astrolabio
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