In questo periodo stiamo tutti vivendo un’esperienza fuori dal normale, dopo la quale presumibilmente nulla sarà più come prima: la pandemia del Covid-19, implacabile “cigno nero” in grado di generare esponenzialmente altri “cigni neri”.
In molti si stanno chiedendo come sarà il mondo dopo il rientro dell’emergenza sanitaria. Naturalmente è difficile immaginarlo adesso, ma se è vero che tutte le situazioni problematiche portano con sé la possibilità di far emergere nuove risorse, proviamo a riflettere su quali siano le opportunità del momento.
Che cosa sta rappresentando questo evento per la collettività? Com’è la vita ai tempi del coronavirus?
Stiamo tutti sperimentando lo spaesamento di una situazione la cui cifra distintiva è l’incertezza. Il Covid-19 ha sbaragliato, come uno tsunami, le esistenze e i piani per il futuro di miliardi di persone, ha distrutto le sicurezze su cui molti sentivano di poter dormire sonni tranquilli: un lavoro sicuro, magari non amato, ma certo; le abitudini quotidiane, vissute a tratti come noiose, ma capaci di garantire un senso di integrità e prevedibilità del futuro.
Questa situazione ci fa confrontare forzatamente con l’imprevedibilità dell’esistenza, ma si rivela l’occasione per sviluppare e allenare la flessibilità e le abilità di gestione della crisi.
I media non perdono occasione per diffondere un messaggio importante: per fermare il contagio bisogna restare a casa ed evitare contatti diretti con le altre persone. Restare a casa ci offre la possibilità di trasformare l’immobilità in un contributo prezioso per la collettività. L’immobilità diventa azione sociale.
Si è creata, da un problema, la possibilità di condividere qualcosa insieme e lottare uniti per uscire il prima possibile dallo stato di emergenza.
Si lotta e ci si impegna per mantenere vivi i rapporti: si sostituisce il canale dell’incontro diretto con l’altro con la modalità virtuale. Anche la psicoterapia è stata dirottata su Skype e/o Whattsapp, con uno sforzo di scoperta delle potenzialità dei mezzi (umani e tecnologici) che nutrirà e rafforzerà sia la relazione terapeutica che il nostro rapporto con la tecnologia digitale.
Tante sono le cose che si danno generalmente per scontate: l’emergenza in atto rappresenta la possibilità di riscoprire il valore della libertà, del tempo, della normalità intesa come quotidianità, dei rapporti umani, della solidarietà, del denaro che in molte famiglie scarseggia, a causa della perdita del lavoro. Chi invece non ha problemi economici avrà la possibilità di riscoprire il risparmio, la frugalità e la semplicità di una vita privata dei consumi compulsivi.
La convivenza forzata con partner e figli può rappresentare un momento di pausa in cui riscoprirsi reciprocamente negli occhi dell’altro. Fare i compiti con i figli, preparare un dolce tutti insieme, guardare un film che metta d’accordo tutti, rispolverare un gioco da tavolo sono momenti di incontro che scarseggiano in una vita che si svolge in prevalenza fuori casa e a ritmi spesso frenetici.
La crisi pandemica rappresenta per gli introversi e le persone con temperamento depressivo una sorta di “riscatto”: la quarantena abolisce le differenze tra introversi ed estroversi, costringendo tutti a rinunciare ai riti sociali.
Chi è già abituato all’isolamento, alla permanenza prolungata nell’ambiente domestico si ritrova con una marcia in più e si percepisce più abile ed efficace nell’affrontare la quarantena rispetto a chi, non abituato al contatto con se stesso e allo star fermo, si sente un leone in gabbia.
Non ci sono solo opportunità, ma anche fattori di rischio. Emerge l’ansia e la paura del futuro, la difficoltà di gestire i tempi morti, di dare un senso al susseguirsi di giorni tutti uguali, la tristezza dell’isolamento fisico e psicologico che in alcune persone potrebbe creare una tendenza a estraniarsi e a fantasticare, perdendo i contatti con la realtà. Altri sintomi che potrebbero comparire sono difficoltà a prendere sonno, disturbi dell’alimentazione, irritabilità, umore disforico.
A questo proposito, è importante ricordare a tutti coloro che non riescono a ravvedere nella situazione attuale una fonte di opportunità, che si sentono schiacciati dall’isolamento, dalla paura del futuro o del contagio, dal dolore per la perdita di una persona cara a causa del covid-19, o che non stanno vivendo serenamente la convivenza con i familiari a causa di tensioni eccessive, che hanno il diritto di star male, che non sono sbagliati o malati per questo e che possono chiedere aiuto.
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