I sogni sono un fenomeno studiato da sempre. La letteratura è ricca di testi che li affrontano, e nel corso dei secoli la loro interpretazione è sempre stata permeata di mistero e di fascino. I sogni stessi sono affascinanti, misteriosi, simbolici e a volte terrifici (in questo caso preferiamo parlare dei loro "parenti prossimi", cioè gli incubi).
Spesso, in terapia, chiedo agli assistiti se hanno qualche sogno da raccontarmi, oppure chiedo loro di tenere nota e portarli agli incontri successivi.
Non tutti i colleghi però condividono la pratica di trascrivere i sogni: lo stesso mio analista mi diceva che facevo un errore nello trascriverli, specie se prima della terapia, poiché si perdevano elementi utili alla stessa e si faceva "il gioco della rimozione". Mi spiego: secondo una visione psicoanalitica, il sogno è altro non è che una serie di contenuti vissuti, spesso disturbanti, durante la giornata elaborati in modo tale che non possano affiorare alla coscienza e fare in modo così di essere spostati in unarea dellinconscio ben protetti e impossibilitati così dal "far danni" per il resto della vita.
Tutti sogniamo. Ma questo meccanismo che crea il sogno - sempre secondo la teoria psicoanalitica - quando non funziona a dovere o i contenuti sono molto forti, fa svegliare la persona. La quale ricorda il sogno o parte di esso.
Il collega, quindi, diceva perciò che in terapia dovevamo affrontare "di petto" linconscio, andando a vedere di persona quali erano le emozioni o gli avvenimenti che ci avevano colpito. Quando arrivavo in seduta con la trascrizione del sogno, in pratica continuavo a fare il lavoro del meccanismo onirico, cioè "cacciare in profondità" levento disturbante. Cosa dovevo fare, quindi? Evitare la trascrizione cartacea e ripetere mentalmente il sogno. Col passare delle ore, questa ripetizione avrebbe sicuramente fatto perdere tanti particolari al sogno stesso, ma sarei arrivato in seduta con pochi elementi essenziali, e da lì avremo cominciato lanalisi per capire cosa ci fosse alla radice di tutto questo.
Tenete però sempre ben presente che i sogni rappresentano ancora un mistero per la scienza moderna, e non esiste tuttora una teoria che li spieghi e ci dica come mai avvengono. Freud, nel 1899, diede eco a questo fenomeno, ma non fu il primo, e non fu nemmeno lultimo. Importantissimo il suo contributo di iniziare a parlare di inconscio, termine comunque non di sua invenzione, tengo a precisare; questo termine, tuttavia, dovrebbe venir usato solo da chi conosce in Freud e la teoria psicoanalitica. Il condizionale è dobbligo, visto che il termine "inconscio" viene usato spesso e volentieri di sproposito e solo per "sentito dire". Se non si è avvezzi alle teorie enunciate dal neurologo viennese e i suoi discepoli, sarebbe più corretto usare il termine "inconsapevole" per identificare tutti quei processi cognitivi non direttamente accessibili alla o dalla consapevolezza, cioè dalla coscienza.
Torniamo però al titolo dello scritto: il sognario, o "taccuino dei sogni". È una pratica antica, e si tratta di scrivere e conservare i sogni di chi li fa. Lo scopo è quello di poterli decifrare e poter poi avere indicazioni utili nella vita di tutti i giorni. Sappiamo infatti che non esiste una sola tipologia di sogni: ci sono quelli anticipatori, ci sono quelli che richiamano episodi distorti in parte di avvenimenti accaduti durante la giornata, incubi, e via dicendo. Non sto qui a fare lelenco dei tipi di sogni, e rimando a testi monotematici in merito (la letteratura è davvero ricca).
Il sognarlo può però tornare molto utile alla nostra crescita personale, a prescindere se siamo seguiti da uno psicoterapeuta o meno. Attraverso la pratica della trascrizione dei sogni ci è possibile collegare episodi accaduti nelle ore passate cui non ci avevamo fatto caso, e poter così ricavare delle informazioni utili a problemi e pensieri che ci attanagliano in quel momento. Ma laspetto forse più importante del sognario, a parer mio, è che scrivendo e mettendo nero su bianco questi accadimenti, ci prendiamo cura di noi e diamo voce ad una parte di noi stessi che spesso non consideriamo.
Se condividete lidea di Freud, converrete nellesistenza di una parte in noi che rimane sempre nellombra ma che ci condiziona per tutta la vita, e fare luce sui messaggi che questa parte ci da vuol dire in primis accettarla. Se accetto e ascolto qualcuno, attraverso luso della razionalizzazione, faccio in modo che problemi o tensioni possano venir così risolti. Vi faccio un esempio: immaginate di programmare un viaggio in Islanda, terra di fuochi e di ghiacciai perenni. Immaginate che potreste arrivare a camminare sui bordi di un vulcano attivo: vi spaventa la cosa? Sinceri.
Se avete in testa unimmagine povera, fatta di un cono di terra alto alto, sulla cui cima vi è un pozzo infinito fatto di roccia bollente, rossa e viscosa, dove niente può sopravvivere nelle sue vicinanze, probabilmente avete unidea distorta sul cosa voglia dire "camminare sul bordo di un vulcano". Con unidea così difficilmente affrontereste quel viaggio. Ecco, questa è lemozione, questa è lidea grezza che va affrontata attraverso la razionalizzazione, luso della ragione. Usando questa parte di noi andremo a recuperare quante più informazioni in merito, dai canali che conosciamo (al giorno doggi quasi esclusivamente internet). Cosa ricaveremo, quindi?
Che sì, lIslanda è piena di vulcani attivi, ma non tutti sono pericolosi e molti di essi permettono di arrivare al cratere senza troppi pericoli e con percorsi molto brevi dai parcheggi dove si lascia lauto o la corriera. Pertanto, lesperienza di camminare sul bordo di un montagna viva, che trema e si agita, dalle cui fessure sul terreno emergono miasmi di gas sulfurei e calore, è fattibilissima. Vi invito a provare ciò che ho scritto.
Ad esperienza fatta, riconoscerete che cera unenorme differenza tra limmagine, povera, che avevate pensato allinizio e le immagini reali a fatto compiuto. Cosa avrete ricavato, quindi? La conoscenza di posti e panorami sconosciuti, tornerete a casa con la mente più aperta, perché da quel viaggio sicuramente apprezzerete meglio aspetti della vita quotidiana che date per scontato. Potreste anche innamorarvi davvero di quelle terre, e riconoscere che la vita che state facendo qui non vi soddisfa: potreste quindi davvero valutare lidea di trasferirvi là, o tornarci altre volte per chiarirvi ulteriormente le idee.
Non esiste però solo il punto di vista della psicoanalisi. Secondo i terapeuti che, come me, sposano la psicoterapia EMDR, i sogni sono strumenti che possono tornare utili perché attivano reti neurali di ricordi più o meno disfunzionali. Una volta che porto alla coscienza uno di questi ricordi, o frammenti di essi, si attiva un insieme di gruppi di neuroni che fanno a loro volta attivare altri collegamenti. Il terapeuta spesso ricorre alla pratica del "Floatback" per poter accedere ai ricordi dellassistito. Non sempre però questa tecnica permette di attivare le reti disfunzionali, e quindi si ricorrono ad altri stratagemmi terapeutici. Poter disporre di un sognario può quindi essere utile al percorso che state facendo. Se non siete in terapia, tuttavia, dare voce a una parte di voi espressa in modo criptico, simbolico, apparentemente senza senso, equivale ad ascoltare. Ascoltare voi stessi. Accettarvi per ciò che siete. Amarvi.
Linconscio fa paura, la nostra parte che fugge al controllo della coscienza, del Sé: attraverso il sognario impariamo a vedere come questa parte di noi ci parla, ci viene incontro. Riconosciamo come eravamo e cosa abbiamo provato qualche giorno fa, o settimane, o mesi. A distanza di tempo, quando riprenderete in mano quelle pagine, vi potreste accorgere che alcuni ricordi li avete ancora ben vivi tuttora: non spaventatevi. Non cercate una spiegazione che vi possa avviare ad un tormento fino a quando non arriverete ad una soluzione.
Accettatevi così come siete. Sembra una stupidaggine, un gesto di poco conto, ma non è così: accettare in modo incondizionato voi stessi è lessenza dellamore. Amando voi stessi vi verrà naturale amare chi vi sta vicino.
Nei racconti di sogni di mesi passati, potrà emergere quanto indifesi eravate in certi momenti, perché da quel sogno potranno emergere ricordi di situazioni particolari. E vi verrà naturale prendervi cura di quella parte di voi, vi verrà naturale consolarvi in quella sofferenza che avete passato, che solo voi potevate conoscere.
Se credete che quanto scritto sia frutto di nozioni studiate su testi e convegni, vi sbagliate. Dal 2018 registro periodicamente su supporto elettronico i miei sogni. Prima di allora era una pratica che facevo già, ma con meno regolarità. Di recente - poco meno di due settimane fa - mi è capitato tra le mani un taccuino fatto interamente in pelle e con pagine in cotone. 240 pagine che ti sembra di tornare indietro di secoli, quando i libri erano pergamene e i pennini le tastiere di oggi.
Ho deciso quindi di dare al mio inconscio un aspetto, una dimensione che più gli si avvicina - secondo il mio parere. Grezzo, non definito, intenso: caratteristiche di quel taccuino, perché le pagine di cotone pressato non hanno un bordo ben definito, la copertina è fatta di pelle vera, le cuciture che tengono insieme le pagine sono lacci odorosi fatti a loro volta di pellame. Non è facile poi scrivere su queste pagine senza righe, usando penne da calligrafia o normali stilografiche. Ma laspetto finale è incomparabile. I solchi vergati dei racconti onirici acquistano così un loro aspetto, una loro dimensione più prossima alla loro natura.
Freud sosteneva che i sogni usassero un modo diverso di espressione, dato dal "processo primario": è una modalità tipica del ragionamento di un bambino, dove le pulsioni devono venir esaudite subito, non fa collegamenti logici tra ciò che sente o vede, non è lineare in quel che fa. Crescendo, il bimbo diventa adulto, e questo processo viene accantonato grazie a nuovi strumenti di logica e razionalità dati dal "processo secondario". La scelta di tornare alle origini nel tenere memoria di questi sogni fatti anni fa ha rappresentato una sorta di riconciliazione con me stesso, un riconoscere ed accettare una parte di me, integrandola sempre più nel momento presente, nel qui e ora.
Risultato? Lunione fa la forza. Lamore unisce e quindi rinforza, ci fa gioire, ci fa apprezzare la vita nei suoi mille colori, profumi, suoni.
Dico poco?
Alla fine limpegno per creare un sognario è veramente minimo: a differenza del diario, esso può essere compilato senza scadenze giornaliere. Se non siete a casa, il sogno può essere trascritto temporaneamente su un post-it, un pezzetto di carta, un messaggio sul telefono, e poi copiato definitivamente dove avete deciso di raccoglierli. Non importa se deciderete di cambiare taccuino o formato, passare dal cartaceo allelettronico o viceversa, non importa se ci saranno mesi che non trascriverete nulla: limportante e lessenziale siete voi.
Siete voi: è il vostro racconto, è la vostra poesia, sono quei simboli e le immagini che riporterete su quella raccolta, digitale o brutalmente grezza e concreta come le pagine ingiallite di un libro vecchio di anni.
Il sognario è essere se stessi nella vostra totalità ed integrità.
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